A porti chiusi

A corollario delle sue prese di posizione, il ministro dell’Interno italiano ha chiuso i porti italiani alla nave Acquarius, che aveva soccorso in mare 629 migranti, dando ordine di dirigersi verso un porto maltese. Un braccio di ferro fra paesi europei condotto a spese e sulla pelle dei migranti.
Perché la comunicazione mediatica, fra cui mettiamo anche i social, che trasforma il tutto in una partita a scacchi fra stati ha questo come conseguenza, di scatenare il tifo sovranista e far dimenticare o fortemente accantonare la sorte delle persone che sono su quella nave.

E’ evidente che non siamo nel 2015, non c’è una reale “emergenza migranti”.
Dall’inizio del 2018 i “ buoni uffici” di Minniti con le fazioni libiche e i signorotti del Centro Africa hanno prodotto un crollo dei flussi migratori.
Nei primi 5 mesi del 2018 gli arrivi sono stati 13.430.

Sappiamo a che prezzo: il netto peggioramento delle condizioni di vita nei lager libici, dove si fanno aste di giovani schiavi neri, dove si tortura e si stupra, il tutto mentre i civilissimi europei si girano dall’altra parte.

Ma l’attenzione oggi non è rivolta a queste sofferenze. La propaganda di Salvini, dopo le battute di bassissimo livello sulla “pacchia” di essere clandestini, ha l’astuzia di spostare l’attenzione dell’italiano medio sugli egoismi degli altri paesi, quelli che sparando ai migranti, lasciandoli affogare o chiudendo semplicemente i porti, da mesi non se ne fanno carico.

C’è un corollario non chiaro a tutti dell’azione di Salvini, ed è che molti paesi europei sono favorevoli a “chiudere il Mediterraneo ai migranti”. Proprio in Lussemburgo il 5 giugno il segretario di Stato belga responsabile delle migrazioni, Theo Francken, ha plaudito a Salvini, perché “se l’Italia inizia a rifiutare i migranti sulle proprie coste, e non li lascia più entrare in Sicilia” è un’ottima cosa. “Dobbiamo rimandarli indietro. Quindi dobbiamo cercare di aggirare l’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani”. La posizione della Merkel è più sfumata, ma neanche tanto. In una intervista ha affermato che «la libertà di movimento nella Ue si basa sulla protezione delle frontiere esterne dell’Ue». Ed è questa libertà che garantisce la prosperità degli europei. Quindi “Abbiamo bisogno di un sistema comune di asilo e di standard comparabili nel decidere chi ottiene l’asilo e chi no. E l’agenzia europea di gestione delle frontiere Frontex deve diventare a medio termine una vera polizia di frontiera europea con competenze europee. Ciò significa che la polizia di frontiera europea deve avere il diritto di agire in modo indipendente alle frontiere esterne». E’ la filosofia di Frontex.
Una polizia europea che pattugli il Mediterraneo e “una guardia costiera forte di 10 mila uomini.”

Naturalmente non si vuole con ciò bloccare i flussi migratori del tutto. Perché c’è una pacchia in tutto questo e sono gli stranieri pagati 2 € all’ora per raccogliere i pomodori, è il lavoro nero ecc. ecc. Non vorremo mica uccidere la gallina dalle uova d’oro!
Assieme alla polizia europea ecc. i sovranisti di tutta Europa stanno pensando ad “aiutarli a casa loro”.
E’ dal luglio 2017 che il premier ungherese Orban e tutto il gruppo di Visegrad ha chiesto all’Italia di “chiudere i propri porti ai migranti economici” dal momento che anche “Austria e Germania ne hanno avuto abbastanza”. In cambio i paesi dell’Est Europa in una lettera aperta si dichiaravano disponibili a cofinanziare hotspot in Africa per selezionare i richiedenti asilo prima del loro ingresso nel territorio dell’Ue. Tradotto, come già fece la Gran Bretagna per la cosiddetta “giungla di Calais”, i paesi europei finanzierebbero lager in Libia e magari anche in Tunisia dove poter scegliere la manodopera utile e con le caratteristiche di istruzione e formazione adeguata, lasciando “il materiale umano meno nobile” a marcire. E’ la logica che è stata dietro la scelta della Merkel di aprire nel 2015 ai siriani (notoriamente più istruiti del resto dei migranti medio orientali).
Anche qui Salvini e Company non inventano niente di nuovo.

Pochi se lo ricordano, ma nel maggio 2016 quando Merkel visitò papa Francesco, portandogli il premio Carlo Magno (quello che bruciava vivi gli slavi se non si convertivano), Renzi lanciò il suo piano del Migration Compact, approvato appunto da Merkel e che si basava sul concetto di finanziare in Africa questi “luoghi di accoglienza”, anche se poi non se ne è fatto nulla a livello europeo. C’è un altro risvolto di cui vedremo il seguito. Analisi Difesa, il sito ufficioso delle Forze Armate italiane, ha salutato con entusiasmo il fatto che con Gentiloni le risorse sono state spostate da missioni come Iraq e Afghanistan “dove il ruolo di Roma è soprattutto a supporto degli alleati statunitensi”, al Mediterraneo e “soprattutto in Libia”, cioè in un’area in cui si concentrano “i nostri interessi strategici”. Grazie alla questione migranti l’Italia pattuglia quel tratto di Mediterraneo che comprende le coste libiche e tunisine. Scrive ancora AD “La presenza militare italiana sarà utile a bilanciare il ruolo già ricoperto da altre potenze occidentali” (il riferimento è a Francia, Inghilterra e Usa) (nota 1).
Inutile dire che AD tifa per l’attuale contenzioso con Malta, che ha abusato della nostra “bonaria collaborazione”, per rimanere un’isola ricca e prospera con zero immigrati.
Ma in vista di una “polizia europea” probabilmente la marina italiana tornerebbe in subordine a un comando europeo, magari tedesco o francese.

Mentre scriviamo il nuovo governo spagnolo ha offerto all’Aquarius quel soccorso che avrebbe dovuto essere garantito da Malta o Italia. Forse per i 629 disperati a bordo c’è finalmente un approdo sulla terra ferma.
E’ probabile che le manovre sulla loro pelle non finiscano qui, sia all’interno dell’Italia con Salvini che si vanta di aver costretto l’Europa a prendersi carico dell’arrivo dei migranti in Italia (un’Europa maledetta nei comizi elettorali ma invocata per risolvere problemi i più grossi) e il PD che lo accusa di cinismo (lo stesso PD che ha trattato coi capibanda libici la repressione dei migranti), sia nello scontro fra i governi europei.

Quello che purtroppo manca è un intervento del proletariato italiano ed europeo in difesa dei loro fratelli di classe.


Nota 1: “Il Mediterraneo torna al centro delle missioni militari italiane”.