Il governo Meloni e il reato di tortura

È diffuso in Italia, anche a sinistra, il luogo comune secondo cui in Italia la polizia e le istituzioni non sono violente. Fa parte del cliché degli Italiani “brava gente”, utilizzato a lungo dall’imperialismo nostrano per nascondere le vergognose violenze operate nei paesi colonizzati (i lager libici o l’iprite contro gli etiopi).

Certo in Italia non siamo ancora alle “esecuzioni” in diretta dei giovani neri a cui gli Usa ci hanno abituati.

Ma non dimentichiamo che il nostro Stato “democratico” trasferì senza alcuna modifica il Codice Rocco fascista nella propria legislazione. Che le forze di polizia non furono epurate dei responsabili di tortura e eccidi. Che una amnistia fece cadere nell’oblio tutti i reati fascisti. Che la repressione contro operai e lavoratori nel secondo dopoguerra non aveva nulla da invidiare a quelli del periodo fascista.

I morti ammazzati in scioperi e manifestazioni costituiscono un lungo lugubre elenco, per non parlare degli “omicidi di stato” avvenuti nelle carceri (nota 1).

Questa è la doverosa premessa.

Venendo all’oggi, a fine novembre 2022 Fratelli d’Italia presenta una proposta di legge per abrogare gli art. 613bis e 613 ter della legge 110/2017 che riguardano appunto il reato di tortura.

È una promessa che Giorgia Meloni aveva fatto nello stesso anno ai sindacati di polizia e carabinieri. Oggi la legge è approdata in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati.

Cominciamo dalla storia della legge e degli articoli.

Una legge che non tutela granché, ma che dà comunque fastidio a Meloni

All’origine ci sono le violenze perpetrate dalle forze dell’ordine alla scuola Diaz nel 2001 durante il G8 di Genova e nella caserma di Bolzaneto ai danni di arrestati con false accuse o prefabbricate (nota 2).

Amnesty International richiese ufficialmente nel 2002 un’indagine sull’operato delle forze dell’ordine e parlò di “una violazione dei diritti umani di proporzioni mai viste in Europa nella storia recente”. E denunciò che due dei condannati erano stati promossi in seguito. Critiche arrivarono anche dal Parlamento Europeo.

Per anni le vittime di Genova hanno presentato denunce, ricorsi, fatto manifestazioni. Nei processi svolti in Italia contro i responsabili non si poté o non si volle procede, perché “non identificabili”. Molti reati furono fatti cadere in prescrizione. Al contrario la Corte Europea di tutela dei diritti dell’uomo accolse molti ricorsi dei feriti e menomati, mentre respinse quelli degli agenti (nota 3).

Finalmente il 7 aprile 2015, comunque con i tempi tipici di una istituzione borghese, sempre la stessa Corte europea ha dichiarato all’unanimità che a Genova fu violato l’articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo che riguarda il divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti“.

Nella stessa sentenza la Corte criticò l’assenza del reato di tortura nella legislazione italiana, presente invece nella normativa comunitaria e internazionale, sottolineò che non si era potuto individuare i colpevoli per la mancanza di collaborazione della polizia, che i pochi responsabili individuati non erano stati puniti perché il reato era caduto in prescrizione.

Di fatto nessuno dei responsabili delle atrocità ha fatto un solo giorno di carcere e ci è voluta la Corte di Strasburgo perché fossero condannati a pene pecuniarie.

La legge 110 del 14 luglio 2017 nasce quindi in ritardo per le pressioni della Corte Europea. Introduce nel Codice Penale italiano i reati di tortura e di istigazione del pubblico ufficiale alla tortura, rubricati sotto gli articoli 613-bis e 613-ter.

Se ne occupò subito il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite che nel suo rapporto del 6 dicembre 2017, pur apprezzando l’istituzione del Garante per i diritti delle persone detenute, riteneva la legge del tutto inadeguata (nota 4), in particolare perché non erano specificatamente citati i pubblici ufficiali, perché dava meno rilevanza alle condotte condannate; Il Comitato esprimeva preoccupazione perché il reato era stato di nuovo inserito fra quelli soggetti a prescrizione, insisteva sulla necessità che anche in Italia esistesse una Istituzione autonoma a protezione dei diritti dell’uomo, infine sottolineava che non erano introdotte garanzie adeguate per la tutela dei detenuti (nota 4).

In sostanza il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite ritiene gli art. 613bis e 613 ter della legge 110/2017 inadeguati a proteggere i cittadini italiani dalle violenze di Stato.

