7 luglio 1962, Torino, piazza Statuto. QUATTRO GATTI SELVAGGI

Altro che tetti!
Sulla sede della U.I.L., ci arrampicammo, allora.
Si che l’aveva fatta grossa, la U.I.L., insieme al Sida,
a firmare l’accordo bidone separato con la Fiat.
Aivoglia Fiom e Fim, P.c.i. e C.g.i.l. a frenarci, e celerini a caricare.
Niente da fare.
La rabbia era piu’ forte, e l’obiettivo chiaro,
la sede U.I.L. di piazza Statuto.
Attaccata e distrutta.
Quando è troppo, è troppo.

A 50 anni da piazza Statuto, spesso, anche il ricordo sbiadisce,
tra smemoratezze interessate e perdita di coscienza di classe.
Oggi i bastoni li usa il governo “tecnico” contro di noi, con la complicità di quegli stessi sindacati venduti di cui volevamo sbarazzarci.
Ma si sa’, “gli operai vincono ogni tanto”, diceva Marx.
Hanno vinto in piazza Statuto, cinquant’anni fa.
Vinceranno ancora!

Torino: il 7 luglio 1962, la Fiom e la Fim cittadine proclamano uno sciopero di tutti i metalmeccanici torinesi, a sostegno della lotta alla Fiat, iniziata a giugno.
Lo sciopero riesce in pieno. “All’esterno di Mirafiori e di altre fabbriche vi furono violenti scontri dopo che i picchetti, bloccate le entrate, rovesciarono delle macchine e picchiarono alcuni dirigenti senza che la polizia riuscisse a controllare la situazione. Nel corso della mattinata si sparse la voce che la Uil e la Sida, il sindacato “giallo” padronale, avevano raggiunto un accordo separato con la direzione Fiat: in seguito a ciò 6-7.000 operai, esasperati da questa notizia, si riunirono nel pomeriggio in piazza Statuto di fronte alla sede della Uil. Per due giorni la piazza fu teatro di una straordinaria serie di scontri tra dimostranti e polizia: i primi, armati di fionde, bastoni, e catene, ruppero vetrine e finestre, eressero rudimentali barricate, caricarono più volte i cordoni della polizia; la seconda rispose caricando le folle con le jeep, soffocando la piazza con i gas lacrimogeni, e picchiando i dimostranti con i calci dei fucili. Gli scontri si protrassero fino a tarda sera, sia sabato 7 che lunedì 9 luglio 1962. Dirigenti del Pci e della Cgil, tra i quali Pajetta e Garavini, cercarono di convincere i manifestanti a disperdersi, ma senza successo. Mille dimostranti furono arrestati e parecchi denunciati. La maggior parte erano giovani operai, per lo più meridionali.Il Pci è colto di sorpresa da questa radicalità che non riesce a controllare, e l’Unità del 9 luglio definirà la rivolta “tentativi teppistici e provocatori”, ed i manifestanti “elementi incontrollati ed esasperati”, “piccoli gruppi di irresponsabili”, “giovani scalmanati”, “anarchici, internazionalisti”.

COMBAT – Comunisti per l’Organizzazione di Classe

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