Dove va la Germania? (1)

Alle recenti elezioni in Germania, i Socialdemocratici (SPD) sono risultati il primo partito, con uno scarto risicato di 10 seggi sull’Unione Cristiano-Democratica e la sua alleata Unione Cristiano Sociale (CDU/CSU) cfr. nota 1. Nelle prossime settimane o mesi si dovrà definire una coalizione di almeno tre partiti. I numeri consentono quattro soluzioni (nota 2), ognuna con grandi incognite sia in politica interna che in politica internazionale.

Anche molti lavoratori italiani seguono con interesse quello che avviene in Germania, consci dell’interconnessione economica che lega Italia e Germania, sia pure nella disparità di peso. La Germania è il primo fornitore e il primo cliente dell’Italia. Quest’ultima è il sesto fornitore e il sesto cliente della Germania (dati 2019). Il saldo è negativo per l’Italia (-11,4 miliardi di €). Le imprese tedesche partecipate o controllate da capitale italiano sono oltre 2.100, concentrate nel nord e occupano più di 81.000 dipendenti. Gli investimenti tedeschi in Italia sono ripartiti su oltre 1.800 imprese, concentrate al Nord, e creano circa 125.000 posti di lavoro.

Qualche lavoratore avrà fatto attenzione anche al programma “di sinistra” del candidato socialdemocratico Scholz. Su questi temi potrebbe trovare una convergenza coi Verdi (Grüne), ma non con i Liberal-democratici (FDP) molto più attenti al bilancio, propensi a un taglio delle tasse e in generale a una politica liberista. La necessità di un compromesso per realizzare una coalizione darà quindi un alibi ai socialdemocratici per non realizzare o realizzare solo in parte il loro programma elettorale.

È probabile che la maggioranza dei lavoratori italiani pensino che i loro colleghi tedeschi stanno certo meglio di loro (= salari più alti, welfare più generoso ecc.).

Ma è davvero così?

Se si guarda ai grandi gruppi industriali, alle Banche, al Pubblico Impiego è vero, ma se si guarda all’insieme del proletariato no.

Partiamo da coloro che vivono sotto la linea di povertà (fissata a 892 € al mese) o a rischio povertà (che hanno un reddito inferiore a 969€).

I tedeschi che nel 2019 vivevano sotto la linea di povertà erano 12 milioni (il 15,5% del totale) e come in Italia molti sono bambini (nota 3). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare i poveri non si concentrano a Est, ma sono equamente in tutto il paese, ad es. nella Ruhr occidentale dove miniere e siderurgia sono in netto declino. Dal 1990 ad oggi, chi ha potuto usufruire delle rendite (da immobili o da azioni) si è arricchito, chi vive del suo salario e della pensione si è impoverito. Sono a rischio povertà gli anziani, le madri single e le famiglie numerose, nonostante il sostegno del governo alle famiglie con figli, certo più forte di quanto avvenga in Italia (nota 4).

Nel 2019 240 mila pensionati sono andati a vivere all’estero, una piccola parte in paradisi tropicali, ma la maggioranza in Austria, Romania, Ungheria, Croazia e Bulgaria, dove il costo della vita è decisamente più basso e con mille € di pensione o meno si vive decorosamente (sono 11 milioni, cioè il 62% dei pensionati quelli che sono in questa situazione).

Nel 2020 anche in Germania è aumentata la disoccupazione che ha colpito in particolare i lavoratori precari e gli immigrati (Fonte Bundesagentur für Arbeit 2020).

Inoltre, benché dal gennaio 2019 il salario minimo orario sia stato fissato a 9,19€, esso non si applica a tutti i lavoratori: sono esclusi gli apprendisti, i disoccupati di lungo periodo, gli interinali, i lavoratori part time, settori come agricoltura, tessile, molte categorie del terziario (commercio, ristorazione). Questa situazione riguarda almeno 5 milioni di lavoratori, pari al 16% del totale, con un’alta presenza delle donne e dei giovani. Non esistono dati certi per i settori non coperti da contrattazione che ci sono ovviamente anche in Germania.

Come si è detto all’inizio il programma elettorale della SPD è pieno di proposte “sociali”: salario minimo orario a 12 €, blocco degli sfratti nelle aree soffocate dalla speculazione immobiliare, asili e scuole elementari gratuiti, idem per internet, sussidi per i trasporti pubblici nelle città, sovrattassa del 3% per i redditi superiori a 250mila euro annui da usare per ridurre le differenze sociali (una sorta di minipatrimoniale), l’accesso paritario alle cure mediche per tutti i cittadini.

Senza avere troppe illusioni sul fatto che questi buoni propositi saranno attuati, si deve prendere questo programma come la spia di problemi reali che riguardano milioni di elettori.

Nella ricca Germania capitalistica si può essere molto poveri e non arrivare alla fine del mese, come in Italia o negli Usa: mutti (mamma) Merkel a questo non ha posto rimedio.

E questo significa che più che nel futuro governo i lavoratori tedeschi devono avere fiducia nella propria capacità di organizzarsi e di lottare.

Con buona pace di sovranisti e patrioti, i lavoratori italiani e quelli tedeschi hanno in comune gli stessi problemi, soffrono le stesse ingiustizie e incertezze per il futuro; per loro l’unica strada è la lotta contro la borghesia, indipendentemente dalle divisioni nazionali.


Nota 1: In Germania il sistema elettorale è un misto di proporzionale e maggioritario, la cui complessa somma porta alla conquista dei seggi totali in Parlamento. Quest’anno i seggi totali sono 735. Ecco i risultati 2021:

Nota 2: Una eventuale Coalizione SPD Verdi e FPD avrebbe 416 seggi, quindi una solida maggioranza. Se invece si concludesse un accordo fra CDU-CSU sempre con Verdi e FPD i seggi sarebbero 406, anche qui una maggioranza solida. Qualcuno ventila una possibile alleanza fra i primi due partiti o con i Verdi (520 seggi) o con l’FDP (485 seggi) se la convivenza Verdi-FDP si dimostrasse impossibile. La Linke non viene presa in considerazione sia per il modesto risultato che per le posizioni non abbastanza centriste (es. le nazionalizzazioni) e la AfD, benché largamente predominante nell’Est del paese, non è presa in considerazione da nessuno dei due principali aspiranti cancellieri per la sua netta collocazione a destra. Anche se all’opposizione nel paese, tuttavia AfD si avvia a diventare un forte partito regionale nell’ex DDR.

Nota 3: Nel 2019 in Italia vivevano in povertà assoluta 4,6 milioni di individui pari al 8,4% (dati Istat). Un anno dopo, col Covid, sono cresciuti di un milione. Il limite di povertà è fissato in Italia a 817 € al mese se si vive in una città del Nord, ma a 554 se si vive in un piccolo centro al Sud.

Nota 4: Le famiglie tedesche con figli percepiscono il Kindergeld (219 € al mese per il primo e secondo figlio, 225 per il terzo e 250 per il quarto) indipendentemente dal reddito. Se il reddito è molto basso si aggiunge il Kinderzuschlag, pari a 185€ per ogni figlio. Se il reddito supera i 70 mila € annui, in alternativa si usufruisce di uno sconto fiscale di 8.400€ a figlio.

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