I disoccupati sempre più stritolati dalla crisi si cominciano a organizzare

Mentre il nuovo ciarlatano che governa l’Italia sta piazzando la sua bufala sui presunti ottanta euro da distribuire ai lavoratori a basso reddito, le condizioni materiali dei salariati, dei pensionati e dei disoccupati precipitano sempre più in basso. I cortigiani che applaudono il nuovo “salvatore della patria” da giornali e televisioni poco si curano di rendere note le enormi sofferenze delle famiglie proletarie che non riescono più a tirare avanti. In particolare la crisi ha determinato la definitiva terzomondizzazione dell’Italia meridionale ed è proprio in martoriate terre che più la disoccupazione e la sottoccupazione si sono cronicizzate a un punto tale da non lasciare altra necessità che la lotta per non soccombere a una miseria senza speranze.

Mercoledì scorso nel centro di Palermo si è svolta una manifestazione indetta da un coordinamento di disoccupati sorto recentemente. Il corteo, dopo una serie di blocchi stradali è terminato davanti alla prefettura del capoluogo siciliano. Ancora più eclatante l’iniziativa di lotta che c’è stata all’inizio della settimana a Cagliari. Nel capoluogo sardo da alcuni giorni decine di famiglie protestano davanti alla sede dei servizi sociali del Comune per il ritardo nei pagamenti dei cosiddetti servizi di povertà. La cosa ha avuto uno sviluppo “clamoroso”: dopo una ulteriore mattinata di protesta nel quartiere popolare di San Michele, con annessa contestazione dell’assessore alle politiche sociali, nel pomeriggio una decina di donne che nella mattinata avevano partecipato alla protesta si sono recate nei supermercati Auchan e LD e, dopo avere riempito i carrelli sono uscite senza pagare dichiarando di non avere i soldi per dare da mangiare alle famiglie. Ovviamente sono intervenute le forze dell’ordine e le donne saranno denunciate.

Lungi da noi la sopravvalutazione di tali episodi: sappiamo fin troppo bene quanto sia lunga la strada dell’organizzazione di un vero e proprio movimento di disoccupati organizzati capace di incidere e ottenere risultati tangibili in grado di alleviare le sofferenze patite. Tuttavia anche da episodi come questi si evince che la cappa di piombo della passività, della sfiducia, della delega alle istituzioni, lentamente sta cominciando a cedere il posto alla lotta e all’organizzazione.

Sarà però necessario, per non fare disperdere queste prime manifestazioni di lotta, acquisire la coscienza che il localismo è un fattore di debolezza: i disoccupati e i senza reddito per alleviare le loro sofferenze devono necessariamente coordinarsi a livello nazionale e, in prospettiva, almeno a livello europeo. Devono inoltre dotarsi di una piattaforma comune e condivisa che si cerchi di imporre con la lotta ai governi nazionali e all’Unione Europea.

Riduzione generalizzata dell’orario di lavoro, diminuzione dell’età pensionabile e soprattutto salario garantito per tutti sono a nostro avviso le parole d’ordine che devono unire i disoccupati in un fronte unico con i cassintegrati e i salariati dal posto di lavoro sempre più traballante.

LAVORO O NON LAVORO DOBBIAMO E VOGLIAMO VIVERE!

Combat – Comunisti per l’Organizzazione di Classe

Leave a Reply