Omaggio a Bernardo Vàsquez Sànchez

La sera del 15 marzo scorso in un’imboscata tesa da due uomini armati a San José del Progreso (regione delle Valles Centrales dello Stato di Oaxaca, Messico), veniva ucciso Bernardo Vásquez Sánchez, dirigente del Consejo de Pueblos Unidos en Defensa del Valle de Ocotlàn (CPUVO). Bernardo, ultimo di una lunga serie di militanti assassinati da sicari al soldo delle imprese estrattive, era uno dei principali oppositori della miniera “La Trinidad”, di proprietà dell’impresa Cuzcatlán, che fa capo alla canadese Fortuna Silve.

L’espansione delle imprese minerarie canadesi in Messico

L’impresa estrattiva Fortuna Silver ha iniziato a fine 2011 l’attività nella miniera San Josè (Oaxaca), dove prevede la produzione annuale di 1,77 milioni di once d’argento e 16mila d’oro. Bernardo, a nome del CPUVO, da tempo denunciava le gravi conseguenze per la popolazione causate dalla contaminazione delle acque con cianuro e mercurio.

Canada, espansione mineraria a sud

Se è nel 1994, con l’entrata in vigore del Nafta (l’Accordo per il libero scambio tra Canada, Usa, Messico), che si è spianata la strada all’accaparramento delle ricche risorse messicane da parte delle imprese nordamericane, soprattutto canadesi, la denuncia del fenomeno ha cominciato ad assumere consistenza e largo respiro solo un quindicennio dopo.
Nel luglio 2009 il quotidiano “La Jornada” dedicava un primo articolo dedicato allo sfruttamento minerario in Messico da parte delle imprese canadesi.1
L’attenzione verso la presenza delle imprese minerarie canadesi in Messico, tra l’altro, si focalizzava in un periodo particolare; infatti in quella stessa estate era all’ordine del giorno la questione “Visa”, ovvero veniva denunciato che, mentre da un lato le imprese minerarie canadesi ottenevano con facilità i permessi per operare sul territorio messicano, dall’altro veniva imposta una netta chiusura, da parte delle autorità migratorie canadesi, all’arrivo di cittadini messicani, tramite forti restrizioni alla concessione dei visti (Visa) … e l’influenza suina c’entrava poco o nulla.
Le autorizzazioni minerarie concesse dalle autorità messicane, incentivate da un regime fiscale più che favorevole, hanno aperto la strada alle esplorazioni e le conseguenti aperture delle micidiali miniere a cielo aperto. Tale tipologia di impianti provoca danni enormi all ’ecosistema, soprat tut to per l’inquinamento delle acque con sostanze cariche di residui velenosi delle lavorazioni, la necessità di utilizzo di grandi quantità d’acqua col conseguente esaur imento del la r isorsa e prosciugamento delle falde, l’emissione di polveri nell’aria, l’allargamento della superficie lavorata (in genere a cerchi concentrici di raggio sempre maggiore), danni che permangono anche in caso di cessazione delle attività. L’apertura di queste miniere in America del Nord (Canada, Usa), sarebbe praticamente impossibile perché vincolata a fortissime restrizioni. Ma quello che non si riesce ad ottenere nei paesi della foglia d’acero e delle stelle a strisce è invece a portata di mano per i ricchi giacimenti dell’America Latina. Basta scendere solo fino al Messico, dove si ottiene con facilità una concessione mineraria e si può approfittare di regimi fiscali decisamente privilegiati.2 Ne derivano gli immancabili episodi di corruzione delle autorità locali e non, minacce alle popolazioni residenti nelle vicinanze ed ai sindacalisti del Sindicato Minero. Spesso, come nel caso di San José, l’insediamento degli impianti si accompagna alla comparsa di gruppi armati che minacciano oppositori, contadini che non accettano le offerte di denaro per abbandonare i terreni coltivati ed esponenti dei coordinamenti e comitati di Resistenza. L’avvio dell’attività estrattiva porta enormi profitti alle compagnie, mentre per le popolazioni locali la situazione precipita. Lo stesso dicasi per i lavoratori, sottoposti a ritmi massacranti spesso in assenza di regole.

