In tempi di crisi la coperta di Renzi è troppo corta

Svolta lavoro

Alla Nuova Inquisizione del PD e dei suoi servi non si risponde nelle urne, ma intensificando la lotta di classe!

Da alcuni mesi è in corso un’operazione su larga scala tesa a cancellare manu militari l’intero arcipelago delle lotte sociali e le loro avanguardie. Gli artefici, manco a dirlo, sono in primo luogo quelli che, ammantandosi della parola “democratico” con la stessa sfacciataggine con la quale fino a 20 anni fa continuavano a denominarsi “comunisti”, da oltre un anno occupano le due principali cariche istituzionali.
Il PD di Renzi e Napolitano sta perseguendo come mai prima d’ora l’obiettivo di plasmare gli assetti dello stato borghese per renderli funzionali ai tempi e ai ritmi di accumulazione imposti dalla BCE e dalla locomotiva tedesca su scala europea e dai grandi poli imperialisti (USA e Cina su tutti) su scala globale.
L’unica ricetta che i padroni conoscono per uscire dalla crisi è la guerra di classe contro il proletariato italiano ed europeo, e in questa guerra, come sempre, il capitale assolda lo Stato e i governi europei, nazionali e locali come suoi sicari e i mass media nel ruolo di fiancheggiatori e depistatori.
La chiusura di ogni spazio di agibilità sociale e sindacale, il controllo pervasivo di scuola, università e mezzi di informazione in chiave reazionaria, e in ultimo l’ondata repressiva cui assistiamo quotidianamente contro chiunque si opponga alle politiche di macelleria sociale sono l’esempio tangibile della volontà della classe dominante di cancellare e schiacciare ogni residuo di tutele e libertà “democratiche” che il movimento di classe ha saputo strappare con la lotta nel secolo scorso.

Tuttavia, che il potere da diversi mesi non dorma sonni tranquilli è dimostrato dalle continue turbolenze che sconquassano le istituzioni borghesi. Scandali, ruberie e complotti sono oramai pane quotidiano: sullo sfondo, il malcontento diffuso dei proletari e di larghi settori popolari, che pur non esprimendosi in forme di lotta organizzata, si traduce in un astensionismo passivo e rassegnato oppure va ad alimentare il serbatoio elettorale dei populisti del M5S.

Per uscire da questo vero e proprio “cul de sac”, i padroni sono stati costretti a defenestrare il grigio notabile Letta e puntare tutto sugli “effetti speciali” dello showman Renzi, rispolverando la figura dell’imbonitore “solo al comando” che per vent’anni ha fatto la fortuna del berlusconismo.

Ma a quanto pare, neanche la carta-Renzi riesce a funzionare più di tanto in tempi di crisi: la bufala degli 80 euro in busta paga, utilizzata come foglia di fico da PD e governo per coprire le sue vergogne, è un bluff che i lavoratori dipendenti ci mettono pochi secondi a scoprire, poiché quello che viene dato in busta paga il governo se lo riprende con gli interessi attraverso il taglio delle deduzioni per i familiari a carico e l’inasprimento di tasse e balzelli vari, a partire da TASI e addizionali Irpef…

L’unica misura certa per combattere la “crisi” per lo Stato resta quella del manganello, della criminalizzazione e del terrore.

Ne abbiamo prova ogni giorno: dalle cariche brutali ed indiscriminate al corteo dei movimenti per il diritto all’abitare dello scorso 12 aprile all’accusa di terrorismo posta a carico di quattro compagni del movimento No-Tav, passando per la criminalizzazione e le odiose misure cautelari contro i disoccupati organizzati di Napoli ed Acerra, fino ad arrivare alla nuova esclation di violenza scatenata contro i facchini Ikea di Piacenza dalla polizia al soldo del PD e del sistema delle cooperative (capitanato dal neoministro Poletti).

