Bormioli, ma non solo…

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Sabato 30 gennaio si è svolta nella città di Parma una manifestazione indetta dal SI Cobas per spingere più oltre la lotta che i facchini della BORMIOLI di Fidenza stanno sostenendo da quasi un mese.
Come spesso succede in questo settore delle Logistiche, è stato un cambio d’appalto, in cui i lavoratori andavano a perdere (con l’acquiescenza dei sindacati confederali) livello d’inquadramento e scatti di anzianità, a far scattare la scintilla della lotta per non essere ulteriormente tartassati.
Tra l’altro, grazie al Jobs Act del governo Renzi, la cancellazione di quest’ultimo istituto andrebbe a comportare la CANCELLAZIONE DELL’ARTICOLO 18 per questi lavoratori, esponendoli a possibili tagli ed a ritorsioni.

La lotta, che si è protratta ininterrottamente ai cancelli dell’azienda anche durante le festività, ha subito l’attacco proditorio della polizia l’8 gennaio; e da allora è un susseguirsi di repressioni, intimidazioni e ricatti, che vedono “brillare” per la loro indecenza il (fu) sindacato CGIL, promotore in questi giorni, in compagnia della canea “democratica” e fascio-leghista, di una vile campagna tesa a screditare i lavoratori in lotta, “rei” di mettere in discussione il lavoro di tutti.
Ed esattamente contro questo bel concentrato di “difensori dell’ordine” (borghese) ieri, per le vie del centro del capoluogo, è sfilato un combattivo corteo, guidato non dai soliti “centri sociali” come scrivono puntualmente i giornalisti prezzolati, ma dalla combattiva e colorita folla di lavoratori immigrati delle Logistiche, che non ci stanno a piegarsi e che chiedono di allargare il fronte di lotta (vedi ILVA di Genova), nell’interesse di tutta la classe lavoratrice.

Sono accorse a Parma, a fianco dei facchini della BORMIOLI, delegazioni di lavoratori SICobas di Bologna, Modena, Piacenza, Milano, Torino, Genova, Roma, Brescia, Bergamo, ADL Cobas del Veneto, persino dei compagni da Napoli e di altre parti d’Italia. Oltre a diverse rappresentanze politiche solidali.

Il corteo, dopo aver informato delle sue ragioni la cittadinanza, si è portato sotto la Prefettura, e lì si è svolto il comizio finale.
Il SI Cobas, che conduce con determinazione lotte di questo genere da anni, ha sottolineato come il problema non sia di carattere “economico” (il costo per la BORMIOLI sarebbe decisamente più basso se accettasse le richieste dei lavoratori in lotta), ma decisamente “politico” (eliminare dall’azienda il Sicobas ed ogni forma di conflittualità, disporre a piacimento di una forza-lavoro senza diritti).

Su questo si gioca il futuro non solo di questa fetta di lavoratori ma di tutti i lavoratori italiani.
O si mettono in discussione con la lotta e la mobilitazione i meccanismi di sfruttamento del capitalismo, o li si accetta e li si difende. Non ci sono vie di mezzo.