Ferrovieri di nuovo in sciopero

sciopero-treni-G_06

In questo periodo, in Europa, il settore dei trasporti ferroviari vive una grande stagione di lotte. Lo sciopero di giugno dei ferrovieri francesi è quello che ha avuto maggiore impatto mediatico e che ha avuto una risonanza che ha oltrepassato i confini dello stato francese. Anche gli scioperi in Svezia e in Belgio dimostrano che questo reparto della classe lavoratrice europea non accetta passivamente il deterioramento delle condizioni di lavoro che si vuole loro imporre.

Per quanto riguarda i ferrovieri in Italia, la loro situazione è negli ultimi anni notevolmente peggiorata a causa di contratti collettivi firmati, sotto dettatura della controparte aziendale, da CGIL, CISL, UIL e dalla stessa Orsa, organizzazione che, in teoria, doveva essere alternativa ai corrottissimi sindacati confederali e che si è, invece allineata alla loro pratica di svendita dei lavoratori .Il peggioramento è stato reso ancora più grave dall’azione dei vari governi che hanno riformato il settore in modo tale da rendere il trasporto ferroviario un calvario per i viaggiatori e un ergastolo per i lavoratori. Particolarmente pesante per i ferrovieri si è rivelata la riforma delle pensioni dei banksters Monti–Fornero: essa ha comportato un allungamento repentino di circa 9 anni della soglia pensionistica in una categoria che paga un tributo di sangue notevole in termini di infortuni e morti sul lavoro. L’infame riforma ha compromesso la stessa possibilità, soprattutto per macchinisti, capotreni e manovratori, di proseguire la loro attività lavorativa in quanto l’usura derivante dallo svolgimento di tali mansioni è così gravosa da poter compromettere, raggiunti certi livelli di età, l’ idoneità allo svolgimento della mansione stessa, dato che il lavoratore non riesce a mantenere per cause fisiologiche i requisiti necessari per poter continuare a fare il suo lavoro (per i macchinisti è prevista annualmente una verifica dei requisiti psicofisici). Si arriva pertanto al paradosso di un numero sempre maggiore di lavoratori, fortemente provati sul piano fisico, che devono, non potendo andare in pensione e non potendo per ragioni psicofisiche svolgere il loro lavoro, essere ricollocati (chissà dove e chissà quando) o in mancanza di collocazione “rottamati” o, per usare il linguaggio di lorsignori, “esodati” senza stipendio né pensione.

I ferrovieri hanno pertanto tutte le ragioni del mondo per essere incazzati e non a caso gli ultimi scioperi sono stati molto partecipati. Ora sono ancora in sciopero dopo che il ministro Poletti ha imposto ai suoi Parlamentari-scagnozzi di rimangiarsi il progetto di modifica (migliorativa per i lavoratori e per gli esodati) della riforma Monti-Fornero. L’astensione dal lavoro è iniziata , per quanto riguarda il traffico merci, il 10 luglio dalle ore 21, mentre per il traffico passeggeri comincia dalle ore21 del 12 luglio, sempre per 24 ore. Lo sciopero è indetto dai sindacati di base CUB, USB, CAT (Coordinamento Autoorganizzato Trasporti).

La piattaforma di lotta merita di essere conosciuta perché, non va dimenticato, se talvolta i media danno notizia delle ferrovie, mai si degnano di esporre quali sono le ragioni che spingono i lavoratori a lottare, rinunciando a una giornata di salario. Gli scioperanti si battono contro il ridimensionamento del trasporto ferroviario, la progressiva diminuzione del Servizio Base e del trasporto merci e gli investimenti carenti nel Servizio regionale, contro un sistema di trasporto che investe nei servizi ad alto costo e condanna le fasce sociali più deboli della popolazione a servizi scadenti, inefficienti e sovraffollati. Chiedono, inoltre, una rappresentanza dei lavoratori che sia espressione delle reali istanze dei lavoratori stessi. Per questo motivo individuano nei recenti nuovi Accordi sulla Rappresentanza siglati da CGIL, CISL e UIL un grave pericolo, in quanto attraverso essi si cerca di blindare accordi sempre peggiori, sottoscritti in base alle esigenze aziendali dai sindacati asserviti impedendo a chi è contrario agli accordi-bidone di potersi opporre. Tutto ciò ovviamente senza danno per il parassitario ceto sindacale di CGIL, CISL e UIL ma con danno grave per chi quotidianamente sgobba per guadagnare il salario necessario a sopravvivere. Le altre rivendicazioni sono:

  1. Riduzione dell’orario di lavoro settimanale da 38 a 36 ore a parità di stipendio, con incremento annuale della retribuzione pari all’inflazione reale;
  2. Assunzione di giovani a tempo indeterminato;
  3. Riduzione dell’età pensionabile e riconoscimento previdenziale dell’usura nelle specifiche lavorazioni;
  4. Valorizzazione delle scuole professionali con ripasso e certezza della formazione preventiva rispetto all’entrata in vigore delle variazioni normative.

Ci sono poi specifiche e particolari richieste riguardanti il personale di bordo e di macchina, il personale delle officine, verifica, infrastruttura, manutenzione e manovra e per il personale di uffici, assistenza e vendita. Tra tali rivendicazioni specifiche merita particolare attenzione quella attraverso la quale si rifiuta il tentativo di ridimensionare il ruolo del Capotreno, aumentando contemporaneamente il sovraccarico di responsabilità del macchinista. Non si esagera dicendo che questo tentativo portato avanti dalla dirigenza della ferrovia con la complicità dei soliti confederali è un vero e proprio atto criminale: mentre si aumenta lo stress e la responsabilità del personale di bordo, contemporaneamente aumenta in modo pericolosissimo il rischio per l’incolumità dei lavoratori e dei passeggeri che utilizzano le ferrovie.

Come si vede si tratta di rivendicazioni genuinamente classiste, per nulla corporative, totalmente differenti dalle fumisterie delle tradizionali piattaforme di CGIL, CISL e UIL. Finalmente una piattaforma rivendicativa che porta avanti gli interessi dei lavoratori anziché farsi carico degli interessi dell’azienda!

Dell’insieme dei salariati i lavoratori dei trasporti costituiscono un reparto particolarmente importante. Non va dimenticato che l’ultimo sciopero generale (dei sindacati di base ovviamente, CGIL, CISL e UIL non ne fanno da quando i loro padrini politici sono al governo) del 18/10/2013 ha avuto successo prevalentemente tra i lavoratori dei trasporti, in particolare del trasporto urbano. Non è un caso che il presidente della Commissione di garanzia sugli scioperi, in realtà una commissione antisciopero, si è lamentato che nel 2013 tra servizi ambientali e nei trasporti ci sono state 2393 proclamazioni di sciopero per un totale di 666 scioperi (una media di due al giorno) di cui ben 293 astensioni nel settore dei trasporti (aerei, ferrovie, trasporti locali).

In un momento in cui la grande massa dei lavoratori salariati in Italia ancora assiste passivamente al continuo peggioramento delle sue condizioni, ci auguriamo che la lotta portata avanti dai ferrovieri abbia un pieno successo e che possa fungere da stimolo all’organizzazione e alla lotta per tutte le altre categorie dei lavoratori.