Alcoa: gli operai non hanno “amici” !

Roma 10 settembre. Davanti al “Ministero dello Sviluppo” ( ironia dei termini ) i cinquecento lavoratori sardi dell’Alcoa, giunti in massa nella capitale per impedire la chiusura della fabbrica, vengono bloccati prima e manganellati poi dalle cosiddette “forze dell’ordine”.
A loro va tutta la nostra incondizionata solidarietà militante.
Anche loro, come milioni di altri proletari, stanno provando sulla viva carne cosa significa lavorare per i padroni, farsi succhiare il sangue per il profitto, confrontarsi con la logica borghese del “dio mercato”.
Abbiamo sentito molti di loro, nelle interviste che il pietismo massmediatico ci propina, esprimere sentimenti di stupore, di incredulità, di sbigottimento di fronte al nulla che padroni e governanti sono in grado di offrirgli.
Abbiamo visto sventolare in questo corteo le infamanti bandiere della Triplice, che in quattro anni di vertenza non è stata mai all’altezza di elevare il livello di mobilitazione e di scontro, rifugiandosi ora, a cose fatte, nelle ipocrite “emergenze occupazionali” !!!
Mai che nessuno di questi burocrati, all’Alcoa come ovunque, si sia messo di traverso agli interessi dei “Mercati”, per unificare e generalizzare le lotte su obiettivi comuni.
Perchè ormai si deve cominciare a capire che ogni vertenza, chiusa nel suo “particolare”, è morta prima di nascere. Sopratutto in momenti di crisi profonda come quello attuale, che il capitalismo sta gettando addosso a milioni di sfruttati, di ogni età, razza e categoria.
L’esperienza di ormai cinque anni di crisi ininterrotta, che ha smantellato pezzi importanti della nostra classe, ci dimostra che la logica del “caso per caso” è la logica di chi tira a perdere, di chi tira a svendere gli operai.
E’ la logica della Camusso, di Bonanni, di Angeletti e dei loro partiti proni al “Monti-pensiero”. E’ la logica dei padroni, che con qualche nocciolina si liberano delle attività “antieconomiche” e degli “esuberi strutturali”. Con tanto di leggi e di inchini da parte di tutto il ciarpame di parassiti, che stanno lì solo grazie alla forza repressiva dello Stato e delle sue istituzioni.
Siamo coi lavoratori dell’Alcoa in lotta, allo stesso modo con cui siamo con quelli dell’Ilva e con quelli di tutte le realtà in cui l’operaio solleva la testa e “non ci sta”.
Ma proprio per questo, proprio perchè non abbiamo voti da chiedere né seggi da rivendicare, diciamo ai nostri compagni di classe che è finito il tempo in cui si “chiede” il lavoro a padroni e istituzioni. Non c’è padrone e istituzioni. Non c’è padrone “buono”! non ci sono istituzioni borghesi “buone”! Contano solo la lotta di classe contro tutti i padroni e contro lo Stato che li rappresenta e li difende!
Oggi o i lavoratori, dentro il quadro di una lotta anti-sistema, lottano per obiettivi unificanti e generali per difendere la loro stessa vita, oppure sono ostaggi di vecchi e nuovi truffatori, che parlano di una “crescita” semplicemente ridicola e inesistente.
La lotta e l’organizzazione indipendente degli sfruttati:

Le uniche armi di ieri! Le uniche armi di oggi!

 

Combat/Comunisti per l’Organizzazione di Classe

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