Dimissioni Ratzinger/Le lotte per il potere con Bertone: la verità nel documento di un anno fa’

Vaticano, scandali, lotte di potere
Infiltrato.it   130212

Dimissioni Ratzinger/Le lotte per il potere con Bertone: la verità nel documento di un anno fa’

+ Il Fatto quotidiano, 10,02.2012/12.02.2013 (“Complotto contro Benedetto XVI entro 12 mesi morirà”/Dimissioni Papa, in pole Scola: ciellino ex prof di filosofia di Berlusconi)

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Tesi (Infiltrato): le dimissioni del papa Benedetto XVI sono previste già da tempo, per questioni più politiche che religiose, per le molteplici lotte di potere dentro il Vaticano, che hanno visto una continua crescita del peso del cardinal Tarcisio Bertone, che alla fine ha estromesso il Papa da qualsiasi decisione politica (vedi caso Gotti Tedeschi).

–       Benedetto XVI si è dimesso. Non succedeva da 600 anni che un Papa si dimettesse. È capitato a Ponziano nel 235, a Giovanni XVIII nel 1009, a Benedetto IX nel 1045, al più famoso Celestino V nel 1294 e a Gregorio XII nel 1415.

–       Durante gli anni del suo pontificato troppi scandali, troppe vicende chiaroscurali, troppi personaggi scomodi, troppe lotte interne. L’ipotesi del complotto è tutt’altro che campata in aria. Al centro della vicenda lo scontro titanico, politico, con il cardinale Tarcisio Bertone, il suo crescente potere, i suoi uomini: un vero e proprio cerchio magico che, alla fine, ha estromesso il Papa da qualsiasi decisione politica (basti pensare al caso Gotti Tedeschi).

–       A tenere (realmente) le fila della politica vaticana è il segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

–       Tanti cardinali e vescovi “bertoniani” sono entrati nel circolo che conta del Vaticano, con importanti cariche politiche, prima ancora che spirituali. E tanti “nemici” sono stati pesantemente defenestrati.

–       Appena diventato sottosegretario nel 2006, infatti, Bertone fa a pezzi la vecchia struttura di Wojtyla:

 

–       nel 2010 il suo segretario storico Piero Pioppo viene nominato nunzio apostolico in Camerun;

 

 i due woytiliani Crescenzio Sepe e Renato Boccardo vengono fatti fuori, il primo viene defenestrato dagli incarichi romani e mandato a Napoli, il secondo spedito a Spoleto.

 

–       Ratzinger, secondo i ben informati, si sarebbe accorto da tempo del crescente potere in mano a Tarcisio Bertone e per contrastarlo nell’ultimo periodo il pontefice avrebbe preferito nominare in posizioni di rilievo cardinali e vescovi orientali, lontani dal cerchio magico italiano-europeo rispondente ai desideri del potente cardinale italiano.

 

–       La posizione di Bertone è tenuta in grande considerazione anche al di fuori del Vaticano. Basti pensare ai legami politici intrattenuti con Gianni Letta; Bertone sembrerebbe essere più vicino al centrodestra targato Berlusconi che al Terzo Polo montiano, ma anche al centro i suoi rapporti sono più che proficui:

o   Molto vicino anche a Lorenzo Ornaghi (rettore della Cattolica, l’università retta dall’Istituto Toniolo in mano ad Angelo Scola, acerrimo nemico di Bertone, che tempo fa aveva cercato di spodestarlo per sostituirlo con un suo uomo),

o   a Renato Balduzzi, a Francesco Profumo e allo stesso Mario Monti: ricordare i favori che il governo tecnico ha assicurato al Vaticano e agli interessi di Bertone: su tutti il finanziamento milionario (12,5 milioni) all’ospedale Bambin Gesù, gestito direttamente dal Vaticano, da persone molto vicine a Tarcisio Bertone.

–       Vicenda Gotti Tedeschi:

o   nel 2009 Bertone chiama alla guida del braccio economico del Vaticano, lo IOR, Ettore Gotti Tedeschi, sul quale si ricrede presto:

 

o   il motivo della rottura tra i due sarebbe l’opposizione del banchiere al desiderio di Bertone di creare una spa che inglobasse la gestione non solo del Gemelli ma anche del San Raffaele, da prelevare e ricapitalizzare per salvarlo dal fallimento. Da qui il siluramento di gotti Tedeschi.

o   Ma secondo voci, il vero motivo della rottura tra i due, oltre al progetto suddetto, sarebbe la scelta di Gotti Tedeschi di farsi volontariamente interrogare dai magistrati di Roma, nel quadro di un’inchiesta su presunte violazioni delle norme anti-riciclaggio che ha coinvolto lui e il direttore generale dello IOR Paolo Cipriani.

–       Il 10 febbraio 2012 Il Fatto Quotidiano pubblica, in esclusiva, un documento scritto in tedesco datato 30 dic. 2011, titolato “Mordkomplott”, complotto di morte. “Viaggio del Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011.

–       Durante i suoi colloqui in Cina,

 

o   dove non ha incontrato nessun esponente della Chiesa Cattolica, ma uomini d’affari italiani, che vivono o meglio lavorano a Pechino, e alcuni interlocutori cinesi,

–       il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi.

