La buona scuola di Renzi: fabbrica al servizio del profitto

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Dopo mesi di annunci e chiacchiere giornalistiche, il 10 marzo il consiglio dei ministri ha messo a punto il disegno di legge sulla scuola. Torneremo sull’argomento dopo un esame attento del testo che dovrà essere presentato in Parlamento ma già si può dedurre da quanto riportato sulla stampa che tempi duri si profilano per i lavoratori della scuola e per gli studenti. Da quello che trapela dai resoconti giornalistici si comprende che il “nocciolo duro” della riforma consisterà in un abnorme potere conferito ai presidi che potranno assumere e licenziare a loro insindacabile giudizio, contornandosi di uno staff di ruffiani che avranno come compito quello di “giudicare” gli altri docenti. L’abolizione degli scatti di anzianità, prevista nel progetto iniziale, per ora sembra accantonata ma potrebbe riproporsi più avanti perché il governo vorrebbe una delega legislativa in materia di criteri di valutazione degli insegnanti. La tanto sbandierata assunzione di 150.000 precari si rivela una truffa: dei 150.000 ne salta un terzo e così si ottiene, con il più infame gioco delle tre carte sulla pelle dei lavoratori, l’assunzione di 100.000 insegnanti che attualmente già lavorano nella scuola e che verranno declassati a factotum tappabuchi lasciando definitivamente a casa tutti gli altri che anch’essi nella scuola già lavorano, per dirla in altre parole il governo copre con lustrini il vero e proprio “licenziamento di massa” di proporzioni inaudite ai danni di una parte dei docenti precari. Se questa è la sostanza, fa ridere l’elemosina di 500 euro annuali per acquisto libri, biglietti di teatro etc.: con tutto quello che l’amministrazione risparmia a non rinnovare i contratti, una mancia del genere sa di beffa finale.

Il personale ATA non viene neanche menzionato nella buona scuola: per Renzi e compari questi lavoratori sono “invisibili”, non fanno audience televisiva, anche se senza loro le scuole non potrebbero stare aperte neanche 2 minuti. Non tirino però un sospiro di sollievo questi lavoratori per la dimenticanza :quest’ultima è probabilmente il segnale che ai loro danni si sta preparando una torchiatura “epocale”.

Nemmeno gli studenti avranno da rallegrarsi anche se per Renzi è a loro che sono finalizzate le sue fatiche del governo: gli studenti di tecnici e professionali dovranno andare a fare gli schiavetti per “almeno“ 400 ore nel triennio (200 nei licei) nelle imprese o presso amministrazioni pubbliche, col rischio di sobbarcarsi il “tutor aziendale” agli esami di stato.

Di fronte a tale infamia ci sembra che l’unica cosa che ci si possa augurare sia una mobilitazione possente di chi la scuola la vive, insegnanti, personale ATA e studenti per fare rimangiare al governo il suo progetto. E’ in questa prospettiva che pubblichiamo il seguente comunicato che speriamo possa essere il preludio a una mobilitazione di massa efficace e non frammentaria.

Appello ai sindacati di base per la proclamazione di uno sciopero unitario della scuola

Alle dirigenze locali e nazionali dei sindacati di base
USB, CUB, Cobas, Unicobas, SLAICobas, USI-AIT

La scuola italiana sta vivendo una delle pagine peggiori della storia repubblicana. Se il piano della “Buona scuola” di Renzi diventerà legge assisteremo infatti alla definitiva realizzazione del processo di aziendalizzazione del sistema d’istruzione statale (presidi manager, scatti legati al “merito”, gerarchizzazione del corpo docente, stage e apprendistato gratuiti per gli studenti, abolizione degli organi collegiali) e alla condanna alla disoccupazione per migliaia di lavoratori precari delle graduatorie ad esaurimento e delle graduatorie d’istituto che il Governo vuole eliminare dopo aver assunto, forse, poche migliaia di precari. Di fronte alla gravità della situazione è assolutamente necessario rispondere con una mobilitazione forte e unitaria di tutte le componenti della scuola per dire no al piano della “Buona scuola”, chiedere l’assunzione immediata e senza condizioni di tutti i lavoratori precari della scuola, il ritiro dei tagli Gelmini e il reale rifinanziamento della scuola statale.

Per questo facciamo appello a tutti i sindacati di base affinché si uniscano nell’aprire una stagione di dura lotta nelle scuole e organizzino, superando le divisioni, un tavolo intersindacale con i lavoratori, gli studenti e tutte le realtà coinvolte per indire al più presto uno sciopero della scuola unitario.

Non c’è più tempo da perdere, ne va del futuro della scuola, ma solo uniti possiamo batterli.

Coordinamento Lavoratori della scuola “3 ottobre” – Milano
CoordinamentoControLaBuonaScuolaTorino