In questo quadro, non ci sorprende affatto che da un po’ di tempo a questa parte l’“attenzione” degli apparati repressivi statali sia particolarmente concentrata su Napoli, città da sempre epicentro della piaga capitalistica della disoccupazione, della precarietà e del lavoro nero e che per decenni ha anticipato quei processi di proletarizzazione ed impoverimento generalizzato che da qualche anno dilagano anche in tutte le metropoli del centro-nord; città che, proprio per queste sue peculiarità storiche, negli ultimi tempi è divenuta terreno di sperimentazione di forme diverse ed articolate di conflittualità metropolitana ed incompatibilità allo stato di cose presenti: lo stesso linciaggio mediatico messo in campo dalle istituzioni e dalla stampa all’indomani dei fatti dello scorso 3 maggio a Roma in occasione della finale di Coppa Italia, al di la della specificità del fenomeno “ultras”, trova la sua spiegazione politica nella frustrazione covata dallo stato borghese per non essere riuscito a normalizzare e neutralizzare il malessere e la rabbia diffusa nel proletariato e nel sottoproletariato partenopeo.

D’altronde, lo stesso sentimento di rabbia e di malessere sociale è alla base del processo di riappropriazione di spazi lasciati dalle istituzioni all’incuria e all’abbandono e la loro restituzione ad un uso sociale o abitativo da parte di numerosi attivisti e realtà di movimento, che negli ultimi mesi ha conosciuto a Napoli (come a Roma) una crescita esponenziale.

In una città che per vent’anni è stata saccheggiata dal sistema affaristico-clientelare noto come “bassolinismo”, un tale processo di riappropriazione e liberazione di spazi non poteva non incontrare la reazione di quelle lobbies legate agli interessi speculativi prodotti dal ventennio bassoliniano (in un mix pubblico-privato con tanto di supervisione della malavita organizzata) e tuttora operanti come metastasi sia nelle attività economiche sia a livello politico-istituzionale, il tutto ovviamente sotto la regia di un PD sempre più ansioso di ergersi ovunque al rango di Partito-Stato.
Così, mentre il sindaco De Magistris e la sua amministrazione tentano in maniera sempre più goffa di stare con un piede in due scarpe facendo seguire ai loro proclami roboanti il nulla più totale, nel giro di poco più di una settimana il Partito-Stato prima tenta il blitz militare contro un’occupazione di senzatetto a Materdei, poi prova per l’ennesima volta a riattivare la macchina del fango contro gli occupanti Villa Medusa a Bagnoli per mezzo di denunce e avvisi di comparizione presso le forze dell’ordine su mandato del presidente della X municipalità Giorgio De Francesco, burattino del PD locale che da anni è alla ricerca di affaristi e speculatori a cui svendere (o meglio, a cui regalare) sia Villa Medusa, sia l’intera Bagnoli.

Il fatto che per l’ennesima volta sia un nostro compagno ad essere colpito dalle intimidazioni ci conferma come in zona flegrea l’area comunista rivoluzionaria sia diventata una vera e propria ossessione per i PD e i suoi “soci in affari”… Di questo non possiamo certo fargliene una colpa, se è vero che da anni abbiamo chiarito la nostra linea di condotta: gli abusivi, a Bagnoli come a Napoli, a Roma come a Piacenza e in Val di Susa sono il PD e i suoi alleati di centro-destra e centro-sinistra.
Non ci sarà mai riscatto per i proletari dei nostri quartieri se prima non mandiamo a casa questi parassiti! Ogni luogo pubblico liberato deve diventare uno spazio di contropotere reale e un avamposto di lotta contro disoccupazione e devastazione ambientale, per un lavoro stabile e sicuro o un salario garantito a tutti i proletari.

Il voto non ti salva dalla crisi e dalla miseria
Boicotta il teatrino elettorale: il 24-25 maggio non votare!

Comunisti per l’Organizzazione di Classe
Laboratorio Politico Iskra