La miniera messicana

Nel 2010 il Messico ha prodotto 79,4 t d’oro (11° produttore mondiale3), 4.411 t d’argento (1° produttore mondiale), 270.136 t di rame (12° produttore mondiale), 570 mila t di zinco, 192.062 t di piombo, 10.849 t di molibdeno. La produzione mineraria-metallurgica messicana ha raggiunto la cifra record di 15.474 milioni di dollari, superando per la prima volta il settore turistico. Molto forte ed in ascesa la presenza delle imprese canadesi. Gli esempi sono numerosi, ne citiamo solo alcuni: la Agnico Eagle Mines Ltd controlla l’estrazione d’oro della miniera “Pinos Altos” (131mila once, Chiuahua); la Gammon Gold controlla la miniera Ocampo (103 mila once, Chiuahua) e quella di “El Cubo” (Guanajuato), poi chiusa a seguito di una lotta dei minatori protrattasi per 8 mesi; quella di oro e argento di Dolores è d i p r o p r i e tà della Canada Minefinders Corporation Ltd (51mila once, Chiuahua); la compagnia Great Panther opera in Durango e Guanajuato dove nel 2008 ha estratto oro (6.300 once), argento (1,2 milioni di once), piombo (876 t) e zinco (1074 t); la miniera d’oro El Chanate (Sonora) è di Capital Gold; la miniera di “El Castillo” è di proprietà di Argonaut Gold (51mila once, Durango); le miniere Cozamín (Zacatecas) sono di proprietà di Capstone Mining Corp y Zacualpan (Mexico); Impact Silver Corp Endeavour estrae oro e argento a Bolañitos (Guanajuato) e 1,8 milioni di once d’argento nella miniera Guanaceví (Durango); Capstone Mining Corp. Estrae rame a “Cozamin” (16.117 t, Zacatecas). L’industria estrattiva e siderurgica è il perno portante dell’economia canadese. Nel 2011, delle 100 principali imprese minerarie del mondo 16 sono canadesi; il Canada è superato solo dalla Cina, che ne ha 18.4.
Nel 2009 il 46,2% delle attività minerarie canadesi all’estero (ECMA) si concentravano in Cile, USA, Messico. Il peso maggiore era in quest’ultimo paese dove operavano 185 aziende canadesi con un capitale stimato in 18,3 miliardi dollari; gli investimenti canadesi in Messico per l’estrazione di oro ed
argento tra il 2006 ed il secondo trimestre del 2009 sono valutati in 258,3 milioni di dollari. Nel 2010 la presenza canadese è salita a 210 imprese presenti in 26 Stati su un totale di 279 imprese minerarie straniere. Le migliaia di concessioni minerarie (50 anni, rinnovabili), significano l’occupazione di un territorio di 52 milioni di ettari.5 È stato calcolato che in un decennio di potere del Partito (PAN) cui appartengono gli ultimi due presidenti, le imprese minerarie messicane ma soprattutto canadesi hanno estratto più oro ed argento dei Conquistadores spagnoli in tre secoli.

Goldcorp Inc, la corsa all’oro

Nel 2009 la Cámara Minera de México (Camimex) segnalava che nell’anno precedente la miniera d’oro Los Filos (Guerrero) aveva estratto 213.600 once (oltre 6 t); El Sauzal (Chihuahua) 274.100 once (8,5 t); con le 86.700 once di Tayoltita e le 20mila del neonato proyecto Peñasquito (Zacatecas), la Goldcorp Inc di Vancouver, proprietaria di queste quattro entità, è diventata la maggior produttrice d’oro in Messico: 567.400 once, il 36% di tutto l’oro estratto nel paese. La crescita è proseguita inarrestabile: due anni dopo (2010) Goldcorp estraeva 648.000 once; nel 2011 è arrivata a 691.000 once, ovvero il 30% della produzione (2,5milioni) di tutto il continente americano. Nel frattempo la valutazione del prezioso metallo volava alle stelle, un’oncia d’oro ha raggiunto, nel 2011, i 1.670 dollari, il che significa un aumento del 70% rispetto al 2009 e di sette volte rispetto al 2000.
Il vice presidente di Goldcorp México, García, ha dichiarato che il potenziale estrattivo del Paese è enorme, essendo stato esplorato meno di 1/3 del territorio messicano. Solo per Peñasquito, appena due anni dopo la prima barra d’oro ottenuta dalla lisciviazione del minerale ossidato,6 e Camino Royo (a 50 km di distanza), è stato individuato un grosso filone d’oro e viene ipotizzato uno sviluppo impressionante da 500mila once/anno, tant’è che Goldcorp investirà in Messico 85 dei 400 milioni di dollari investiti a livello mondiale. Goldcorp oltre che in Messico e Canada (Eleonor, in Quebec), è presente in grandi progetti in Sud America, in particolare Cerro Negro (Argentina) e Morro (Cile).

