[Genova] A fianco dei lavoratori in lotta contro ogni cappa sindacale

Da tempo, i media sono soliti applicare l’appellativo “selvaggio” ad uno sciopero che racchiude invece in sè le caratteristiche di uno sciopero vero, ossia il blocco dell’attività produttiva cercando di causare il danno maggiore colpendo dove ‘fa più male’. E’ in realtà un metro di misura di come il padronato sia riuscito a spuntare nel tempo l’arma dello sciopero cercando di ridurne forza e effetti in ogni frangente.Questa volta a Genova non è andata proprio così.Di fronte all’annuncio di privatizzazione dell’AMT (l’Azienda Municipalizzata Trasporti) fatto dalla giunta Doria che si è rimangiata le promesse fatte dal suo candidato in campagna elettorale, gli autisti sono scesi in sciopero senza preavviso, con l’adesione totale dei lavoratori.

La questione alla base della mobilitazione (che sono anche conseguenza diretta dei malumori e dell’inquietudine che hanno da tempo i lavoratori AMT con la propria situazione lavorativa in balia di mutevoli e mai chiari piani aziendali) è la destinazione della futura gestione di AMT : da una parte l’annunciata privatizzazione aziendale e dall’altra l’aumento della quota di patrimonializzazione dell’azienda da parte del Comune e della Regione.

I sindacati confederali e il sindacato autonomo Faisa Cisal che dal 1986 è il sindacato maggioritario nel settore degli autoferrotranvieri, hanno indicato come una possibile salvezza la permanenza nel pubblico di AMT.

Ma oggi è così sicuro affermare che il rimanere nel pubblico sia meglio che ritrovarsi domani nel privato?

Sono cronaca recente gli accordi capestro fatti passare dai sindacati nel maggio scorso che hanno portato ad una riduzione salariale e normativa, oltre che ad una riduzione delle ferie, un accordo passato nonostante tutto con un’esigua maggioranza e tutt’ora ancora non digerito dai lavoratori.

Tornando allo sciopero di questi giorni, se per selvaggio si intende uno sciopero al di fuori di ogni controllo che non sia quello dei lavoratori stessi, pensiamo che, anche se questo è ciò che ci auspichiamo sempre, non sia esatto dare questa rappresentazione delle dinamiche di lotta. Il controllo sindacale c’è stato e continua ad esserci: i sindacati tra cui anche lo stesso Faisa Cisal hanno adottato una tattica di lotta extrasindacale, certamente portando la lotta in terreni a cui non sono abituati.

Le burocrazie sindacali in questo senso possono benissimo spingersi su un terreno di lotta più radicale: è proprio questa capacità che garantisce loro la sopravvivenza. Non si spiegherebbe altrimenti la loro permanenza in questo settore dopo, ad esempio, l’atteggiamento da loro tenuto all’epoca delle lotte che intrapresero gli autisti genovesi nel 2005, quando i sindacati tutti, ad un certo punto delle mobilitazioni, frenarono l’ acuirsi delle lotte che erano in corso, o quando non fecero nessuna vera opposizione a suo tempo, alla legge 146 (legge che disciplina il diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali; in particolare il settore del trasporti pubblico vedeva minato alla base tale diritto in quanto lo sciopero per essere valido deve essere autorizzato dalle autorità con un preavviso oltre all’impossibilità di essere totale in quanto i lavoratori devono garantire la copertura di una fascia oraria “protetta”, pena la precettazione) per mezzo della quale proprio oggi sulla testa dei lavoratori AMT pendono multe per centinaia di euro per gli scioperi di questi 4 giorni .La stessa legge è già stata “interpretata” anche contro il movimento di sciopero nel settore della logistica, e in particolare alla Granarolo di Bologna. Solo un movimento di sciopero generalizzato al di fuori delle norme di regolamentazione può spazzare via le norme antisciopero.

La risposta di classe data in questi giorni dai lavoratori ha fatto emergere le potenzialità di quella che potrebbe essere la vera forza espressa da questa lotta: allargare la singola lotta ad altre realtà lavorative non solo come successo in questi giorni con rappresentanze di lavoratori AMIU e ASTER ma anche quella di altre realtà come ad esempio quella dei lavoratori del porto, e della CULMV.

In questo contesto ricordiamo anche la situazione ancora più tragica dell’azienda provinciale del trasporto pubblico ATP in grave crisi finanziaria che vede minacciare i posti di lavoro di centinaia di lavoratori.

In questi giorni, abbiamo più volte partecipato alle mobiltazioni degli autisti che hanno intrapreso iniziative di lotta quali l’occupazione del Comune di martedì, cortei, blocchi stradali. E abbiamo visto la voglia dei lavoratori delle altre realtà municipalizzate ad affiancare quella degli autisti in lotta. Una lezione di classe che dobbiamo tenere presente.

Per noi l’obbiettivo di contrastare l’annunciata privatizzazione di AMT costituisce un falso problema.

Tra chi scrive c’è chi ha lavorato alle dipendenze AMT per trent’anni e conosce bene le dinamiche interne dei sindacati, sia di quelli ufficiali che quelli di base, di questo settore.

Una vera lotta classista si pone come obbiettivo l’unione di tutte le realtà di lotta del territorio e non dovrebbe far apparire come una panacea l’alternativa del controllo “pubblico” ma anzi, mettere in guardia e difendere a tutti i livelli i lavoratori dal capitale che sia nelle vesti di “pubblico” sia in quelle di “privato” calpesta e distrugge periodicamente ogni conquista di classe. A fianco dei lavoratori in lotta. Solo la lotta paga.

Combat-COC Genova

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