Aumentano in Italia e nel mondo gli investimenti per l’industria di morte

Mentre imperversa una pandemia che ha già mietuto oltre 240 000 vittime, e sta provocando la maggiore crisi economica e sociale dal secondo dopoguerra, mentre nel mondo 821 milioni di persone sono sottonutrite, continua il rafforzamento e l’espansione della macchina militare della borghesia in tutto il mondo. Una accumulazione di potenza mortifera che ogni paese persegue per accrescere o mantenere la fetta del proprio bottino estratto dal lavoro, a spese della stragrande maggioranza dell’umanità. In Italia aumenta fortemente per il 2020 la spesa militare, in particolare la quota riservata alla spesa in nuovi armamenti, volutamente celata agli occhi dell’opinione pubblica perché non prevista dal ministero della Difesa, ma da quello dello Sviluppo Economico, mentre la spesa per le missioni militari, cioè per le guerre italiane, è assunta dal Ministero dell’Economia e Finanze!

Risulta che la spesa militare prevista per il 2020 dal governo Conte II è di circa 26,3 miliardi di €, quasi 1,5 MD€ in più rispetto al preventivo 2019, con un incremento dunque del 6%. Sono i dati elaborati per l’Italia dall’Osservatorio Mil€x,1 che comprendono oltre agli stanziamenti per le spese militari previsti dal ministero della Difesa, anche quelli dissimulati agli occhi della pubblica opinione perché inseriti nei bilanci del ministero Economia e Finanze (MEF) e dello Sviluppo Economico (MISE).

Nel bilancio del Ministero Economia e Finanze (MEF) sono compresi 1308 milioni di € del Fondo per la partecipazione italiana alle 37 missioni internazionali, in 22 paesi e si concentra nelle aree geografiche che riflettono gli interessi strategici italiani, nell’Europa settentrionale e balcanica ma soprattutto in Medio Oriente, tra Iraq, Afghanistan, Emirati e Gibuti.2 Invece, nel bilancio del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) è inserito un fondo per programmi di sistemi d’armamento, che si aggiunge alla spesa per armamenti stanziata dal Ministero della Difesa.

La Relazione illustrativa del Disegno di Legge, presentata dal ministro Economia e Finanze Gualtieri, rileva che «L’incremento è da attribuire soprattutto a maggiori spese per investimenti e per il funzionamento dei militari per le missioni internazionali».3 Notare la finezza, usa il termine investimenti per riferirsi all’acquisto di nuovi armamenti, e in tal modo poter inserire questa spesa tra le spese dello Sviluppo Economico.

Sul totale della spesa militare, quasi 6 MD€ sono stanziati per l’acquisto di nuovi sistemi d’arma: caccia F-35, fregate FREMM e tutte le unità previste dalla Legge Navale tra cui la “portaerei” Trieste (che costerà oltre 1 miliardo), elicotteri, missili, mezzi blindati, sottomarini, satelliti, droni. Circa 3 MD€ sono previsti dal bilancio del Ministero per lo Sviluppo Economico, che le chiama “spese per investimenti”, e 2,8 MD€, con un incremento del 40% rispetto al 2018, sono previsti nel bilancio della Difesa.4

È da rilevare che i fondi per le armi stanziati dal Ministero per lo “Sviluppo economico” sono il 75% circa di quelli finalizzati alla competitività e sviluppo delle imprese. Pagati dal MISE anche 520 mn. di € per le basi americane in Italia e i contributi per la Nato… a cui sono da aggiungere altri 265 mn. per ammortamenti e interessi per anni precedenti, 2,1 MD per le pensioni dei militari.

Evidentemente, nel calcolo del capitalismo italiano le armi, che sono uno strumento imprescindibile per la competizione sul teatro internazionale, sono considerate un investimento strategico di lungo respiro. A tali valutazioni si aggiunge certamente anche la capacità di pressione esercitata sul governo dalla lobby dell’industria del settore.

Sinistra, destra, centro, tutti i governi si affanno a sponsorizzare l’industria italiana degli armamenti.