Lotte dei minatori e difesa dell’ambiente

I minatori in Messico sono da tempo una delle categorie più colpite dalla repressione. La direzione del Sindicato de Trabajadores Mineros, Metalúrgicos y Similares de la República Mexicana è stata oggetto di un attacco (armato) portato da sindacalisti corrotti in combutta con le imprese, proprio nei giorni dell’incidente di Pasta de Conchos.7
Il dirigente del sindacato Napoleón Gómez Urrutia è stato costretto all’esilio, l’organizzazione da anni denuncia aggressioni, omicidi, torture verso i propri attivisti, ed ha ottenuto l’appoggio e la solidarietà degli organismi sindacali di Usa e Canada quali Steelworkers, AFL-CIO, Congresso del Lavoro del Canada, delle Federazioni Internazionali Lavoratori dell’industria Metallurgica, Chimica, Elettrica, Mineraria, oltre che della Confederazione Internazionale dei Sindacati. Tra le vertenze che vedono coinvolti i minatori va segnalata quella di Cananea, i cui giacimenti di oro e argento vennero scoperti dai Gesuiti già alla fine dell’800. Cananea, passata alla storia per la durissima lotta del 1899, oggi è una delle miniere di rame a cielo aperto più grandi al mondo, e vede i minatori contrapporsi periodicamente a polizia e paramilitari; la miniera venne privatizzata ed assegnata ad un gruppo messicano il cui padrone Larrea, lo stesso proprietario di Pasta de Conchos, è il secondo uomo più ricco del Messico.
Il settore minerario-metallurgico messicano impiega ben 283.800 lavoratori (rapporto Camimex 2010); dal 2006 ad oggi nelle miniere messicane si sono registrati più di 200 scioperi. Le concessioni minerarie nel Paese sono più di 25mila, lo Stato che ne registra di più è Sonora (4213). Cresce e si rafforza in vari stati il coordinamento tra le lotte di opposizione ai disastri ambientali provocati dall’attività estrattiva; in tal senso si è costituita la Red Mexicana de Afectados por la Minería (REMA). A Chicomuselo (Chiapas) come a Caballo Blanco (Veracruz), San José del Progreso (Oaxaca), in Guerrero, Chiuahua, Sonora, Baja California, la REMA porta avanti le sue denunce appoggiata da organizzazioni canadesi facenti capo a varie confessioni religiose, che denunciano le violazioni delle imprese canadesi in Messico, Papua Nuova Guinea, Guatemala.8
Più di un membro della REMA ha pagato con la vita la propria attività, ucciso da sicari spesso rimasti impuniti; tra questi, nel 2009, è caduto Mariano Abarca di Chicomuselo, che si opponeva alla miniera d’oro ed antimonio gestita dalla canadese Blackfire. Tra i più noti conflitti minerari messicani vi è senz’altro quello di San Xavier (San Luis Potosí), storica miniera che si trova nella montagna denominata Cerro de San Pedro. Chiusa nel 1950, quando “dava 7 grammi d’oro per ogni tonnellata di roccia”, a causa dell’abbattimento della domanda, ha ripreso l’attività alla fine degli anni ’90 sotto il controllo della Metallica Resources, facente capo alla canadese New Gold. Questa miniera a cielo aperto (oggi 14 volte meno produttiva rispetto a mezzo secolo fa) è stata oggetto di uno scontro più che decennale a causa delle devastazioni nel pueblo di San Pedro, dove si registrano altissime concentrazioni di cianuro usato per la lisciviazione e mercurio, con le conseguenti esalazioni tossiche e contaminazione delle falde acquifere; 25 tonnellate di esplosivo al giorno, che hanno disintegrato la montagna, venivano impiegate in un’area con grande presenza di templi e monumenti; mentre dilagavano morte e malattie tra minatori e residenti, l’impresa godeva dell’appoggio istituzionale federale e statale, di quello dell’esercito e … della benedizione vescovile. Dopo 11 anni gli oppositori della miniera, raggruppati nel Frente Ámplio Opositor, hanno vinto l’ennesima causa legale per la cessazione degli scavi. San Xavier è divenuta il simbolo della Resistenza allo sfruttamento umano e naturale, accompagnata da posizioni “nazionaliste” decisamente ostili alle imprese originarie del paese con la foglia d’acero. Anche qui un leader del movimento di opposizione, Óscar Loredo, ha pagato con la vita, caduto crivellato dai colpi dei sicari. Dalla miniera di San José vengono estratte ogni anno 5 milioni di once di argento; il costo di produzione per ogni oncia è di 7,40 dollari, la stessa viene rivenduta a 32, 20 dollari, inoltre va tenuto conto che spesso le imprese r isparmiano sul lo smal t imento dell’imponente quantità di detriti scavati, accumulati senza tener conto delle conseguenze per falde, torrenti e suolo.

