Contagio e rivoluzione

Il “coronavirus-2”, oltre ai polmoni delle persone aggredite, mette alla prova la compagine sociale capitalistica, e ne mette a nudo le contraddizioni e il carattere classista, minandone la struttura economica, sociale e politica. Non si tratta semplicemente di ritirarci nelle nostre case e aspettare che passi, ma di difendere le condizioni di salute e di vita dei proletari, e lottare per una società migliore.

L’epidemia da coronavirus (COVID-19) è solo l’ultimo degli attacchi di agenti patogeni (virus, batteri e altro) alla specie umana, che nel passato li ha affrontati nella più totale o parziale ignoranza della loro natura, in preda alle più varie superstizioni, in assenza di condizioni minime di igiene. Si pensi alla peste che nel VI secolo uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone, e la peste nera che nel XIV secolo, proveniente dalla Cina, si diffuse in Europa tra il 1346 e il 1349 dai ratti tramite le pulci, uccidendo un terzo della popolazione, seguita con una frequenza di dieci anni o poco più da innumerevoli epidemie che hanno ucciso fino al 50% delle popolazioni colpite, fino alla “spagnola” che tra il 1918 e il 1920 infettò 500 milioni di persone (un quarto dell’umanità) uccidendone tra 50 e 100 milioni, all’”asiatica” il cui virus ancora nel 1957-60 uccise circa 2 milioni di persone.

A differenza che nel passato oggi il nuovo virus è conosciuto, analizzato e financo fotografato dall’uomo, che vanta oggi un dominio scientifico e tecnologico sulla natura come mai prima, ma:

  • La sua comparsa è stata dapprima negata e poi ignorata in Cina per non disturbare gli affari, finché non ha minacciato di mettere in ginocchio gli affari stessi, fin quando dagli strati proletari non ha cominciato a investire anche i borghesi;

  • Anche in Italia per non disturbare gli affari si è atteso a prendere misure drastiche per isolare il contagio finché esso non si era esteso su un’area di parecchi milioni di abitanti, e anche allora (dopo che tre governatori e il capo di stato maggiore sono risultati positivi) garantendo-imponendo che la produzione (di profitti per i padroni) procedesse indisturbata, anche senza adeguate misure di protezione, continuando così a diffondere il contagio tra i lavoratori e le loro famiglie;

  • Lo stesso meccanismo si sta riproducendo nel resto d’Europa e negli USA, chiudendo le stalle quando i buoi sono già scappati;

  • Scienza e tecnica sono in grado di salvare la vita a una grandissima maggioranza delle persone colpite, ma non ci sono sufficienti attrezzature di ventilazione per affrontare un’epidemia, a causa dei tagli alla sanità pubblica (la privata non ha interesse a un investimento che potrebbe essere redditizio solo un anno ogni dieci). In diversi ospedali i medici hanno dovuto scegliere di salvare i più giovani e lasciar morire i più anziani, per mancanza di apparecchi per la respirazione artificiale. Non ci sono sufficienti tamponi per isolare gli infetti. Come mai mancano?

  • Come mai in campo militare enormi apparecchiature (bombardieri, caccia, portaerei, fregate, carri armati, ecc.) che hanno lo scopo di ammazzare esseri umani e distruggere edifici vengono mantenute in funzione e sostituite con altre sempre più moderne, anche se non sono utilizzate in conflitti, mentre in campo medico non si predispongono strutture per far fronte alle epidemie ricorrenti? Perché la nostra società capitalistica, gli Stati, i governi spendono in strumenti di morte molto più che in strumenti di vita? Il costo di un F35 è pari al costo di oltre 7 mila ventilatori polmonari, più di quanti ce ne sono in tutta Italia!

  • Come mai in Italia la spesa per ricerca farmaceutica è pari a un trentesimo della spesa militare? Come mai alla fine del secolo scorso il 40% degli scienziati del mondo erano impegnati in ricerca militare, ricerca di morte?

  • Morire oggi per il coronavirus non è una ineluttabilità, è responsabilità del sistema capitalistico, delle sue priorità: il profitto, lo sfruttamento, la concorrenza, la guerra che è la loro continuazione con altri mezzi.

Per questo noi non ci ritiriamo in silenzio nelle nostre case.

