CARBONE ED ENERGIA PROLETARIA

Bacino minerario slesiano, Sud della Polonia. Il 7 gennaio 2000 minatori hanno rifiutato di scendere sottoterra, nella miniera di Brzeszcze. È una delle 14 miniere della Kompania Weglowa, il maggior gruppo minerario europeo, in grado sfornare fino a 34 milioni di tonnellate di carbone, grazie al sudore dei suoi 64 000 minatori. Protestano contro la preannunciata chiusura di 4 miniere del gruppo, quelle di Brzeszcze, Bytom, Ruda Śląska e Gliwice, con la perdita di 5000 posti di lavoro, in una regione dove l’industria mineraria è il maggior datore di lavoro. Ma la perdita complessiva per la regione potrebbe essere di 20 000 occupati dato che ogni occupato nelle miniere ne genera fino a tre in settori collegati.

La lotta si è velocemente diffusa a tutti i quattordici siti e poi all’intera regione mineraria. Ha coinvolto i lavoratori di altri due grandi gruppi, Jastrzębska Spółka Węglowa e Katowicki Holding Węglowy, ed è stata rafforzata con varie manifestazioni di protesta, dallo sciopero della fame di 19 minatori al blocco della ferrovia, e dall’appoggio della popolazione. I leader sindacali dei minatori hanno minacciato uno sciopero di solidarietà dei salariati delle ferrovie, dell’energia e delle poste; le organizzazioni sindacali regionali hanno dichiarato la disponibilità ad uno sciopero generale se la situazione si fosse aggravata.

In diecimila, minatori e cittadini ordinari, hanno manifestato ad esempio nella città di Bytom, dove la disoccupazione ha raggiunto il 21% a seguito delle ristrutturazioni del settore carbonifero negli anni Novanta. Ora si prospetta un’altra ondata di ristrutturazioni e tagli occupazionali.

Il carbonifero polacco era già in difficoltà per la competizione del carbone russo, meno caro, per quella con le energie alternative, in crescita negli altri paesi europei. A peggiorare la competitività delle miniere polacche si è aggiunto di recente il crollo del prezzo del carbone in Europa, -25% in due mesi, provocato dal forte afflusso di carbone americano abbandonato dagli Usa a favore del petrolio e gas da scisto, e di recente anche del calo del prezzo internazionale del petrolio. Il governo polacco vorrebbe diminuire il surplus di carbone sul mercato per farne risalire il prezzo.

I lavoratori in sciopero hanno dovuto affrontare sia la violenza del padronato che quella dello Stato che ha fatto intervenire le forze speciali anti-sommossa con pallottole di gomma da 37 mm. Una ventina gli scioperanti feriti, alcuni gravemente. Lo Stato è ricorso anche alla “giustizia” per dichiarare illegale lo sciopero e ha minacciato di far pagare ai dirigenti operai della lotta le perdite

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subite dal gruppo minerario, che ammonterebbero a diversi milioni di euro.

 


Il 17 gennaio si è giunti ad un accordo quadro tra sindacato e governo, il quale ha garantito di non ricorrere alla repressione contro gli scioperanti. Con questo accordo però il governo ha ottenuto quello che desiderava: le quattro miniere che dovevano essere chiuse saranno invece privatizzate. Era questo il vero obiettivo della “messinscena” negoziale. La legge di recupero per il minerario è in realtà stata scritta dal Boston Consulting Group (BCG). Il parlamento polacco si è limitato, con una seduta di emergenza, ad approvare il piano di privatizzazione di questa società di consulenza, che è anche al servizio dei profitti di grandi gruppi capitalistici come IBM, Tata, Group, il ministero russo dell’Energia. Le miniere sono così state trasferite ad una società statale per la ristrutturazione delle miniere, SRK, al fine di ricapitalizzarle con denaro pubblico. Tre di esse saranno poi trasferite alla società statale Weglokoks, che probabilmente verrà privatizzata già quest’anno. Ha avanzato un’offerta di acquisto per le tre miniere Universal Energy, di proprietà dell’uomo d’affari polacco più ricco, Krzysztof Domarecki. Un altro magnate polacco, Jan Kulczyk, sta incassando enormi profitti dall’importazione di carbone dalla Russia.

L’accordo quadro prevede inoltre la possibilità di erogare aiuti statali alle industrie ad alta intensità energetica.