Riportiamo dal sito “Osservatorio diritti, Giorgio Beretta:

«… nel novembre 2013, il ministro della Difesa Mario Mauro del governo Letta si inventò il “tour promozionale, militare, commerciale e umanitario” che portò una flottiglia delle nostre navi da guerra capitanata dalla Portaerei Cavour per cinque mesi nei Paesi Arabi e a circumnavigare l’Africa sotto il motto «Facciamo ripartire l’Italia, Sistema Paese in Movimento». Un tour pensato soprattutto per vendere armi e sistemi militari alle monarchie assolute del Golfo e ad un po’ di regimi autoritari africani». «Zitta zitta, quatta quatta «il 17 gennaio 2019, «la fregata della Marina militare italiana Carlo Margottini è salpata dal porto militare della Spezia per un tour promozionale del made in Italy bellico nei Paesi del Golfo Persico» organizzato dal “governo del cambiamento”!! Salvini-Di Maio.

Dove vanno le armi italiane

Questa, letteralmente, “potenza di fuoco” dell’industria degli armamenti trova conferma nelle decisioni prese dal governo nel quadro della crisi sanitaria Coronavirus. Ai produttori di morte è stato concesso di decidere autonomamente quali produzioni tenere aperte e quali no, con l’invito a considerare l’opportunità̀ di «concentrare l’operatività̀ sulle linee produttive ritenute maggiormente essenziali e strategiche».5

Fronte interno

Nel suo computo Mil€x non comprende metà della spesa per i carabinieri – la quale rispetto al 2018 è aumentata del 4%, ed è pari a quasi 6,6MD€ – in quanto reputa questa metà una spesa di polizia, destinata a mantenere “l’ordine pubblico”, che il governo inserisce nella cosiddetta “Funzione Sicurezza del Territorio”. Noi la inseriamo invece a pieno titolo tra le spese militari perché, se non è finalizzata alla competizione con gli avversari esterni,6 la reputiamo diretta al fronte interno, quello della lotta di classe. Si tratta perciò di un investimento finalizzato sì a mantenere l’ordine, ma quello borghese, a reprimere le espressioni di dissenso e la lotta della classe lavoratrice. Dunque per noi la spesa militare complessiva della borghesia italiana è di quasi 30MD€, fronte estero e fronte interno sommati.

Armi e salute

Ma confrontiamo l’impegno finanziario profuso dallo stato della borghesia italiana sul versante distruzione-morte e quello sul versante benessere, salute.

Nel decennio 2010-2019, il finanziamento pubblico del SSN è aumentato complessivamente di € 8,8 miliardi, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,07%.

Negli ultimi dieci anni, secondo la Fondazione Gimbe, sono stati sottratti 37 miliardi di euro e 43mila posti di lavoro nella sanità. Ma non si tratta solo di quota di spesa pubblica dedicata alla sanità. La sua privatizzazione e aziendalizzazione hanno provocato danni ancora superiori. La sanità non finalizzata alla salute, ma a fare profitti, come l’industria dell’auto, o quella dei carri armati e dei caccia. E gli effetti di queste scelte portate avanti dai governi di tutti i colori li stiamo vedendo nella gestione della crisi pandemica, con oltre 27000 decessi. Tamponi non fatti neppure ai familiari dei deceduti, mascherine mancanti, reparti di terapia intensiva del tutto insufficienti, personale sanitario mandato allo sbaraglio, come fosse una guerra, senza i necessari presidi e tutele…

In quanto internazionalisti, denunciamo l’intero sistema sociale capitalistico, ma è nostro primo dovere denunciare e smascherare la borghesia del paese in cui viviamo, contro la quale possiamo concretamente lottare, qui e ora.


NOTE:
1 Mil€x, l’Osservatorio sulle spese militari italiane.
2 Ispi, l’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale commenta: «Essere attivamente coinvolti in missioni Nato, dell’Unione europea o delle Nazioni Unite permette all’Italia di aver un maggiore ruolo ai tavoli decisionali di queste organizzazioni e di aumentare la propria credibilità internazionale», tradotto: di pesare di più al tavolo della spartizione imperialista del bottino.
3 http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/DF/347941.pdf, pag. 53, 4° &. Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022.
4 Il totale del capitolo “spese per investimenti” è di 5,9 MD€, di cui 2,8MD per le spese dirette, cioè l’acquisto di nuove armi, il restante è per oneri del personale.
5 Si tratta della comunicazione inviata dal Ministro della Difesa Lorenzo Guerini e dal Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli alla “Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza” (AIAD).
6 Tuttavia, ricordiamo che in periodo di guerra i carabinieri assumono, al fronte, la funzione di polizia dell’esercito, e servono ad assicurare che i lavoratori mandati a combattere per i propri padroni non si rifiutino di farlo.