Lampedusa: una vergogna quotidiana

Lampedusa - disinfestazione

Ha suscitato molta impressione il video girato al Centro di Accoglienza di Lampedusa che ritrae immigrati, nudi, in fila come bestie in allevamento o come prigionieri di un lager, innaffiati col disinfettante per la cura e la prevenzione della scabbia. Una malattia che da molti viene contratta nella permanenza al centro.
Ora che il filmato, girato da uno degli “ospiti” del centro, è finito in televisione, si sono moltiplicate le reazioni indignate: la Lega Coop ha chiesto la rimozione dei dirigenti della Cooperativa “Lampedusa Accoglienza” (la loro associata che gestisce il centro), il ministro degli Interni Angelino Alfano ne ha annullato l’appalto di gestione, la sua collega agli Esteri Emma Bonino ha definito “orripilanti” le immagini del video, la Commissaria europea per gli Affari Interni Cecilia Malmstron ha minacciato il blocco degli aiuti europei all’Italia per la gestione dei flussi migratori, l’Alto commissariato Onu per i diritti umani chiede la punizione dei responsabili, il Presidente Napolitano – che come ministro degli Interni del Governo Prodi fu padre della legge che istituiva i CPT – parla di “episodi inammissibili”.
C’è una gara a mostrare la propria indignazione; si lavora per trovare un capro espiatorio che permetta di gestire un'”emergenza mediatica” in cui tutti devono allontanare da sé ogni sospetto di responsabilità.

Tanta indignazione è farcita di ipocrisia: periodicamente emerge quanto siano intollerabili le condizioni di vita degli “ospiti” dei CIE; tutti – a partire dai responsabili delle istituzioni – sanno quanto sia sovraffollato il Centro di prima accoglienza di Lampedusa, dove i migranti dovrebbero stazionare per non più di 48 ore e dove in realtà c’è chi vi risiede da due mesi, dove sono 250 posti letto per oltre 500 migranti, in prevalenza provenienti da Siria ed Eritrea, nazioni insanguinate anche per la cinica politica estera italiana.
Ciò che oggi indigna è una “non-notizia”, perché è stato reso noto ciò che già tutti sapevano.

Secondo il Rapporto ISMU sulle Migrazioni 2013, quello dell’immigrazione in Italia è un fenomeno in rallentamento, con un numero di permessi di soggiorno rilasciati nel 2012 dimezzato (67 mila) rispetto al 2011 e con anzi 200 mila migranti che nello scorso anno sono tornati ai paesi d’origine.
Nonostante questo l’Italia è impreparata ad affrontare il fenomeno, almeno per quanto riguarda gli sbarchi: si aspettava 3 mila arrivi, che sono diventati 40 mila.

In queste condizioni, è inevitabile che non solo nei CIE – veri e propri campi di detenzione – ma anche nei Centri di Primo Soccorso e Accoglienza – dove in teoria il migrante dovrebbe essere soccorso e curato – la dignità umana venga calpestata. Lo stato italiano ha speso per questi campi e per quelli per i rifugiati oltre un miliardo fra il 2005 e il 2011, ma non sufficienti a garantire condizioni di permanenza civili. Ha invece alimentato un sistema detentivo che assorbe risorse e schiaccia i migranti.
Ciò che si è visto a Lampedusa non è quindi il risultato di un singolo errore o un abuso isolato: è una parte di una vergogna quotidiana, conseguenza scontata di una legislazione repressiva che spinge l’immigrazione nell’illegalità e trasforma un fenomeno naturale e inevitabile come le migrazioni in un’emergenza umanitaria.
E’ il risultato di leggi criminali ideate per tenere sotto ricatto continuo i lavoratori stranieri ed impedire loro di organizzarsi per rivendicare dei diritti.

Ma anche in queste condizioni, i proletari immigrati hanno saputo alzare la testa: ad esempio, nelle cooperative della logistica sono sempre più numerosi quelli che sfidano la repressione dei capi e dello stato borghese per difendersi dallo sfruttamento più bieco. La loro lotta è una difesa per tutta la classe lavoratrice, perché il peggioramento delle condizioni di lavoro di una parte della classe prima o poi si estende a tutti i lavoratori, mentre le conquiste di alcuni di loro sono una difesa e uno stimolo per tutti gli altri.
L’indignazione sincera dei lavoratori – cosa diversa dall’indignazione ipocrita dei ministri – deve diventare unità fra proletari italiani e stranieri per combattere quel sistema economico che produce repressione, sfruttamento e degrado umano.

 

Combat – Comunisti per l’Organizzazione di Classe

 

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