Nessuna soluzione dai governi borghesi per i lavoratori dell’ex-Ilva e i cittadini di Taranto

Il 9 luglio è finito con un nulla di fatto l’incontro al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) fra Di Maio e i sindacati per scongiurare la Cassa integrazione per 1400 operai dell’ex Ilva di Taranto. Nel frattempo la procura di Taranto chiede di spegnere l’altoforno 2. Sui lavoratori incombe la minaccia della chiusura dello stabilimento il 6 settembre prossimo; non è una certezza. Mentre è certezza che gli operai dello

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ILVA una storia di duro lavoro, sfruttamento, sprechi e collusioni governative

La storia dell’Ilva, in quanto importante capitolo della storia della siderurgia, è specchio di quella dell’industria italiana. Nasce ufficialmente nel 1905, dalla fusione delle attività siderurgiche del gruppo Elba (Portoferraio), di parti della Terni, della Ligure Metallurgica e della famiglia romana Bondi (Piombino), allo scopo di sfruttare le agevolazioni di una legge per il “risorgimento economico di Napoli”. Nasce all’ombra del protezionismo e grazie a sgravi fiscali di vario tipo

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Taranto: condanne a chi lotta per il lavoro- Ma la lotta continua

Di seguito ripubblichiamo il comunicato dei disoccupati Slai Cobas -Taranto. Nonostante giornali e media continuino a ripetere le parole del governo sull’importanza del lavoro e la lotta alla disoccupazione, continuano ad essere colpiti con la repressione i movimenti organizzati di lotta per il lavoro. Il 23 ottobre a Taranto, città già martoriata dai disastri provocati dall’Ilva, nuovi arresti per i disoccupati organizzati. L’ennesimo processo politico per chi lotta quotidianamente per

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Migranti abbandonati a Rogoredo

Pubblichiamo questa denuncia del Naga di Milano, associazione che presta assistenza medica gratuita agli immigrati milanesi. Dal comunicato appare chiaro come per lo stato italiano i rifugiati siano considerati né più né meno come rifiuti di cui sbarazzarsi. Migranti abbandonati a Rogoredo La testimonianza dei volontari del Naga Milano, 11/6/2014 Martedì 10 giugno mattina, arrivano chiamate al Naga che segnalano la presenza di “Africani” davanti alla stazione di Rogoredo. Andiamo

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[ILVA e non solo]: lavoro o non lavoro vogliamo vivere!

Dopo il sequestro da parte della magistratura di Taranto dei prodotti semilavorati dell’Ilva, e l’arresto di altri sette dirigenti -che seguono quello del “patron” Riva- l’azienda “mette in libertà” i suoi 5.000 lavoratori, per i quali il futuro immediato è la disoccupazione. Oltre a Taranto, tempo una o due settimane, il ciclone delle chiusure potrebbe interessare gli stabilimenti di Genova Cornigliano, Novi Ligure, Racconigi, Marghera, Patrica. Per non parlare dell’indotto

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Arbeit macht frei

(“Il lavoro rende liberi”, frase di benvenuto posta all’interno dei campi di concentramento nazisti e oggi fatta propria da Riva, partiti di governo, Cgil-Cisl-Uil) Morire di tumore o morire di disoccupazione: anche questa volta governo e padroni vorrebbero che gli operai scelgano a quale corda impiccarsi… Per decenni, tutti erano a conoscenza delle sostanze tossiche rilasciate dall’ILVA di Taranto. Al pari dell’Italsider, di proprietà statale, il gruppo Riva, proprietario della

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Taranto, strana vita quella degli operai

Per un partito di operai incivili, meglio selvaggi che selvaggina! Strana vita quella degli operai. Costretti a difendere un lavoro nocivo, spesso mortale. Costretti a scegliere tra morire di lavoro e morire di tumore. Insieme a tutta la cittadinanza. Schiavi, o morti! D’altra parte, senza lavoro, non si mangia. Meglio rischiare. D’altra parte, i cinesi fanno “concorrenza sleale inquinando tutto il mondo”, e bisogna adeguarsi. Adesso, dopo una vita avvelenata

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