–       Per accreditare la veridicità dei fatti riportati il documento commenta: “Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare, che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano”.

o   Secondo il documento “strettamente confidenziale” (e non a caso redatto in tedesco), era in piedi un complotto per far fuori Benedetto XVI entro 12 mesi. Alla luce di quel documento le dimissioni di oggi appaiono inquietanti, anche se da sempre si favoleggia sulle congiure vaticane, sono stati scritti molti libri sulla morte sospetta di Giovanni Paolo primo.

 

o   L’art. descrive Romeo come molto influente in Vaticano e molto vicino a Ratzinger, e parla delle critiche che Romeo avrebbe rivolto al capo del Governo della Chiesa, il segretario di Stato Tarcisio Bertone.

 

o   Secondo la ricostruzione attribuita dal documento all’arcivescovo Romeo il successore designato da Papa Ratzinger sarebbe Angelo Scola, studente di Ratzinger a Friburgo, arcivescovo di Milano e molto vicino a Comunione e Liberazione, rapporto che, pur sembra aver rinnegato nel gennaio 2012 per gli scandali che stanno coinvolgendo Formigoni, è in realtà sempre continuato.

 

o   A metà anni Settanta fu mandato da don Giussani con Roberto Formigoni e Rocco Buttiglione ad Arcore per aiutare Berlusconi ad approfondire temi vari, (sistema politico italiano, filosofia, etc., come rivelato da marco Palmisano dirigente Mediaset, ed ex membro dei memores Domini di CL, di cui fa parte Formigoni).

o   Scola arriva a Milano nel momento in cui il movimento di CL è potente in Lombardia, Formigoni è presidente della regione, Berlusconi presidente del consiglio italiano.

Nel documento Bertone e Ratzinger sono descritti come una coppia di litiganti costretti a convivere nelle mura leonine; anche il rapporto fra Bertone e Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato.

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Dimissioni Ratzinger/Le lotte per il potere con Bertone: la verità nel documento di aun anno fa’

Papa Benedetto XVI si è dimesso. Non accadeva da 600 anni. Le sue dimissioni, però, non possono passare inosservate soltanto per questo. Durante gli anni del suo pontificato troppi scandali, troppe vicende chiaroscurali, troppi personaggi scomodi, troppe lotte interne. L’ipotesi del complotto è tutt’altro che campata in aria. Al centro della vicenda lo scontro titanico (e politico) con il cardinale Tarcisio Bertone, il suo crescente potere, i suoi uomini: un vero e proprio cerchio magico che, alla fine, ha estromesso il Papa da qualsiasi decisione politica (basti pensare al caso Gotti Tedeschi). Tutto sembrerebbe quadrare, soprattutto riprendendo il documento di un anno fa in cui si diceva che il Papa avrebbe avuto un anno di vita. Appunto.

 di Carmine Gazzanni

–          Benedetto XVI si è dimesso. Non succedeva da 600 anni che un Papa si dimettesse. È capitato a Ponziano nel 235, a Giovanni XVIII nel 1009, a Benedetto IX nel 1045, al più famoso Celestino V nel 1294 e a Gregorio XII nel 1415. Le dimissioni di Ratzinger, però, non possono passare inosservate solo per questo. Durante gli anni del suo pontificato troppi scandali, troppe vicende chiaroscurali, troppi personaggi scomodi, troppe lotte interne. L’ipotesi del complotto è tutt’altro che campata in aria. E, probabilmente, avevano convinto il Papa alle dimissioni già da tempo.

–          Ma partiamo da quanto accaduto oggi. Papa Benedetto XVI ha annunciato, in latino, durante il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, la sua decisione di lasciare il soglio di Pietro già dal prossimo 28 febbraio prossimo “per il bene della Chiesa”. Le sue parole sono state più che chiare: “Carissimi Fratelli – ha detto il Papa ai cardinali che certamente non si aspettavano un tale annuncio – vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Stando alle parole di Ratizinger, insomma, la decisione (certamente coraggiosa) sarebbe stata presa per mancanza di forze fisiche e mentali, necessarie per stare a capo del Vaticano.

–          UNA DECISIONE PRESA GIÀ DA TEMPO? – Eppure, come detto, i dubbi non sono affatto pochi. Andiamo indietro con lo sguardo per capire come l’ipotesi di dimissioni non sia affatto campata in aria e, più che probabilmente, covata già da tempo. La possibilità della rinuncia, infatti, non solo è prevista dal codice canonico, ma era stata citata dallo stesso Benedetto XVI nel libro intervista “Luce del mondo” pubblicato nel novembre 2010: “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, mentalmente e spiritualmente di svolgere l’incarico affidatogli Benedetto XVI – allora ha il diritto e in talune circostanze anche il dovere di dimettersi”. Un concetto esattamente speculare a quello espresso oggi. Insomma, è plausibile pensare che Ratzinger già allora, più di due anni fa, avesse in mente l’idea di arrivare a dimissioni. Molto forti, inoltre, sono anche le voci secondo cui la decisione sia stata presa per una grave malattia che avrebbe colpito il Papa (c’è chi parla di leucemia, chi di tumore). Per ora, però, non sono altro che voci. L’unica certezza è che il 28 febbraio terminerà il pontificato e già da marzo si inaugurerà il conclave.

