Il non voto della Lombardia

BREVE RICOSTRUZIONE DELLE REGIONALI 2023 IN LOMBARDIA

utilizzando i dati e non le fanfaluche: il “popolo” ha sfiduciato tutti, compreso Fontana. Diamogli fiducia nella lotta!

I giornali di martedì esaltavano la vittoria del centrodestra e interpretavano il voto come una conferma dell’approvazione dell’operato della Meloni.

Una chiara menzogna banalizzatrice.

In Lombardia avevano diritto a votare 8 milioni di persone, 128 mila in più che nel 2018.

Bianche e nulle sono calate (93 mila circa contro le 148 mila del 2018).

Il primo partito si conferma quello dell’astensione con 4.671.529 “non voti”, ben 2.551.335 in più rispetto al 2018.

Scoprire da dove arrivano è interessante.

Fontana prende 1.018.892 in meno di 5 anni fa. Un 150 mila sono andati a Moratti.

All’interno della coalizione la Lega subisce un tracollo superiore persino a quello del Movimento 5 Stelle, passa da più di un milione e mezzo di voti a 478 mila.

Forza Italia perde in egual misura, ma siccome parte da 750 mila voti, si vede meno comunque prende 208 mila voti.

Fratelli d’Italia fa un percorso inverso. Partiva da 191 mila voti e arriva a 725 mila. Quindi recupera 535 mila voti, ma Salvini e Berlusconi insieme ne hanno perso 1.720.000 circa.

I voti andati a Moratti sono un po’ meno del bottino elettorale di varie piccole liste di sostegno a Fontana nel 2018. Moratti poi ha recuperato 122 mila voti da Azione, che si possono considerare persi dal candidato della sinistra.

Majorino con i suoi 1.101.417 voti ne perde mezzo milione rispetto a Giorgio Gori. E’ la somma dei 380 mila voti persi dal PD e i voti persi da varie liste di appoggio del 2018 (in tutto circa 247 mila ) più quelli ceduti ad azione (122 mila). Le perdite sono parzialmente compensate dai 113 mila voti portati dal M5S, dai 93 mila della coalizione Sinistra Verdi e dai 110 mila della lista Majorino for President, senza contare che Liberi e Uguali non ha presentato un suo candidato).

Le cose sono certamente un po’ più complesse (non abbiamo considerato il Grande Nord e nemmeno CasaPound), ma all’incirca è andata così.

Clamoroso il crollo del M5S, ben 862 mila voti perduti, per fortuna che c’è Salvini. I due partner superstiti del Conte Uno hanno certamente deluso il loro elettorato!

Dai voti assoluti vogliamo passare alle tanto sbandierate percentuali?

Se dalle percentuali sui pochi votanti, che contano per le poltrone, passiamo alle percentuali sugli elettori, che ci danno la misura del “consenso popolare”, otteniamo questa impietosa tabella:

Fontana ha vinto con poco più di un voto su 5 elettori (1 su 3 nel 2018), Majorino ha preso 1 voto su 7 elettori, lo strepitoso successo di Fratelli d’Italia corrisponde al 9% degli elettori, la Lega è crollata dal 20 al 6%, il PD dal 13 all’8% e i 5Stelle dal 12,4 all’1,4%…

Le destre hanno preso le poltrone, ma la gente ha sempre meno fiducia anche in loro.

Occorre dare alla maggioranza dei astenuti tra i lavoratori la fiducia nella possibilità di organizzarsi e lottare collettivamente, perché hanno intuito che non è una crocetta su una scheda che può cambiare questa società.

La manifestazione contro la guerra del 25 febbraio a Milano è una prima occasione.

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