Facchini ancora in piazza a Bologna

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Ieri pomeriggio ancora una volta c’è stato a Bologna un corteo in solidarietà ai facchini licenziati da una cooperativa che lavorava per la Granarolo, multinazionale del latte travestita da cooperativa. La vicenda ormai è nota a livello nazionale. I facchini (tutti stranieri) sono stati licenziati per avere scioperato contro la decurtazione del salario del 35%. Subito dopo il licenziamento è scattata la mobilitazione dei facchini che, supportati dal loro sindacato, il SI COBAS hanno convocato un corteo a Bologna e attuato numerosi picchetti davanti all’ingresso dei magazzini della Granarolo e causando con questo ingenti perdite al colosso del latte. La lotta sembrava avere avuto un esito positivo con il raggiungimento nell’estate di un accordo del cui rispetto si era fatto garante il Prefetto di Bologna. L’accordo prevedeva il reinserimento dei licenziati attraverso un programma articolato in diverse scadenze (23 lavoratori entro il 30 settembre e successivamente il gruppo residuo). L’accordo è stato totalmente disatteso dalla controparte padronale, solo pochissimi lavoratori sono stati ricollocati. La rimanente parte è da lunghi mesi senza salario, alcuni lavoratori hanno ricevuto lo sfratto e il taglio delle utenze. La loro situazione economica con il passare dei mesi si è fatta sempre più drammatica (la maggioranza di loro ha famiglia a carico). Nonostante il pensiero ricorrente che vuole gli stranieri tutti criminali, spacciatori o borseggiatori, questi lavoratori per i quali lo spettro della fame sta rischiando di diventare una tragica realtà, non hanno nessuna intenzione di trasformarsi da proletari in delinquenti e rivendicano il loro lavoro dal quale sono stati illegittimamente cacciati. Hanno pertanto ripreso sin da ottobre i presidi davanti alla Granarolo e fatto un nuovo corteo a Bologna il 23 novembre. La speranza era ovviamente che questa nuova impennata della lotta spingesse il Prefetto a muovere il culo e costringere i padroni a mantenere l’impegno e riassumere i lavoratori. Niente di tutto questo si è verificato. Il nuovo Prefetto, succeduto al precedente, andato in pensione, non si è per niente attivato per dare una svolta e i padroni hanno lasciato marcire i lavoratori nella miseria più nera. Esasperati i facchini hanno ripreso con determinazione la lotta davanti ai cancelli, stavolta piazzandosi in modo stabile con un camper davanti alla Granarolo e mettendo in pratica picchetti ancora più efficaci che hanno comportato file chilometriche di camion impossibilitati a caricare la merce destinata alla distribuzione. In questo clima si sono svolti i fatti della settimana scorsa: durissimo intervento della polizia e dei carabinieri, lavoratori e solidali riempiti di botte, uso di spray urticanti spruzzati in faccia ai lavoratori, uso smentito dai vertici della polizia ma dimostrato da filmati che hanno fatto il giro dell’Italia, arresto di due facchini, delegati sindacali del Si Cobas, poi rilasciati dopo alcuni giorni, fermo di numerosi manifestanti,successivo picchetto del giorno seguente e nuovi tafferugli ai cancelli.