–          TARCISIO BERTONE, L’UOMO DI POTERE (POLITICO) – Se si vuole ragionare sulle dimissioni di Ratiznger, però, non si può non tener conto della carica politica (oltrechè spirituale) che riveste il Papa. E, come ogni carica politica, compromessi, silenzi, giochi di potere sono all’ordine del giorno. Non si può negare, ad esempio (come d’altronde confermano tanti e tanti vaticanisti) che il potere in mano al segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone negli ultimi anni sia cresciuto incredibilmente: tanti cardinali e vescovi “bertoniani” sono entrati nel circolo che conta del Vaticano.

–          Per loro importanti cariche politiche, prima ancora che spirituali. E, di contro, tanti “nemici” sono stati pesantemente defenestrati. Appena diventato sottosegretario nel 2006, infatti, Bertone fa a pezzi la vecchia struttura di Wojtyla. I nemici vengono isolati. Sarà un puro caso, ma nel 2010 il suo segretario storico Piero Pioppo viene nominato nunzio apostolico in Camerun.

–          I due woytiliani Crescenzio Sepe e Renato Boccardo vengono invece fatti fuori: il primo viene defenestrato dagli incarichi romani e mandato a Napoli, il secondo spedito a Spoleto.

–          I LEGAMI DEL SEGRETARIO DENTRO E FUORI SAN PIETRO – Le tensioni interne, come ricordava pochi mesi fa Emiliano Fittipaldi su L’Espresso, sono state tali che il Papa, per la prima volta nella storia, è stato costretto per ben tre volte a sottolineare ufficialmente, sull’Osservatore Romano, la sua stima e fiducia per Bertone. Insomma, a tenere (realmente) le fila della politica vaticana è il segretario di Stato. Ancora più del Papa. Ratzinger, secondo i ben informati, se ne sarebbe accorto da tempo. E si sarebbe mosso proprio per contrastare il crescente potere di Bertone.

–          Prova ne è il fatto che, nell’ultimo periodo, il pontefice avrebbe preferito nominare in posizioni di rilievo cardinali e vescovi orientali, lontani dunque dal cerchio magico italiano-europeo rispondente ai desiderata del potente cardinale italiano.

–          Bertone, peraltro, non ha un forte ascendente (politico) solo sui porporati. La sua posizione è tenuta in altissima considerazione anche al di fuori del Vaticano. Basti pensare ai legami politici intrattenuti con Gianni Letta: non a caso Bertone sembrerebbe essere più vicino al centrodestra targato Berlusconi che al Terzo Polo montiano, sebbene – però – da buon democristiano anche al centro i suoi rapporti siano più che proficui.

–          Molto vicino, infatti, anche a Lorenzo Ornaghi (che peraltro è rettore della Cattolica, l’università retta dall’Istituto Toniolo, in mano ad Angelo Scola, da sempre acerrimo nemico di Bertone, tanto che quest’ultimo, tempo fa, aveva cercato di spodestarlo per sostituirlo con un suo uomo), a Renato Balduzzi, a Francesco Profumo e allo stesso Mario Monti. Basti, d’altronde, pensare ai favori che il governo tecnico ha assicurato al Vaticano e agli interessi di Bertone: su tutti il finanziamento milionario (12,5 milioni) all’ospedale Bambin Gesù, gestito direttamente dal Vaticano. Ergo: da persone molto vicine a Tarcisio Bertone.

–          LA VICENDA GOTTI TEDESCHI E IL LATO INQUIETANTE DELL’ANTI-RICICLAGGIO – Il potere politico del segretario di Stato è visibile anche richiamando un’altra vicenda che, tutt’oggi, resta assolutamente poco chiara e dai tratti inquietanti. Era il 2009 quando Bertone in persona chiama alla guida del braccio economico del Vaticano, lo IOR, Ettore Gotti Tedeschi. È la persona giusta, pensava in quel periodo l’arcivescovo. Salvo, però, ricredersi immediatamente. Secondo le versioni ufficiali, il motivo della rottura tra i due sarebbe da ritrovare nell’opposizione del banchiere al desiderio di Bertone di creare una spa che inglobasse la gestione non solo del Gemelli ma anche del San Raffaele

–          che, dunque, sarebbe stato prelevato e ricapitalizzato per salvarlo dalla sua condizione pesantemente debitoria. Gotti Tedeschi si oppose. Non sapeva, forse, che non accontentare i desiderata di Bertone avrebbe significato il suo siluramento. Cosa che, appunto, avvenne. Ma ecco il tratto inquietante della vicenda. Ancora oggi sono fortemente insistenti le voci secondo cui il vero motivo della rottura tra i due (oltre al disegno quasi imprenditoriale di Bertone appena ricordato) andrebbe ritrovato nella scelta di Gotti Tedeschi di farsi volontariamente interrogare (poteva decidere di non andare, la legge glielo consentiva) dai magistrati di Roma, in seguito a un’inchiesta su presunte violazioni delle norme anti-riciclaggio che ha coinvolto lui e il direttore generale dello IOR Paolo Cipriani. La Santa Sede non avrebbe apprezzato le chiacchierate con i pm, né le allusioni ad alcuni conti cifrati segreti. Quello che accade in Vaticano, deve restare in Vaticano. Questa la politica di Bertone. Per l’amore per la verità – di cui pure si parla nel Vangelo – non c’è spazio, quando si ricopre un incarico (quello di Bertone) che – è bene ricordarlo – è squisitamente politico.