Questo è un primo sguardo ad un’attività, quella estrattiva, che vede investite enormi somme di capitale e dove i già consistenti margini di profitto per le imprese sono in crescita. Meritano un’attenzione particolare i conflitti sociali che stanno esplodendo, in America Latina come altrove. Affinché il sacrificio di militanti come Bernardo – che ha pagato con la vita la difesa della terra dei suoi avi – non sia vano, occorre che le battaglie per difendere ambiente e salute assumano una netta caratterizzazione di classe: a fianco dei lavoratori sfruttati, contro il profitto, contro il capitale.

[da ‘PagineMarxiste’ n°30 maggio ’12]

NOTE
1. Mineras de Canadá en Mexico: poca inversión, grandes utilidades, “La Jornada”, 18 luglio 2009
2. Viene pagata una cifra poco più che simbolica per ettaro sfruttato (dai 5 agli 111 pesos), senza correlazione con la quantità di minerale estratto. Vedi Minera, 500 años de saqueo, «La Jornada», supplemento speciale del 14 novembre 2011
3. Il principale produttore d’oro del 2010 è la Cina (345 t), seguita da Australia (255 t), USA (235 t), Russia (190 t), Sudafrica (190 t), Perù (170 t), Indonesia (120 t), Ghana (100 t).
4. Dossier 2011 dell’Association Minière du Canada
5. Dirección General de Minas, cit. in Francisco López Bárcenas y Mayra Montserrat eslava Galicia, El mineral o la vida, la legislación minera en México, UaM 2011.
6. A Peñasquito, oltre all’oro, nel 2010 sono stati estratti 13,9 milioni di once d’argento (434 t), 143,9 milioni di libbre di zinco (65.332 t), 94,5 milioni di libbre di piombo (43.904t)
7. Il 19 febbraio 2006, a seguito di un’esplosione nella miniera di carbone di Pasta de Conchos, nei pressi di Nuova Rosita (Coahuila), gestita da Grupo México, 65 minatori rimasero intrappolati sotto terra e morirono. Vennero recuperati solo due cadaveri, con durissime accuse del sindacato verso impresa e governo. La miniera successivamente venne chiusa.
8. Le imprese canadesi propongono periodicamente iniziative per risollevare la propria immagine. Nel 2009 Clinton ed il finanziere canadese Franck Giustra organizzarono una serata con le star (John Travolta, Elton John, Shakira, Wyclef) per creare un fondo di 300milioni di dollari da destinare allo “sviluppo sostenibile” delle comunità latinoamericane danneggiate dalle miniere canadesi

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