Calabria: triplica la povertà e la maggioranza sono giovani!

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Sul sito del Quotidiano della Calabria leggiamo una notizia raccapricciante, di quelle che ti fanno venire il sangue alla testa ma che i media di regime evitano con cura di diffondere, interessati solo a riportarci tutti i discorsi del buffone Renzi o a romperci le scatole con la vicenda dei marò. Il sito del quotidiano calabrese riporta il grido d’allarme dell’associazione diocesana di Lamezia Terme (nessuno potrà quindi dire che si tratta di “strumentalizzazione dei soliti professionisti della contestazione”) riguardo all’aumento vertiginoso di richieste di aiuto legato all’impoverimento delle famiglie. Secondo la Caritas Diocesana di Lamezia Terme, infatti, tra il 2013 e il 2014 sono aumentate del 208% (no, non è uno sbaglio è proprio il 208%) le persone che si sono rivolte ai suoi centri di aiuto a causa di una insostenibile situazione di povertà. La Caritas riferisce anche che in una sua struttura gestita nel territorio di Lamezia (attiva dal maggio di quest’anno) sono stati accolti quasi 100 senza fissa dimora (in prevalenza italiani e somali) mentre i pasti serviti alla mensa diocesana nel 2014 sono stati 31.855. Tutto questo in una città che, pur essendo per popolazione la terza della Calabria dopo Reggio e Catanzaro, con 70.336 abitanti non può essere certo definita una metropoli! Il sito del quotidiano calabrese riporta anche le dichiarazioni del direttore della Caritas lametina che definisce la situazione della povertà a Lamezia come un fenomeno “essenzialmente giovanile mentre è quasi nulla l’incidenza delle persone anziane tra i fruitori dei servizi Caritas”. Il religioso si spinge fino al punto di dichiarare che questi fenomeni evidenziano il “fallimento del modello di welfare in Italia”.

In realtà la miseria estrema non colpisce in Calabria solo Lamezia Terme: nella regione la disoccupazione e la sottoccupazione, dall’unità d’Italia piaghe endemiche oggi più che mai dilagano. Nel primo semestre del 2014, secondo dati della Banca d’Italia, il numero degli occupati è ulteriormente diminuito del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, più che in Italia, più che nello stesso sud del paese. Il tasso di occupazione è pertanto arrivato nella media dei due trimestri al 37,6%, un dato inferiore alla media nazionale di 18 punti percentuali. L’andamento negativo dell’occupazione è riconducibile principalmente al calo nei servizi e nelle costruzioni che si accoppia perfettamente con l’aumento della cassa integrazione straordinaria nel settore edilizio. Il numero di persone in cerca di occupazione è aumentato, nel primo semestre del 2014, dell’otto per cento e la disoccupazione complessiva è passata al 25% (era al 23% nel primo semestre del 2013). A ciò va aggiunto il degrado estremo dei servizi pubblici, sanità, trasporti, istruzione, dovuti alla criminale politica di tagli dei vari governi centrali che si ripercuote a cascata sulle amministrazioni locali e si può comprendere che ormai la qualità della vita della maggioranza della popolazione calabrese, quella proletaria e proletarizzata (significativamente la Banca d’Italia riporta che il maggiore calo di occupazione si è verificato tra gli “autonomi”) comincia sempre di più a somigliare a un inferno. No, non si tratta del fallimento del welfare ma del fallimento di un sistema, quello capitalistico incapace di assicurare anche la pura e semplice riproduzione di quote sempre più significative della popolazione, lasciata alla deriva a mendicare assistenza dalle associazioni di beneficenza (religiose o meno).

A fronte di questa situazione tragica noi, contrariamente ai religiosi della Caritas, non speriamo che miracolosamente i politicanti che governano l’Italia dalla capitale o dalle istituzioni locali si mettano la mano sulla coscienza e, dopo aver pensato solo a rubare e a servire capitalisti (grandi, medi e piccoli, rispettosi della legge o mafiosi), con improvvisa conversione, si mettano a riformulare un più efficace sistema di welfare. Come non crediamo a Babbo Natale non crediamo neanche ai “miracoli” di una politica improvvisamente messa al servizio del ”bene comune”. Crediamo solo nell’efficacia della mobilitazione delle enormi masse di diseredati che, nella storia dell’umanità, sono le sole ad aver dimostrato di esser capaci di fare miracoli, quando, svegliandosi da un sonno di decenni o anche secoli di apatia e passività, si sono levate in piedi per rivendicare il diritto a una vita degna di essere vissuta.

Per questo noi diciamo ai disoccupati calabresi:

Organizzatevi, contattate i disoccupati di Palermo, di Napoli, di Torino, di Milano che soffrono come voi e hanno già cominciato a organizzarsi.

Cominciate a stabilire una piattaforma comune di rivendicazioni che includa prima di tutto il diritto alla vita e quindi comunque la garanzia di un salario (lavoro o non lavoro ogni essere umano ha il diritto di vivere).
Sulla base di tale piattaforma cominciate a costruire un piano di mobilitazione che cresca in intensità ed estensione ed efficacia.

Basta con la miseria. Vogliamo una vita dignitosa per tutti.