–          LA VERITÀ DEL DOCUMENTO “CONFIDENZIALE” SUL COMPLOTTO CONTRO RATZINGER – Ecco allora che arriviamo alla conclusione di un discorso in cui i coni d’ombra sono certamente più abbondanti rispetto alle evidenze e alle certezze. Facciamo un ulteriore passo indietro decisivo. Era il 10 febbraio 2012 quando Il Fatto Quotidiano pubblicava, in esclusiva, un documento scritto in tedesco in cui campeggia una scritta: Mordkomplott, complotto di morte. Il testo non lasciava spazio a dubbi: “Viaggio del Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011. Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. In altre parole, secondo quel documento “strettamente confidenziale” (e non a caso redatto in tedesco), era in piedi un complotto per far fuori Benedetto XVI entro 12 mesi. Considerando che quel testo risale al 30 dicembre 2011, le dimissioni di oggi appaiono incredibilmente inquietanti. Che ci sia un legame tra quel documento e la decisione di Ratzinger di andare in pensione? I dubbi si addensano se andiamo avanti nella lettura di quel documento.

–          LA LOTTA INTERNA TRA RATIZINGER E BERTONE – Il testo si articola in tre paragrafi. Dopo il primo in cui si ricostruisce la figura molto influente in Vaticano e molto vicina a Ratiznger di Romeo, sono gli altri due a rivestire – anche per quanto detto sinora – un’importanza cruciale. Il secondo, infatti, si intitola non casualmente “Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone”. Qui grande spazio viene dato alle critiche che Romeo avrebbe rivolto al capo del Governo della Chiesa, il segretario di Stato Tarcisio Bertone. “Il Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli “affari quotidiani”, affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana”. Non solo: Bertone e Ratzinger vengono descritti come una coppia di litiganti costretti a convivere nelle mura leonine: “Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone sarebbe molto conflittuale. In un’atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto però, che non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico”.

–          LA SCELTA DI ANGELO SCOLA COME SUCCESSORE PER FRENARE IL POTERE BERTONIANO – Ed ecco, infine, il terzo paragrafo sulla “Successione di Papa Benedetto XVI”. Domanda: perché si parlava già allora (legandola alla questione Bertone) di “successione”, peraltro in un documento in cui si palesa la possibilità di un complotto di morte contro il Papa? Ecco, allora, che il cerchio si chiuderebbe: le dimissioni sono, come già dimostrato, in piedi da tempo, per questioni più politiche che religiose, per il crescente peso di Bertone che, negli anni, era riuscito a mettere su un cerchio magico accondiscendente, tramite il quale era cresciuto e si era affermato politicamente.

Non a caso Romeo, nel terzo paragrafo, afferma che “in segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità. Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre – così Romeo – il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato. Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina – prosegue il documento consegnato dal cardinale colombiano al Papa – in Cina continuando a trasmettere indiscrezioni”. A questo punto il quadro sarebbe ancora più chiaro: Benedetto XVI, stanco delle continue lotte interne politiche (ecco perché, peraltro, non sarebbe nemmeno una falsità quella secondo cui non avrebbe più la forza fisica e mentale per reggere il suo pontificato), avrebbe deciso di muoversi per lasciare il posto ad Angelo Scola, da sempre rivale di Bertone, in modo tale da contrastare il suo strapotere. L’ultimo disperato tentativo per frenare il peso politico dell’arcivescovo.

 Se così fosse il cerchio si chiuderebbe. Si legge ancora nel documento: “il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi”. Ecco il punto. Come sottolineato da un grande conoscitore del Vaticano come Antonio Socci, “nel testo del documento il cardinale non parla affatto di complotto per uccidere il papa: afferma semplicemente che il Pontefice avrebbe un anno di vita. Sono stati i suoi ascoltatori cinesi a concludere erroneamente che era la previsione di un attentato. Cosa c’è allora dietro questa assurdità?”. Ora abbiamo la risposta: il Papa ha avuto realmente un anno di vita. Ora ecco le sue dimissioni per lasciare posto ad un suo uomo. Nel tentativo di sedare il potere in mano a Tarcisio Bertone.

Le lotte politiche continuano a tener banco in Vaticano. E continueranno ancora a lungo. Con buona pace di chi, da lassù, guarda cosa accade in Vaticano. Vergognandosene, probabilmente.

