8 anni di presidenza padronale

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rassegnato le dimissioni, come molti avevano preannunciato, al termine del semestre di guida italiana dell’Unione Europea. Viene citato come esempio di presidente assertivo, che ha oltrepassato i limiti imposti dalla Costituzione repubblicana per tutelare un interesse generale; ma un interesse generale della classe dirigente, aggiungiamo noi, non di tutti i cittadini.

I commentatori dei giornali borghesi si sono soffermati molto su ruolo decisivo che Napolitano ha avuto nel gestire la crisi del governo Berlusconi, dandogli di fatto il colpo di grazia, e la formazione degli esecutivi successivi.

La sua figura istituzionale avrebbe dovuto essere quella di arbitro dello scontro parlamentare e di garante del rispetto della Costituzione; ha invece fatto ben altro: ha creato governi ad hoc per portare avanti quelle riforme padronali che l’esecutivo di Berlusconi non era in grado di realizzare, ha agito come ministro degli Esteri di fatto nel promuovere la guerra in Libia (e quindi contribuendo a scatenare la guerra civile che ancora dilania quel paese), ha persino esercitato un diritto di veto nella scelta dell’attuale ministro degli Esteri.

In altre parole, il Quirinale ha svolto funzioni esecutive spesso sostituendosi a Palazzo Chigi o comunque condizionandone l’azione per tutelare gli interessi dell’imperialismo italiano, il suo ruolo nell’alleanza atlantica e nel mondo, i profitti dei suoi imprenditori.

Come comunisti, più che le “invasioni di campo” di un’istituzione borghese a danni di un’altra ci interessa la ragione d’essere di queste istituzioni: la tutela degli interessi della borghesia. Sotto questo profilo è del tutto secondario che l’Italia da repubblica parlamentare sia diventata semipresidenziale, una trasformazione peraltro in atto già da tempo e che l’ultimo inquilino del Quirinale ha soltanto accelerato.

Presidenziale o parlamentare, la repubblica italiana resta una repubblica borghese, e lo resterà finché la classe lavoratrice non porrà fine alla sua esistenza.