La crisi politica italiana si avvita su se’ stessa… e dal cilindro rispunta Mario Monti!

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Ad un mese dalle elezioni politiche, che hanno da subito resa manifesta l’impossibilità per la borghesia italiana di produrre un governo stabile, ecco che con un “inedito tipo di esplorazione”, Giorgio Napolitano rimette in sella il governo Monti, sonoramente bastonato alle urne.
In prima battuta, il presidente della repubblica ha dovuto “concedere” a Bersani il primo giro di valzer. Seppur di poco, e seppur parzialmente, la sua coalizione era pur sempre risultata la prima arrivata nella tornata elettorale di febbraio. Napolitano si è però premunito che Bersani dovesse marciare su il sentiero stretto della “chiara maggioranza parlamentare”, mandandolo così a sbattere il muso nel muro dei “veti incrociati” di Grillo e Berlusconi.
Trascorsa così la settimana delle consultazioni del candidato premier senza esito alcuno, Napolitano si è trovato davanti ad un bivio: o le dimissioni prima della scadenza del suo mandato (tra un mese e mezzo), con l’ incognita di un vuoto politico; oppure “il colpo del presidente”, sponsorizzato direttamente dalla BCE nella figura di Mario Draghi (“Presidente, non lasci il timone. I mercati non capirebbero!”) e, sembra, dallo stesso governo tedesco.
Infatti, negli ultimi tempi, il ministro delle Finanze di Berlino Wolfang Shauble, per ammissione del suo collega olandese Jeroen Dijsselbloem, avrebbe preso atto che, in Italia, sommando i voti del Centro-destra e quelli del M5S, si sarebbe di fatto prodotta una maggioranza anti-europea.
Dunque, altro che eventuale “aiuto” della BCE alle disastrate finanze italiane! L’Italia dovrebbe “arrangiarsi da sola”, varando patrimoniali sulla falsariga di quella cipriota!

Questo “pericolo” ha praticamente ridato vigore e rivitalizzato l’asse Napolitano-Monti, se non altro come momentanea “decantazione” dell’impasse tra schieramenti.
Napolitano, tra l’altro, non ha potuto giocare neppure l’arma dello scioglimento anticipato delle Camere, essendo in pieno “semestre bianco”, cioè nel periodo terminale del suo mandato. Cosa che, dicono con disappunto i commentatori dei gionali più accreditati, risulta “incomprensibile” ai mercati internazionali…
Ecco allora spuntare fuori il coniglio dal cilindro. Tanto per dare l’ennesima dimostrazione sia dell’ipocrisia della democrazia borghese, sia della sua notevole “adattabilità” a gestire, anche con escamotage “tecnici”, momenti di crisi politica anche acuta delle classi dominanti.

Essendo il governo Monti dimissionario ma non sfiduciato dal parlamento – argomenta Napolitano – esso può continuare ad espletare le sue funzioni, rispondendo ad esigenze di urgenza sull’economia “d’intesa con la U.E.”! Più chiaro di così!
A questa riconferma “semipresidenzialista”, Napolitano aggiunge la decisione di nominare un gruppo di dieci “saggi” (giuristi, commis di Stato, banchieri, e pure un Ministro in carica) i quali dovrebbero formulare, da martedì 2 aprile, una serie di proposte istituzionali ed economiche in grado di far approdare ad un nuovo governo, DOPO l’elezione del prossimo inquilino del Quirinale. Alla faccia della “libera volontà del popolo sovrano”!
Come si vede ancora una volta, le elezioni sono sostanzialmente una indagine di mercato della classe dominante; per decidere -pur con attriti e contraddizioni di ogni tipo- quale combinazione governativa debba continuare a fare i suoi interessi.
Con tanto di Costituzione alla mano signori! Seppur ormai si pone da tempo il problema di “rivederla” per adeguarla, appunto, ai “mercati”…

DA MONTI, IL MONTI-BIS, AL “GOVERNO DI SCOPO” O “DEL PRESIDENTE”.
E non è escluso che, “forzando” la linea europeista in parlamento, la legislatura possa continuare per tutto il 2013 con un “governo di larghe intese” de facto: “svuotando” il Centro-destra dell’ipoteca del berlusconismo (c’è già fronda interna contro i “traditori” della loro sponda che si sarebbero prestati al gioco di Napolitano); il M5S dagli aut-aut di Grillo (si punta sullo sfarinamento dei suoi neofiti parlamentari); il PD dal “bersanismo” (a favore dello scalpitante e “trasversale” sindaco di Firenze Matteo Renzi?).

Questo avviene: e cioè che lo schieramento arrivato quarto alle urne (la Lista Civica di Monti), nei fatti ribalta l’esito delle elezioni sotto l’ala protettiva di un semipresidenzialismo non dichiarato da parte di un 87enne presidente uscente, al quale si chiedono pure “gli straordinari”, e cioè la proroga del mandato!
Aspetti e contraddizioni di una democrazia putrescente, che non “tiene” i ritmi della crisi che investe gli imperialismi continentali.