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Il Fatto Quotidiano      120210
“Complotto contro Benedetto XVI entro 12 mesi morirà”

–          Un appunto consegnato un mese fa dal Cardinale Castrillon, a conoscenza del pontefice, riferisce quanto detto dal cardinale Romeo, arcivescovo di Palermo, nel novembre scorso in alcuni colloqui in Cina: "I suoi interlocutori hanno pensato, con spavento, che sia in programma un attentato contro il Papa". C’è anche il nome di Scola come possibile successore. Lombardi, portavoce della Santa Sede: "Talmente incredibile che non si può commentare"

di Marco Lillo | 10 febbraio 2012

Più informazioni su: Angelo Scola, Benedetto XVI, Federico Lombardi, Paolo Romeo, Tarcisio Bertone, Vaticano.

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–          Mordkomplott. “Complotto di morte”. Fa impressione leggere nero su bianco su un documento strettamente confidenziale e riservato, pubblicato in esclusiva dal Fatto che un Cardinale autorevole, l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo, prevede con preoccupante certezza la morte del Papa entro novembre del 2012. Una morte che, per la sicurezza con la quale è stata pronosticata, lascia intendere agli interlocutori del cardinale l’esistenza di un complotto per uccidere Benedetto XVI.

–          L’appunto è anonimo e reca la data del 30 dicembre del 2011. E’ stato consegnato dal Cardinale colombiano Darío Castrillón Hoyos alla segreteria di Stato e al segretario del Papa nei primi giorni di gennaio con il suggerimento di effettuare indagini per comprendere esattamente cosa abbia fatto e con chi abbia parlato l’arcivescovo Romeo in Cina.

–          Il Pontefice è stato informato del contenuto dell’appunto a metà gennaio scorso direttamente dal cardinale Castrillon durante un’udienza riservata e il Papa deve avere fatto un salto sulla sedia. Il documento si apre con una premessa in lettere maiuscole: “Strettamente confidenziale”. Probabilmente gli uomini che curano la sicurezza del Pontefice – a partire dalla Gendarmeria Vaticana guidata dall’ex agente dei servizi segreti italiani, Domenico Giani – stanno cercando di verificare le circostanze in cui sono state pronunciate quelle terribili previsioni e la loro credibilità. Da sempre si favoleggia sulle congiure vaticane e sono stati scritti molti libri sulla morte sospetta di Giovanni Paolo primo. Qui però siamo di fronte a un inedito assoluto. Mai nessuno aveva messo nero su bianco l’ipotesi di un complotto per far fuori il Papa. Un complotto che potrebbe realizzarsi da qui al novembre prossimo e che è inserito nel documento all’interno di un’analisi inquietante delle divisioni interne alla Chiesa che vedono contrapposti il Papa e il Segretario di Stato Tarcisio Bertone alla vigilia di una presunta successione, che ci auguriamo sia invece lontana nel tempo.

IL COMPLOTTO E I PROTAGONISTI

–          Secondo la ricostruzione attribuita dal documento all’arcivescovo Romeo sarebbe Angelo Scola, arcivescovo di Milano, il successore designato da Papa Ratzinger. Il documento in possesso del Fatto è scritto in lingua tedesca, probabilmente perché sia compreso appieno solo dal Papa e dai suoi stretti collaboratori e connazionali, come monsignor George Ganswin. Inizia con un lungo ‘oggetto’ in neretto: “Viaggio del Cardinale Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, a Pechino a novembre 2011. Durante i suoi colloqui in Cina, il Cardinale Romeo ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”.

–          Dopo questa premessa esplosiva, il testo si articola in tre paragrafi, ciascuno con un titolo in neretto. Il primo è “Viaggio a Pechino”; il secondo “Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone” e il terzo è “Successione di Papa Benedetto XVI”. Nel primo paragrafo si ricostruisce lo strano viaggio in Cina effettuato dall’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, un personaggio influente nella Chiesa: 73 anni, nominato Cardinale nel Concistoro del 20 novembre 2010 dal Papa, parteciperà al prossimo Conclave. Nato ad Acireale da una famiglia ricca e numerosa Romeo è un estroverso, amante della buona cucina e delle tecnologie tanto che sul sito della sua Arcidiocesi si legge “Seguici su Twitter” che secondo lui “il Signore avrebbe potuto usare per i dieci comandamenti”. Dopo una lunga carriera che lo ha portato in Filippine, Venezuela, Ruanda, Colombia e Canada fu nominato Nunzio in Italia e nel 2006 quando doveva essere nominato il presidente della Conferenza episcopale italiana, promosse una consultazione tra tutti i vescovi italiani, mai autorizzata e sconfessata da Benedetto XVI.