Evidentemente i risultati dell’accordo non hanno soddisfatto i minatori. Infatti il 28 gennaio sono scesi di nuovo in sciopero e hanno organizzato azioni di protesta i lavoratori della società mineraria Jastrzebska Spólka Weglowa (JSW). Causa immediata il licenziamento di nove attivisti sindacali della miniera Budryk, per aver aderito ad uno sciopero di solidarietà. Tra le richieste del comitato intersindacale di sciopero composto dai cinque sindacati:[1] l’allontanamento dell’amministratore delegato di JWS, il rispetto dell’accordo collettivo rescisso da JWS, e il reintegro degli attivisti sindacali di Budryk.

Il 12 febbraio JSW ha comunicato che intende riaprire i negoziati con i rappresentanti sindacali, che la settimana precedente avevano accettato un piano di riduzione dei costi per circa 140 milioni di zotly (circa pari a €33,5 milioni). La proprietà intende introdurre la domenica lavorativa, e modificare le regole per il pagamento dei bonus annuali, impegnandosi a retribuire il 40% entro il 13 febbraio. Ancora da stabilire se e quando verrà riconosciuta la parte restante.

Lo sciopero è durato 46 giorni.

La lotta in difesa dell’occupazione condotta dai minatori polacchi, che hanno fatto appello ed ottenuto la solidarietà di reti sindacali internazionali, ha conquistato una vittoria, seppure parziale e temporanea. Basta poco perché le leggi del mercato capitalistico rimettano in discussione le conquiste raggiunte. Ma le lotte messe in campo possono raggiungere un risultato permanente, la consapevolezza che senza un’organizzazione politica autonoma contro l’intero sistema economico e sociale, in Polonia, come in Italia, queste ferree leggi capitalistiche non potranno essere messe nella soffitta della storia.

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Di seguito l’appello alle organizzazioni operaie internazionali emesso dal sindacato “Agosto 80” (WZZ « Sierpien 80 »)


Appello dei minatori polacchi

Non sparate sugli operai!

No utilizzate le istituzioni dello Stato contro chi protesta

Il 12 febbraio il tribunale ha dichiarato illegale lo sciopero di diverse migliaia di minatori della Compagnia carbonifera di Jastrzebie (Jastrzebska Spolka Weglowa, JSW), nel Sud della Polonia. Nella stessa giornata la città è stata percorsa da una manifestazione delle moglie e dei figli dei minatori, a sostegno dei loro cari in lotta.

Le autorità non arretrano davanti a nulla per spezzare questo sciopero che dura da 16 giorni. Forze speciali, mandate contro i minatori, hanno cercato di schiacciare la protesta con inaudita brutalità, utilizzando, senza neppure addurre alcun pretesto, i cannoni anti-sommossa da 37 mm con proiettili di gomma, i cannoni ad acqua e i gas lacrimogeni. Più di 20 minatori sono stati feriti, alcuni gravemente.

I procuratori hanno nel contempo aperto procedimenti contro gli organizzatori della protesta, minacciandoli di conseguenze finanziarie legate alle perdite della compagnia interessata dallo sciopero.

Tra i perseguiti, il sindacalista Krzysztof Labadz, uno dei dirigenti dello sciopero di sette ani fa’ della miniera “Budryk”, durato 46 giorni.

I minatori in sciopero esigono l’allontanamento del CEO della società, Jaroslaw Zagorski, la cui gestione ha portato la società sull’orlo del baratro.

Il governo, nonostante possegga più della metà delle azioni della società, non vuole cedere.

I minatori e le loro famiglie sono determinati. Difendono i loro posti di lavoro ma anche il diritto di protestare per tutti i lavoratori polacchi.

Facciamo appello ai sindacati e alle organizzazioni sociali di tutta l’Europa perché sostengano la nostra lotta e ci facciano giungere lettere di sostegno.

Solo la solidarietà internazionale, come nel caso della Grecia, può fare arretrare i dictat dei neoliberali al governo. Solo assieme possiamo affrontare la loro offensiva anti-sociale in Europa.

Boguslaw Zietek

Presidente del sindacato libero “Agosto 80” (WZZ « Sierpien 80 »)

12 febbraio 2015



[1] Solidarnosc”, ZZG (il sindacato miniere di OPZZ), FZZ (Forum dei sindacati), WZZ “Sierpien 80” (Sindacato libero “Agosto 80”), “Kadra” (Quadri)