A Modena la questura non ferma la protesta

Sabato 4 febbraio si è svolta a Modena la manifestazione con lo striscione di apertura “Guerra alla guerra”, per i diritti dei richiedenti asilo e di tutti gli immigrati, contro la riapertura dei CIE, ma anche per denunciare l’attacco padronale-poliziesco contro il SI Cobas a Modena, culminato con l’arresto del coordinatore nazionale Aldo Milani. I partecipanti erano indignati per la campagna di diffamazione condotta dalla Questura mediante la diffusione di un video accompagnato da false “spiegazioni”, che cioè chi prendeva una busta da 5 mila euro da un padrone fosse un dirigente SI Cobas, mentre è un consulente dello stesso gruppo Levoni da cui riceveva il denaro. La falsa notizia, fatta rimbalzare su tutti i TG e i giornali, era tesa a screditare non solo le lotte del SI Cobas, ma quelle di tutto il sindacalismo di base, presentandole come il mezzo usato dai dirigenti sindacali per “estorcere” denaro alle imprese in cambio dell’ammorbidimento delle lotte.

Nonostante la manifestazione di Modena fosse stata comunicata con diversi giorni di anticipo, la Questura attendeva il pomeriggio di venerdì 3 per comunicare il divieto di manifestazione, che dopo essere passata per il centro della città avrebbe dovuto concludersi davanti alla Questura, l’artefice della maldestra operazione di diffamazione, adducendo motivi di “ordine pubblico”.

Ciononostante la manifestazione è stata molto partecipata, con la presenza di un migliaio di persone, in gran parte lavoratori della logistica e dei trasporti, compreso l’ADL Cobas, oltre che di centri sociali e gruppi solidali, anche se è mancata la partecipazione di diverse organizzazioni che abitualmente partecipano a queste iniziative, oltre che degli altri sindacati di base. Se prevalgono le logiche di parrocchia il rischio è che facciano tutti la fine dei polli di Renzo…

La polizia si è schierata utilizzando anche i furgoni in modo da impedire l’accesso al centro storico, e dopo un lungo braccio di ferro per definire un percorso che non relegasse il corteo lungo vie deserte, i manifestanti non cadevano nella trappola dell’alternativa scontro di inermi contro armati o umiliazione, e dopo un rapido dietro-front, il corteo si è diretto verso la stazione ferroviaria, occupando i binari per un breve periodo. Dopo il sopraggiungere in forze della polizia, che si sfogavano in una breve raffica di manganellate contro i manifestanti in uscita dalla stazione, il corteo marciava con gioia attraverso il centro storico che gli era stato vietato, tra la folla che circola il sabato sera: incidenti zero, a dimostrazione della pretestuosità del divieto della polizia, il cui intento era quello di impedire che si smascherassero di fronte alla popolazione le calunnie diffuse dalla Questura.

Quindi una manifestazione riuscita, anche se dobbiamo constatare che un’altra occasione è stata persa per fare un passo avanti verso la convergenza dei sindacati di lotta verso un sindacato di classe.