Che cosa ci attende nell’immediato futuro -”governicchi” o “governissimi” che siano – lo possiamo già intravedere.
Sul terreno istituzionale la riforma elettorale. Devono mettere mano al meccanismo, che è autobloccante. Anche se da solo non può risolvere questioni che sono in primo luogo frutto della stratificazione di classe, della distribuzione della ricchezza sociale, della dialettica tra frazioni borghesi, anche territoriale.
Sul terreno economico le questioni le conosciamo: pagamenti dei debiti della P.A. alle imprese; completamento della riforma del mercato del lavoro (la Fornero non è stata abbastanza “cattiva”); ristrutturazione della spesa pubblica (la “delizia” di altri tagli ai servizi sociali).
E Monti, su questo, è allenatissimo: rapido, efficiente, chirurgico… ed a rischio zero!

Le associazioni imprenditoriali hanno spinto al pagamento degli arretrati dalla P.A. pena la canna del gas per altre migliaia di aziende. Un primo provvedimento in merito dovrebbe stanziare 20 miliardi di euro nel secondo semestre 2013, ed altri 20 l’anno venturo.
Un problema sarà quanto le banche vorranno a loro volta mettere le mani su questo “tesoretto”. Un altro, il fatto che: “ i 20 miliardi previsti per la seconda metà dell’anno porteranno il Deficit al 2,9%, appena sotto il tetto massimo del Patto di Stabilità. Insomma, il nuovo governo, una volta insediato, scoprirà che letteralmente non ha una lira da spendere. A meno di introdurre nuove tasse.” (Massimo Corsaro, FdI, “Corriere della Sera” 31/03/’13)

Qualcuno ha voluto paragonare le vicende italiane di questi giorni al “Regeerakkoord” olandese, il governo di “grande coalizione” sorto appunto in Olanda nell’ottobre scorso tra i due partiti arrivati appaiati dalle urne: il VvD (liberali de Centro-destra) e il PvdA (laburisti di Centro-sinistra, dopo 78 giorni di impasse. Anche qui l’”accelerazione” è stata il vincolo europeo, ma perlomeno partendo dalle due formazioni arrivate testa a testa (26% dei voti il VvD, 24,8% il PvdA), le quali hanno espresso rispettivamente il primo ministro ed il suo vice. Non secondario, lo notiamo tra le righe, l’attestarsi al 10,1% dell’ultrapopulista “Partito per la Libertà” di Geert Wilders (= via dall’euro e deportazione degli immigrati musulmani…).
Al punto che questa “Regeerakkoord” olandese prevede: 1) “risparmi” per 16.000 euro; 2) aumento dei salari minimi dello 0,2%, a fronte della diminuzione di quelli massimi dello 0,6%; 3) l’età pensionabile a 67 anni nel 2021; 4) misure sulla casa, con interventi sulle rate dei mutui; 5) “investimenti” di 105 milioni l’anno extra per le forze di polizia; 6) espulsioni più veloci per gli immigrati… Non c’è che dire, proprio un bel programma di “unità nazionale”! Dove si considerano anche le istanze “concorrenziali” del non invitato “Partito per la Libertà”!

Il ricompattamento da “Unità Nazionale” avviene mettendo insieme tutte le porcherie borghesi: di “destra” e di “sinistra”. Sarà così anche da noi. Lo è già stato nel passato alla fine degli anni ’70 del secolo scorso. Lo sarà ancor di più ed a maggior ragione in questo periodo; dove le classi dominanti scatenano una guerra INTERNA per poter sostenere quella ESTERNA: di competizione, di spartizione, di rapina. Dove domina una folle paura di essere travolti dalla crisi, di perdere terreno, di farsi “scavalcare” dai concorrenti.

Basti pensare alla vergognosa vicenda dei due marò. Il tira e molla sulla giudicabilità di questi due “fucilieri di Marina”, degni figli della storica vigliaccheria del nostro imperialismo. Si sfiora l’incidente diplomatico con l’emergente potenza indiana per… la vendita di qualche elicottero da guerra! E le dimissioni del Ministro degli Esteri, il suo scontro con il suo collega della Difesa, le cincischiate “giustificazioni” di Monti, appena lo si tira fuori dal mestiere che meglio sa svolgere: quello del vampiro della Finanza.
Uno spettacolo nauseante. E non certo per l’”onorabilità nazionale”, che buttiamo con sommo piacere nella spazzatura della storia.
Ma per il fatto che queste cose, tutte queste cose, saranno scagliate addosso ai proletari.
I quali, per il momento non sono ahimè attrezzati a rispondere in modo adeguato. Da classe contro classe. Da classe che, sola, potrebbe turbare i sogni di una borghesia che esiste solo a discapito della vita di tutto il genere umano, e di tutto il pianeta.

Compito dei comunisti è partire da questa constatazione e produrre forza politica organizzata.

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