I COMUNISTI ITALIANI E LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA. La stampa clandestina (1936-1939)

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MIRELLA MINGARDO
I COMUNISTI ITALIANI E LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA. La stampa clandestina (1936-1939)

246 pagine, 640 note parte delle quali biografiche QUADERNI DI PAGINE MARXISTE – IV BIANCA

La bibliografia sulla guerra di Spagna si arricchisce della dettagliata ricerca storica di Mirella Mingardo, che si concentra sull’azione dei volontari italiani in particolare i comunisti, da quelli “ufficiali” agli eretici, questi ultimi inquadrati nella Colonna Lenin del POUM, con l’obiettivo di aprire la strada, tramite la lotta armata rivoluzionaria contro le truppe di Franco, alle collettivizzazioni e alla rivoluzione sociale.

Col filo conduttore del ruolo della stampa clandestina, l’autrice analizza le fasi del conflitto fino al tragico esito, che contribuì anche tra gli oppositori italiani a far crollare le speranze, generare stanchezza e rassegnazione alla vigilia di nuovi sconvolgimenti.

Dopo l’esaltazione per la proclamazione dell’impero con la conquista dell’Etiopia, nel maggio 1936, il regime fascista, contrariamente alle aspettative, era entrato «in una fase di logoramento organico» sia al vertice che in periferia. La dittatura imboccava la via del declino proprio negli anni in cui procedeva con maggiore decisione al processo di fascistizzazione, che avrebbe dovuto condurre al definitivo superamento del vecchio modello liberal-borghese, e favorire una più concreta totalitarizzazione del Paese.

La guerra di Spagna si insinuò nel declino del comune consenso al regime e si rivelò il primo mattone nella costruzione del rifiuto; essa fu l’inizio del tardo abbandono dell’esaltazione fascista a favore di un atteggiamento maggiormente critico nei confronti del governo di Mussolini, premessa a una reazione più generalizzata e progressiva.

Gli italiani giunti in Spagna come volontari (oltre cinquemila) appartenevano un po’ a tutte le classi sociali, anche se in gran parte erano operai. Erano in maggioranza persone non più molto giovani, provate da lunghi anni d’esilio, animate dalla precisa volontà di lottare finalmente contro il fascismo.

Dei volontari italiani che partirono per la Spagna allo scoppio della guerra civile, molti erano fuoriusciti, rifugiatisi all’estero per sfuggire alle persecuzioni fasciste; tra i comunisti, non pochi furono coloro che raggiunsero il fronte anticipando le indicazioni di partito e la stessa Internazionale.

La decisione dell’URSS di inviare armamenti alla repubblica non stava a significare “solidarietà internazionalista”, ma la volontà di condizionare la politica del governo e dei partiti del fronte popolare.

Con l’infiltrazione degli agenti dell’NKVD – la polizia segreta sovietica – nei posti chiave nella polizia segreta repubblicana, gli stalinisti riuscirono a formare «una polizia nella polizia, con proprie carceri, proprie sedi, proprie comunicazioni». In tale contesto fu «un gioco eliminare silenziosamente dissidenti ed avversari politici», anarchici, poumisti, trotskisti. In tal senso si distinsero anche gli agenti stalinisti italiani: i “Carlos Contreras”, i Codovilla …

Come scriveva «Prometeo», la Russia, senza dubbio, temeva una vittoria del fascismo, ma ancor di più una successiva lotta del proletariato spagnolo contro il suo governo democratico, lotta che se avesse trionfato avrebbe riportato «in modo più acuto ed ineluttabile il problema dell’intervento internazionale armato, cioè la guerra, per schiacciare la vittoria proletaria».

La guerra civile di Spagna fu la “prova generale” del secondo macello mondiale. La guerra imperialista poi scoppiò ugualmente, ma dopo l’avvenuta demolizione del proletariato spagnolo e internazionale.

Oggi, anche e soprattutto in questa fase convulsa di scontro e di ridefinizione degli assetti tra le singole potenze nel mondo, gli insegnamenti della guerra civile spagnola continuano ad essere più che mai attuali.

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I COMUNISTI ITALIANI E LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA. La stampa clandestina (1936-1939)