–          Anche il cardinale Castrillon de Hoyos fu sconfessato dal Papa per una sua lettera del 2001 nella quale si complimentava con un vescovo francese condannato per non avere voluto denunciare alle autorità civili un suo sacerdote, colpevole per abusi sessuali su minori. Castrillon, più vecchio di Romeo, appartiene alla corrente più tradizionalista della Chiesa e nel 2009 da presidente della Commissione “Ecclesia Dei“, quando si occupava dei Lefevbriani, non segnalò al Papa il pericolo rappresentato dalle posizioni antisemite del vescovo Williamson. A 80 anni nel 2010 è un pensionato e non parteciperà al prossimo conclave. Castrillon forse avverte come un’invasione di campo la visita di Romeo in Cina. Un paese nel quale è in corso una durissima repressione sulla comunità cristiana che si rifiuta di assoggettarsi al regime. Secondo quanto è scritto nel documento però Romeo non si sarebbe occupato di questo: “A novembre 2011 il Cardinale Romeo si è recato con un visto turistico a Pechino, dove, di fatto, non ha incontrato nessun esponente della Chiesa Cattolica in Cina, bensì uomini d’affari italiani, che vivono o meglio lavorano a Pechino, e alcuni interlocutori cinesi. A Pechino il Cardinale Romeo ha dichiarato di essere stato inviato personalmente da Papa Benedetto XVI per proseguire, o meglio verificare i colloqui avviati dal Cardinale Dario Castrillón Hoyos a marzo 2010 in Cina. Inoltre ha affermato di essere l’interlocutore designato del Papa per occuparsi in futuro delle questioni fra la Cina e il Vaticano”.

I TRE PARAGRAFI DEL DOCUMENTO

–          Nel primo paragrafo l’anonimo estensore del documento consegnato agli uomini del Segretario di Stato Bertone e del Papa da Castrillon sostanzialmente tratteggia un Romeo un po’ sbruffone. L’arcivescovo di Palermo si accredita come un antico amico del cardinale Castrillon, esperto di rapporti con le chiese clandestine dai tempi della sua esperienza nelle Filippine, e persino come il componente di una sorta di direttorio segreto che governerebbe la Chiesa di Ratzinger. “Il Cardinale Romeo ha sorpreso i suoi interlocutori a Pechino informandoli che lui – Romeo – formerebbe assieme al Santo Padre – Papa Benedetto XVI – e al Cardinale Scola una troika. Per le questioni più importanti, dunque, il Santo padre si consulterebbe con lui – Romeo – e con Scola”.

–          Poi arriva il paragrafo sulle critiche che Romeo avrebbe rivolto al capo del Governo della Chiesa, il Segretario di Stato Tarcisio Bertone. “Il Cardinal Romeo ha aspramente criticato Papa Benedetto XVI, perché si occuperebbe prevalentemente della liturgia, trascurando gli “affari quotidiani”, affidati da Papa Benedetto XVI al Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Chiesa Cattolica Romana”. Non solo: Bertone e Ratzinger sono descritti come una coppia di litiganti costretti a convivere nelle mura leonine: “Il rapporto fra Papa Benedetto XVI e il suo Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone sarebbe molto conflittuale. In un’atmosfera di confidenzialità il Cardinale Romeo ha riferito che Papa Benedetto XVI odierebbe letteralmente Tarcisio Bertone e lo sostituirebbe molto volentieri con un altro Cardinale. Romeo ha aggiunto però, che non esisterebbe un altro candidato adatto a ricoprire questa posizione e che per questo il Segretario di Stato Cardinale Tarcisio Bertone continuerebbe a svolgere il suo incarico”.

–          A questo punto, dopo aver premesso che “anche il rapporto fra il Segretario di Stato e il Cardinale Scola sarebbe altrettanto avverso e tormentato”, arriva il paragrafo nel quale ci si occupa della

–          successione del Papa, che vedrebbe in posizione privilegiata proprio il cardinale Scola, da sempre vicino a Comunione e Liberazione. “In segreto il Santo Padre si starebbe occupando della sua successione e avrebbe già scelto il Cardinale Scola come idoneo candidato, perché più vicino alla sua personalità.

–          Lentamente ma inesorabilmente lo starebbe così preparando e formando a ricoprire l’incarico di Papa. Per iniziativa del Santo Padre – così Romeo – il Cardinale Scola è stato trasferito da Venezia a Milano, per potersi preparare da lì con calma al suo Papato. Il Cardinale Romeo ha continuato a sorprendere i suoi interlocutori in Cina – prosegue il documento consegnato dal cardinale colombiano al Papa – in Cina continuando a trasmettere indiscrezioni”.

–          Ed ecco che, dopo avere esaminato il quadro dei rapporti conflittuali all’interno del Vaticano in vista della successione a Ratzinger, Romeo, secondo l’appunto, avrebbe gettato di fronte ai suoi interlocutori la bomba: “Sicuro di sé, come se lo sapesse con precisione, il Cardinale Romeo ha annunciato, che il Santo Padre avrebbe solo altri 12 mesi da vivere. Durante i suoi colloqui in Cina ha profetizzato la morte di Papa Benedetto XVI entro i prossimi 12 mesi. Le dichiarazioni del Cardinale sono state esposte, da persona probabilmente informata di un serio complotto delittuoso, con tale sicurezza e fermezza, che i suoi interlocutori in Cina hanno pensato con spavento, che sia in programma un attentato contro il Santo Padre”. Per accreditare la veridicità dei fatti riportati il documento maliziosamente chiosa: “Il Cardinale Romeo si sentiva al sicuro e non poteva immaginare, che le dichiarazioni fatte in questo giro di colloqui segreti potessero essere trasmesse da terzi al Vaticano”.