In seguito a questi eventi i padroni della Granarolo, atteggiandosi a vittime e lamentando ingenti perdite hanno fatto appello a tutte le istituzioni per porre termine al “clima di violenza” e per impedire i blocchi della produzione. Come d’incanto il sindaco di Bologna, il miserabile Merola che mai una sola parola aveva detto sulla situazione di infame sfruttamento a cui sono sottoposti tutti i lavoratori della logistica e non solo quelli che lavorano per Granarolo, il presidente della provincia di Bologna, il prefetto, la questura, la CISL, la CGIL, le associazioni padronali tutte, comprese ovviamente le cooperative e perfino la CNA hanno preso posizione contro la violenza e l’impossibilità per la Granarolo di svolgere la sua attività d’impresa. Deputati di destra e di sinistra(tutti ugualmente al servizio dei padroni) si sono cimentati in interrogazioni parlamentari a favore della multinazionale del latte. Con una ben orchestrata messa in pratica della “neolingua” inventata più di 60 anni fa dallo scrittore inglese Orwell si è fatto credere che i violenti fossero i lavoratori e i solidali, quando, come dimostrano tutti i filmati sono stati loro a prendere botte senza reagire se non con una resistenza passiva. Si è fatto credere che la Granarolo fosse innocente rispetto ai licenziamenti mentre sapeva benissimo e profittava del vergognoso livello di sfruttamento che riservavano ai lavoratori le coop che lavorano in appalto per essa, così come lo sanno il sindaco, il Prefetto, i sindacati di stato CGIL, CISL, UIL. Il boss della Granarolo, Calzolari ha perfino dichiarato di sentirsi minacciato e per questo dover girare sotto scorta.

Tutte queste infamie nascondono solamente la verità che ormai questa vertenza sta rendendo sempre più evidente agli occhi di tanti lavoratori, pensionati e disoccupati: i padroni hanno al loro servizio completo tutte le istituzioni dello Stato: polizia, magistratura, amministrazioni locali, partiti borghesi di qualsiasi colore, stampa di qualsiasi tendenza. Vogliono impedire che nel sistema della Lega Coop, che domina sull’economia e la politica bolognese, entri un sindacato indipendente e combattivo a rompere il monopolio della CGIL, il sindacato amico del potere locale.

Qualcuno tra i nostri lettori potrà domandarsi: avete ragione, tutto quello che dite è vero ma è anche vero che i lavoratori e i loro solidali pur non avendo commesso atti di violenza, anzi averla subita, hanno pur sempre commesso degli atti illeciti, bloccare la distribuzione dei prodotti è infatti un atto illegale. Non saremo certo noi a negare questo fatto ma noi a questo lettore non possiamo che rispondere: non è illegale anche il licenziamento di lavoratori che scioperano per difendere il salario contrattuale? E perché le forze dell’ordine, l’ispettorato del lavoro non hanno impedito che si compiesse questa azione antioperaia e antisindacale? Caro lettore cosa altro dovevano fare i lavoratori licenziati? Lasciarsi morire di fame o suicidarsi per permettere ai giornalisti al servizio dei padroni di scrivere in poche righe che un altro lavoratore è morto a causa della crisi? Dovrebbero andare a rubare e finire in carcere lasciando le loro famiglie in una miseria ancora più nera? Tutto questo mentre i padroni della Granarolo continuano a fare profitti milionari e politici e funzionari sindacali continuano a vivere in modo gaudente sulle spalle di chi si spezza la schiena per poter garantire a sé e alla famiglia una stentata sopravvivenza? Noi diciamo no a questo schifo. Noi diciamo che i facchini licenziati dalla Granarolo meritano tutto il sostegno da parte della classe lavoratrice e per questo in tutti questi mesi abbiamo appoggiato la loro lotta e anche ieri eravamo con loro in corteo a Bologna. Ieri abbiamo visto tante persone in piazza, sicuramente meno di quello che avremmo sperato, una partecipazione tuttavia sufficiente da far capire ai padroni e ai loro scagnozzi politici e sindacali che questi lavoratori non sono soli. Abbiamo appreso , con grande gioia, che cominciano a ricevere la solidarietà non soltanto di altri facchini impiegati nel settore della logistica, ma anche di lavoratori di altri settori: gli insegnanti di una scuola elementare di Bologna si sono attivati per raccogliere fondi a loro favore e lo stesso hanno fatto alcuni dipendenti del Comune di Bologna. Tali iniziative vanno estese e rafforzate: solo una generosa solidarietà della classe lavoratrice può dare forza ai facchini nella loro lunga battaglia contro il gigante delle cooperative e la sua corte di lacchè.

W i lavoratori licenziati dalla Granarolo
Solidarietà militante con la loro lotta


Combat – Comunisti per l’Organizzazione di Classe

 

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