CINA-INDIA, UNA COMPETIZIONE NEL S-E ASIA (1)

Nel S-E Asia è in atto una competizione per l’influenza tra i due giganti asiatici, India e Cina. Nel mezzo di questa nuova guerra fredda regionale si trova il Bangladesh, che cerca di approfittare delle opportunità offerte dalla avances di entrambe le potenze, senza allinearsi apertamente con nessuno dei due, per accelerare il proprio sviluppo capitalistico. Uno sviluppo che non si traduce in modo proporzionale in benessere della popolazione, ma

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Cina / La collana delle perle armate lungo la Via della Seta

Riportiamo la sintesi di un articolo documentato di un esponente dell’Asia Policy Society Institute (ASPI), ex funzionario del Dipartimento di Stato USA, che analizza le implicazioni anche militari della Belt and Road Initiative (o Nuova Via della Seta) per l’espansione dell’influenza cinese nel mondo. Da che pulpito viene la predica! Gli USA, con circa 800 basi militari all’estero, sono allarmati dall’ascesa della Cina che per ora ne ha una sola,

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Myanmar, proteste contro la giunta militare e contro i capitali – cinesi

Il 14 marzo, lo stesso giorno della feroce repressione dei militari contro i manifestanti, che ha portato a 183 le vittime complessive a seguito del loro colpo di stato del 1° febbraio (cfr. art. https://www.combat-coc.org/sangue-sulla-birmania/), nella zona industriale Hlaung Tharyar di Yangoon, in cui sono state incendiate almeno dieci fabbriche, per lo più dell’abbigliamento, con capitale a partecipazione di imprenditori cinesi. I leader della protesta hanno accusato degli incendi forze

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La via turca alla violenza sulle donne

Il 20 marzo 2021, a nove anni dalla sua firma, la Turchia di Erdogan si ritira dalla Convenzione di Istanbul. Un segnale per tutte le donne del mondo: pagherete il Covid e la crisi economica anche con l’aumento della violenza contro di voi. La Turchia fu il primo paese nel 2012 a ratificare questa Convenzione, approvata dal Consiglio d’Europa nel 2011 e in seguito da 31 paesi europei.  È stato

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STATI UNITI – UN’ECONOMIA IN RIPRESA, CHE RISCHIA DI RALLENTARE SENZA LA FORZA LAVORO IMMIGRATA

La questione dell’immigrazione dal Messico è stata un punto caldo della campagna presidenziale americana: il neo-presidente eletto Donald Trump ha promesso di deportare “almeno 11 milioni” di immigrati illegali, che competono direttamente nel mercato del lavoro con i lavoratori americani più vulnerabili, sottraendo al sistema più di quanto rendono. Questa la tesi di Trump. (In seguito Trump ha ammorbidito la sua posizione limitandosi a parlare di deportazione dei criminali immigrati

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Scenari di politica estera americana fra Ucraina e Medio Oriente

Fra febbraio e giugno di quest’anno Stratfor, cioè lo Strategic Forecasting Inc., servizio privato di intelligence statunitense, spesso utilizzato da ambienti CIA o Pentagono per indirizzare le scelte della Casa Bianca, ha pubblicato una serie di articoli che, prendendo spunto dall’Ucraina, cercano di definire le nuove linee guida dell’imperialismo americano in particolare nei confronti della Russia. Rispetto agli articoli pubblicati nella primavera 2013 si conferma che gli Usa non sono

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La crisi ucraina destabilizza i poli dell’ex impero sovietico

Come è inevitabile in un mondo profondamente globalizzato, la crisi ucraina sta avendo rilevanti effetti collaterali nei paesi vicini, in particolare quelli più piccoli e quindi più fragili: l’area baltica e il Caucaso. E’ stato così anche in passato e lo è a maggior ragione oggi. François Hollande sta facendo un giro «turistico» nel Caucaso, non si sa se per propria iniziativa (uno degli stati del Caucaso, la Georgia, ha

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Anche nelle miniere di carbone, il capitale divora la vita e l’energia di uomo e natura in nome del profitto

Miniera di carbone di Soma, provincia di Manisa in Turchia occidentale, a 250 km dalla capitale Istanbul. A 420 metri sottoterra, e a 4 km dall’uscita ci sono 787 minatori. È il cambio dei turni, verso mezzogiorno di martedì 13 maggio. Un difetto nel circuito elettrico provoca lo scoppio di un trasformatore, segue un incendio, l’esplosione causa un blackout, gli ascensori non funzionano più e bloccano i lavoratori in un

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Il primo maggio non è una festa di gala, è un giorno di lotta!

Mentre le telecamere italiane riprendevano preparativi e spettacolo di un’inutile e costosa manifestazione promozionale per artisti milionari, mentre i “sindacalisti” elevavano tardive e deboli proteste contro una legge contro il lavoro, nominata fantasiosamente Job Act, perché l’inglese fa moda non solo nelle canzoni e così nessuno capisce il significato, in altri paesi dove il gioco si fa duro i proletari sono scesi in campo, per un 1° maggio di protesta

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Primo maggio proletario e internazionalista!

Il 1° Maggio di quest’anno arriva in una situazione politica molto significativa per chi vuole lottare per la ripresa del movimento e dell’organizzazione di classe. Nonostante borghesi e riformisti di ogni risma abbiano fatto di tutto per svilire e depotenziare questa fondamentale giornata di lotta operaia internazionale, riducendola a “kermesse” o ad innocua “processione”, c’è ancora chi ritiene (e noi siamo tra questi) che essa costituisca pur sempre un momento

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