SUCCESSIONE, SMENTITE E IL GROVIGLIO VATICANO

–          La chiusura è dedicata al tema centrale che angoscia evidentemente l’estensore: la successione a Ratzinger: “Altrettanto sicuro di sé Romeo ha profetizzato che, già adesso sarebbe certo benché ancora segreto, che il successore di Benedetto XVI sarà in ogni caso un candidato di origine italiana. Come descritto prima, il Cardinale Romeo ha sottolineato, che dopo il decesso di Papa Benedetto XVI il Cardinale Scola verrà eletto Papa. Anche Scola avrebbe importanti nemici in Vaticano”. Il Fatto nella serata di ieri ha contattato telefonicamente il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi, per chiedere la posizione ufficiale del Vaticano su questo documento ma la sua risposta è stata: “Pubblicate quello che credete ma vi prendete una responsabilità. Mi sembra una cosa talmente fuori dalla realtà e poco seria che non voglio nemmeno prenderla in considerazione. Mi sembra incredibile e non voglio nemmeno commentare”.

–          Un atteggiamento di totale negazione dei fatti che appare discutibile perché il documento pone quesiti importanti non solo sulla salute e la sicurezza del Papa ma anche sulla situazione a dir poco sconcertante in cui versa la Chiesa. Benedetto XVI è il capo di una delle religioni più diffuse sulla terra. Per i cattolici (1,2 miliardi al mondo) è il custode della dottrina e – al di là della veridicità delle affermazioni contenute nell’appunto che va tutta verificata – questo testo deve essere portato all’attenzione dell’opinione pubblica. Una lettera simile non è una questione che può restare confinata nel circuito epistolare tra gendarmi, Segreteria di Stato e cardinali ma deve essere spiegata ai cristiani sempre più attoniti per quello che leggono sui giornali. Il Fatto ha già pubblicato il 4 febbraio scorso la lettera del Nunzio negli Stati Uniti, Carlo Maria Viganò, già segretario del Governatorato della Citta del Vaticano, nella quale l’arcivescovo formulava accuse gravissime sulla corruzione, i furti e le false fatturazioni dentro le mura leonine e accusava di presunti reati monsignor Paolo Nicolini, direttore dei Musei Vaticani.

–          Poi abbiamo pubblicato un documento esclusivo sui rapporti Aif-Uif che documentava la scelta del Vaticano di non fornire informazioni bancarie precedenti all’aprile del 2011 alle autorità antiriciclaggio. Ora si scopre un documento nel quale si parla senza remore di morte certa del Papa e si favoleggia persino di un possibile complotto per uccidere il Pontefice. Per questo l’appunto sulla morte del Papa deve essere pubblicato: perché se ne verifichi coram populo l’origine e la veridicità e soprattutto perché finalmente Santa Romana Chiesa esca dal silenzio e spieghi ai suoi fedeli (e non solo a loro) come è possibile che tra i cardinali e il Papa circolino previsioni certe di morte e ipotesi omicidiarie che solo a leggerle fanno venire i brividi.

da il Fatto Quotidiano del 10 febbraio 2012

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Il Fatto quotidiano       130212

Dimissioni Papa, in pole Scola: ciellino ex prof di filosofia di Berlusconi

–          Il cardinale che potrebbe diventare il prossimo Santo Padre tenne lezioni nella residenza di via Rovani a Milano al non ancora Cavaliere e fu discepolo di don Giussani. Dopo un lungo rapporto con Comunione e Liberazione l’anno scorso ha cominciato a prenderne le distanze quasi in concomitanza con la decisione allora segreta di Ratzinger di dimettersi

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 12 febbraio 2013

Angelo Scola

Più informazioni su: Angelo Scola, Benedetto XVI, Comunione e Liberazione, Dimissioni, Don Giussani, Papa, Silvio Berlusconi.

–          Il cardinale che potrebbe diventare Papa fu professore di filosofia di Silvio Berlusconi e discepolo di don Giussani. Anche se, dopo aver tenuto lezioni al meeting di Comunione e Liberazione, aver benedetto pellegrini ciellini diretti a Loreto, aver ricevuto le congratulazioni per la porpora dal fondatore di Cl, l’arcivescovo di Milano poco più di un anno fa ne ha preso le distanze con stizza. Forse per allontanare la sua figura da un altro ciellino doc Roberto Formigoni, finito nella bufera mediatica e giudiziaria: “Ma è possibile che uno deve avere non uno ma due peccati originali?” si era chiesto l’arcivescovo, sottolineando di ”non aver partecipato da vent’anni a riunioni organizzative” e ormai di “non conoscere tutti quelli che hanno meno di sessant’anni”. ‘

–          Il monsignor in cattedra in via Rovani per il non ancora Cavaliere. Nel corso degli anni, per la cronaca, si sono incontrati solo nelle occasioni ufficiali – per esempio nel maggio del 2003 per la posa della prima pietra del Mose a Venezia l’uno patriarca l’altro presidente del Consiglio – ma come ha rivelato Report nel novembre scorso il giovane sacerdote Angelo Scola (studente di Joseph Ratzinger a Friburgo), insieme a Roberto Formigoni e Rocco Buttiglione furono inviati a metà anni ’70 da don Giussani nella residenza milanese di via Rovani a casa dell’imprenditore che poi nel 1979 avrebbe acquistato “Il Giornale” e aveva necessità di approfondire alcuni temi. Don Giussani “guardava oltre le sacrestie” e il suo movimento aveva colpito l’imprenditore che già pensava in grande. A svelare le lezioni di filosofia, in una intervista al programma di Milena Gabanelli, era stato Marco Palmisano, già membro dei memores Domini di Cl (di cui fa parte il governatore uscente della Lombardia), dirigente Mediaset e presidente del Club Santa Chiara.