Abbiamo citato il parere di due organismi che dagli Stati della borghesia vengono definiti super partes, ma potremmo citare molti articoli di giuristi che sottolineavano come la sentenza e il rapporto di fatto ritenevano gli alti gradi della polizia, quindi lo stato italiano, complici dei fatti di Genova per aver coperto i responsabili e il Parlamento italiano responsabile per aver concesso ai reati di tortura la prescrizione. Per la cronaca ricordiamo che alla data della legge era in carica il Governo Gentiloni e Presidente della Repubblica era il “nonno della patria” Mattarella.

Interessante le motivazioni di Fratelli d’Italia nel presentare la legge e cioè che occorre tutelate la polizia carceraria e che i due articoli non sono conformi alle vere intenzioni dell’ONU.

Ricordiamo invece che Salvini, caldo promotore della proposta di abolizione degli articoli 603 bis e ter, ai tempi tentò di minacciare Ilaria Cucchi quando chiese giustizia per il fratello e ricordiamo anche che solo l’ostinazione dei parenti delle vittime di violenza in carcere ha permesso alcune volte di superare il muro di omertà e ottenere giustizia. Inoltre non è ancora passato un anno da un ulteriore richiamo all’Italia della Corte Europea, richiamo che riguardava la condizione dei carcerati. Perché fatti come quelli di Genova sono ancora di attualità.

Ricordiamo le rivolte e le morti sospette in pieno lockdown del marzo 2020 nelle carceri di Modena (9 morti), Rieti (3 morti) Bologna (1 morto). Morti che non saranno mai chiarite perché il gip ha deciso l’archiviazione, agevolato dal fatto che molti dei morti erano stranieri.

Ricordiamo il pestaggio operato da 283 agenti di polizia penitenziaria nel carcere Uccella di S. Maria Capua Vetere il 6 aprile 2020, documentato dalle telecamere, negato con forza dalle autorità che hanno messo in atto un depistaggio in piena regola (nota 5).

Il governo parte dalla convinzione che riuscirà nell’intento perché ha la maggioranza nel governo. E potrebbe magari riuscire. I commenti dell’opposizione sono ovviamente negativi, ma non sembra abbia tutta questa ansia di mobilitarsi sull’argomento. La stampa ne ha fatto una notizia di cronaca, di un giorno o poco più, soprattutto la televisione ha passato via.

Ora, da marxisti noi non confidiamo sulle leggi, compresa la Costituzione, per difenderci dalle angherie. La storia ha dimostrato che a questo fine sono determinanti i rapporti di forza politici, la lotta determinata, insomma. E in ogni caso l’esperienza ci insegna che una norma antioperaia una volta approvata si deve sudare sette camicie per abolirla e quindi è meglio fermarla prima che dopo. E chissà perché siamo convinti che Meloni e C intendano offrire alla polizia maggiori garanzie di impunità, non solo nel reprimere tossicodipendenti, transessuali, ladruncoli o altri “indesiderabili (anche loro naturalmente), ma per reprimere i lavoratori, soprattutto quelli che lottano.

Il primo decreto anti-rave insegna.

Io credo che questo tentativo di Fratelli d’Italia meriti tutta la nostra attenzione, foss’anche solo per segnalarlo con tutti i particolari anche a chi si sente tiepidamente di sinistra o comunque “contestatore legalitario”, perché la destra ha una tradizione in questo senso (e la Meloni la conosce bene).

Rileggetevi quel testo attribuito a Brecht!

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare” (nota 6).

Note

  1. cfr https://www.carlogiuliani.it/archives/per-non-dimenticarli/1599 oppure https://thevision.com/attualita/cucchi-aldrovandi-morti-di-stato/
  2. https://it.wikipedia.org/wiki/Fatti_del_G8_di_Genova
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Processi_e_decisioni_giudiziarie_sul_G8_di_Genova
  4. https://archiviodpc.dirittopenaleuomo.org/d/5801-pubblicate-le-osservazioni-del-comitato-onu-contro-la-tortura-sulla-situazione-italiana
  5. https://www.osservatoriodiritti.it/2021/06/17/carcere-modena-rivolta-8-marzo-indagini-decessi-detenuti-santanna/
    https://www.lifegate.it/strage-carceri-2020
    https://www.repubblica.it/cultura/2023/01/10/news/il_pestaggio_nel_carcere_di_santa_maria_capua_vetere_diventa_uninchiesta_firmata_da_nello_trocchia-382788297/
    I fatti sono raccontati nel libro “Pestaggio di Stato” di Nello Trocchia
  1. Il testo viene da un sermone del pastore Martin Niemöller, erroneamente attribuito a Brecht, modificato nelle varie situazioni di lotta per i diritti civili e contro la repressione https://it.wikipedia.org/wiki/Prima_vennero

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