Il coronavirus è indifferente alla classe sociale dell’organismo umano che aggredisce. Ma il capitalismo fa sì che a soffrirne maggiormente siano i lavoratori e gli strati meno abbienti. A partire dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità, sottoposti a ritmi stressanti per carenza di personale, esposti al contagio per mancanza di disposizioni e dispositivi di protezione adeguati.

Sostenendo le iniziative di sindacati come SI Cobas e AdL Cobas, chiediamo che solo chi lavora in servizi essenziali (alimentari, farmaci) continui a lavorare, previa dotazione di tutti i dispositivi e misure di sicurezza necessari per evitare il contagio; mentre chi lavora in produzioni non di immediata necessità sia messo/a in congedo retribuito fino all’esaurirsi dell’epidemia;

L’accordo governo-sindacati-imprenditori mira a tenere aperte fabbriche e magazzini costi quel che costi (in vite umane): tradisce la richiesta di fermo venuta da decine di fabbriche e magazzini. Ciò che viene vietato ai comuni cittadini perché fonte di contagio (spostarsi e frequentare luoghi affollati) viene invece imposto agli operai. Gli operai non devono rischiare la salute e la vita per il profitto: se continuano ad affollarsi in fabbriche e magazzini e nei mezzi di trasporto il contagio continuerà, vanificando i sacrifici imposti al resto della popolazione.

L’epidemia non deve diventare un pretesto per violare i diritti conquistati, per privare i lavoratori delle libertà di organizzazione, riunione, assemblea, sciopero, che dobbiamo continuare a esercitare, a difesa delle nostre condizioni di lavoro e salariali, nel rispetto delle misure di prevenzione.

Il virus ha avviato una spirale recessiva, a partire dal turismo, dagli eventi del made in Italy, dagli spettacoli ed eventi sportivi, dai pubblici esercizi, bar e ristoranti, le attività collegate alla scuola, ecc. Sono centinaia di migliaia, se non già milioni, i lavoratori rimasti a casa senza lavoro. Ciò avrà pesanti ripercussioni su tutti i consumi e le attività economiche. Questa spirale recessiva si estenderà probabilmente a livello europeo e oltre. Seguiranno crisi finanziarie, fallimenti, concentrazioni, e ulteriore disoccupazione.

Chiediamo una garanzia del salario e la conservazione del posto di lavoro per tutti coloro che restano senza lavoro!

Lottiamo per una riduzione generalizzata dell’orario di lavoro: lavorare meno, lavorare tutti!

Chiediamo la requisizione delle strutture della sanità privata, che si è arricchita coi fondi pubblici, per far fronte all’emergenza dell’epidemia.

Chiediamo prezzi calmierati o requisizione e distribuzione gratuita per mascherine, guanti monouso, disinfettanti sui quali farmacie e supermercati stanno gonfiando i prezzi e realizzando “profitti di guerra”a scapito degli strati più poveri che non se li possono permettere.

Ancora una volta, come con la crisi del 2008-09 da cui l’Italia non è mai uscita, i padroni cercheranno di far pagare il costo ai lavoratori, direttamente con la disoccupazione e la riduzione dei salari, indirettamente caricando i costi sul deficit pubblico e quindi sulle tasse che pagano i lavoratori. Lo stanno preparando il governo Conte e le destre, uniti su questo, con il consenso dell’UE a un nuovo deficit per 20 miliardi.

Come classe lavoratrice dobbiamo opporci a questa politica. Devono pagare i ricchi che in questi anni hanno accumulato grandi ricchezze sulle spalle dei lavoratori. Il costo della crisi va fatto pagare con un’imposta sul patrimonio del 10% più ricco, non messo sulle spalle dei lavoratori e dei loro figli attraverso il debito!

Soprattutto, il coronavirus ha reso evidente la contraddizione tra sistema capitalistico e i bisogni della specie umana, ci sta dando prova della necessità di rovesciare questo sistema, e sostituirlo con una società non divisa in classi, dove si produca per soddisfare i bisogni di tutti e non per il profitto di pochi. Dove la solidarietà internazionale tra i lavoratori sostituisca la concorrenza e la guerra tra capitalisti, sulla pelle dei proletari. Questo mentre ai suoi confini l’Europa combatte la guerra contro i profughi in fuga dalla guerra e dai massacri.

Al contagio del COVID-19 contrapponiamo il contagio delle lotte per la vita contro il profitto, e delle idee di rivoluzione e dell’unione internazionalista tra i proletari!

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