Barcellona: solidarietà proletaria contro il terrore reazionario

Ancora un attentato compiuto nel nome di un’ideologia borghese oscurantista e reazionaria. Un attentato che va ad aggiungersi a quelli di Parigi, Londra, Nizza, Mosca, Manchester, Berlino, San Bernardino… Ma soprattutto va ad aggiungersi ai massacri compiuti in Medio Oriente sia dagli eserciti governativi sia dai tagliagole dell’ISIS, azioni terroristiche meno pubblicizzate ma compiute con strumenti ben più letali di quelli usati per gli attentati in Europa o negli USA.

I gruppi terroristici che organizzano o ispirano queste stragi si presentano come nemici di una presunta civiltà occidentale o cristiana e difensori di un presunto mondo musulmano. In realtà sono i figli della civiltà del profitto, che unisce i capitalisti di tutto il mondo – inclusi sceicchi e ayatollah – contro i proletari di ogni nazionalità e credo religioso. Non solo hanno a lungo ricevuto forniture e appoggio politico da governi occidentali, ma nei territori che ancora controllano difendono un modello sociale fondato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, esattamente come fanno gli stati europei o gli USA. In Medio Oriente le loro prime vittime sono i musulmani sciiti, mentre fra le vittime dei loro attentati in Europa e negli Stati Uniti sono numerosi gli immigrati musulmani. A foraggiare questi gruppi sono innanzitutto le stesse borghesie arabe che fanno ottimi affari con quelle dei paesi occidentali, borghesie unite nello sfruttamento dei proletari autoctoni e immigrati ma in lite fra loro quando si tratta di dividersi i proventi dello sfruttamento, e per ampliare la propria fetta della torta ogni strumento è valido: si finanziano gruppi armati nel nome della fede, si mandano soldati in paesi esteri nel nome della pace o dei diritti umani, si bombarda, si uccide, si reprime…

Il nazionalismo religioso – ampiamente usato anche negli scontri politici interni all’occidente: nell’Irlanda del Nord, nella guerra civile jugoslava, nel Caucaso dopo la dissoluzione dell’URSS – punta a dividere i proletari e metterli al servizio dei propri diretti sfruttatori. In questo l’integralismo musulmano si combina perfettamente con la xenofobia diffusa fra i lavoratori autoctoni: ciascuna fornisce all’altra gli argomenti per la propria propaganda per alimentare lo scontro fratricida fra lavoratori. C’è quindi una convergenza di fatto fra un Al Baghdadi e un Salvini o una Le Pen.

All’integralismo reazionario e al razzismo i comunisti devono contrapporre la solidarietà fra proletari di ogni nazionalità e religione per sia per lottare contro sfruttamento, attentati e guerre, sia per rovesciare il sistema economico che li produce.