–          Tra gli studenti di Scola c’erano anche Marcello Dell’Utri e Fedele Confalonieri. E poco dopo Buttiglione, in una intervista, ha confermato che Berlusconi chiese a Giussani un seminario per farsi un’idea del sistema politico italiano. Argomenti di discussione e approfondimento politica, filosofia, antropologia, economia e anche famiglia. Tema di cui il non ancora Cavaliere, sposato con la prima moglie “di cui era innamoratissimo”, non aveva problemi a discutere con un sacerdote.

–          Scola e il rapporto “rinnegato” con Comunione e Liberazione. Con il suo arrivo a Milano il Fatto parlò di una sorta di rivincita di Scola che aveva lasciato il collegio ambrosiano per poi essere ordinato sacerdote lontano dalla curia milanese e grazie proprio a Cl. Dall’ordinazione il rapporto con il movimento non si è mai formalmente interrotto: nel giugno del 1982 è tra i relatori del convegno a Rimini, nel 1986 vola a Madrid a un corso di studi organizzato dalla Cl spagnola, il 20 luglio 1991 don Giussani gli fa avere le sue congratulazioni per la nomina a vescovo di Grosseto, nel 2002 Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, commenta la nomina del nuovo patriarca della città lagunare fa un esplicito riferimento a Cl, nel febbraio 2005 monsignor Albacete nel commentare la morte di don Giussani ringrazia Scola per avergli fatto da tramite. Ma non solo nel giugno Scola benedice i fedeli in pellegrinaggio (organizzato da Cl) verso il santuario di Loreto. Ci sono poi altre occasioni; come la scuola politica voluta da Formigoni nel 2008, il convegno dei cattolici del Pdl nel marzo del 2009 a Riva del Garda e ancora la partecipazione al convegno di Rimini nel giugno 2010.

–          Eppure l’arcivescovo di Milano con alcune dichiarazioni – gennaio 2012 per esempio quando ormai alcuni già sapevano che Ratzinger pensava a dimettersi o almeno lo stava per decidere – sembra aver rinnegato l’appartenenza a Cl e anche la sola vicinanza con Formigoni. “Negli ultimi vent’anni ci siamo visti sì e no una volta all’anno a Natale” aveva risposto. E ammonendo i cronisti a “non confondere verità e verosimile” aveva sottolineato: “Dicono ‘sono nati entrambi a Lecco, hanno militato entrambi in Comunione e liberazione, sono stati amici per tanto tempo. Sarà mai possibile che Scola non c’entri niente con Formigoni?’ No, non c’entra niente”. Insomma, sulla propria militanza in Cl, Scola si era chiesto ironicamente: “Possibile che uno si debba portare addosso non uno ma due peccati originali?”. Una domanda, la sua appartenenza al Cl, secondo l’arcivescovo senza senso, dovuta alla fissazione dei giornalisti che lo “tirano in ballo” quando si parla dell’organizzazione anche se io, spiegava “non ho più partecipato a riunioni organizzative e ormai non conosco nessuno tra quelli che hanno meno di sessant’anni”. Una versione confermata dal Celeste: “Siccome siamo stati educati in Cl, sembra che tra Formigoni, Scola e tanti altri, noti e meno noti, ci siano costantemente dei summit in cui si prendono decisioni insieme. Questo non è vero. Negli ultimi 20 anni, ben che vada, per il tradizionale scambio degli auguri di Natale. Io e Scola ci conosciamo e siamo amici da tantissimi anni ma è vero che negli ultimi 20 anni ci siamo visti, ben che vada, per gli auguri di Natale”. Poi nell’aprile del 2012 Scola a una domanda sbottava: “‘Cosa ne so io di Comunione e Liberazione, non parlo di queste cose, né’ di Cl né di Formigoni né di altro”.

–          Quando Scola era arrivato a Milano – su raccomandazione della nuova guida di Cl Julian Carron anche per la vicinanza al centrodestra – sembrava che Cl, un movimento piccolo ma potentissimo per lo più in Lombardia, sembrava aver messo a segno il punto della vittoria. Anche perché al governo della Regione c’era Formigoni e a quello dell’Italia l’ex alunno Berlusconi. ”Sono convinto che il fatto di provenire da Comunione e Liberazione mi darà una possibilità di apertura, di dialogo, di confronto e di accoglienza con tutte le realtà della mia diocesi; mi darà freschezza e duttilità” diceva Scola, ma era il lontano 1991 e lontano era anche il soglio pontificio.

 

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