Il ricatto di Fincantieri va respinto!

Attenzione alla trappola di una finta trattativa!
Teniamo duro, e allarghiamo la lotta!

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Lavoratori, lavoratrici,

in pochi giorni Fincantieri vi ha sferrato due colpi, uno più violento dell’altro: ha disconosciuto la RSU appena eletta dai lavoratori e varato una nuova organizzazione del lavoro che prevede il turno di notte e il passaggio al 6×6, accompagnando le sue decisioni con il ricatto: o vi piegate, o la Viking Star non si farà a Marghera.
A Fincantieri non basta avere costruito negli appalti, che fanno ormai quasi il 70% delle navi, un vero e proprio sistema di lavoro schiavistico, e spesso mafioso (altrimenti perché firmare un “patto anti-mafia” poco più di un mese fa?). Ora vuole disporre a suo piacere dei propri dipendenti diretti, operai e impiegati. Vuole: 1) cancellare l’organizzazione operaia in fabbrica; 2) tagliare i salari di 100-150 euro al mese (è questo che accade con gli orari plurisettimanali e se il sabato diventa una giornata lavorativa normale); 3) imporre una “flessibilità” del lavoro illimitata. E tutto ciò senza dare alcuna garanzia sul mantenimento dell’attuale organico.
E’ il metodo-Marchionne a Marghera!
Bono & Co sono diventati più aggressivi di due anni fa. Allora pretendevano di chiudere definitivamente Sestri e Castellammare, segare altre migliaia di posti di lavoro, avviare la privatizzazione, quotarsi in borsa, etc. La forza della risposta operaia li costrinse a tornare indietro, ma poi – con l’aiuto determinante degli apparati di FIM-UILM e anche della FIOM – sono riusciti ad aggirare l’ostacolo dividendo i cantieri e imponendo a Sestri, Castellammare, Ancona e Monfalcone accordi con centinaia di espulsi e più di 1.500 lavoratori a cassa integrazione.
Ma a tutto c’è un limite.
E i lavoratori di Marghera hanno risposto al nuovo attacco con grande compattezza e determinazione. I picchetti contro lo straordinario sono stati i più partecipati e decisi degli ultimi anni. Gli scioperi articolati sono riusciti molto bene, estesi anche agli operai degli appalti. Nessuno dei padroncini convocati e sobillati da Fincantieri ha osato forzare i picchetti. L’assemblea di fabbrica ha respinto il piano padronale senza se e senza ma. Gli operai e molti impiegati hanno dimostrato così di non temere la minaccia di spostare la Viking Star altrove, e continuano a spingere per nuovi presidi e mobilitazioni.
Ora Fincantieri sembra voler fare un mezzo passo indietro. Ha riconosciuto la RSU, non quella eletta dai lavoratori, però. Sembra disposta a far cadere il 6×6. Sembra disposta a discutere soluzioni per l’orario diverse da quelle che pretendeva di imporre. Sembra, sembra… perché ha adottato questa tattica pochi giorni fa ad Ancona per poi imporre alla RSU un accordo che, nella sostanza, dà mano libera alla direzione con la possibilità di andare anche oltre le 112 ore per l’orario pluri-settimanale. In breve, il diktat è questo: bisogna fare le nuove navi con organici tagliati, salari ridotti e orari decisi dal padrone.
E quindi: attenzione alla trappola di una finta trattativa!
Nonostante la risposta di lotta, nonostante qualche mezzo passo indietro della direzione, il piano padronale è ancora sul tavolo. E per respingerlo davvero, bisogna continuare la mobilitazione delle ultime settimane e fare tutto il possibile per allargare la lotta, rivolgendosi anzitutto ai lavoratori degli altri cantieri e lavorando a rimettere in piedi il coordinamento di tutti i cantieri come un vero coordinamento operaio di lotta. Per smontare il ricatto padronale, non c’è modo più efficace, per oggi e per il domani, che lavorare ad unire di nuovo tutti i cantieri in un solo fronte.
Ma potete guardare con fiducia anche fuori dalla Fincantieri. E’ vero: poco o nulla si muove. C’è paura, c’è passività, c’è disorientamento tra le lavoratrici e i lavoratori. Ma c’è anche tanta rabbia repressa per i soprusi, le umiliazioni, i ricatti quotidiani sui luoghi di lavoro, la disoccupazione dilagante, i debiti che salgono, il non poter mettere su famiglia, il vedere le proprie famiglie un passo dopo l’altro andare sul lastrico mentre c’è chi continua ad accumulare fortune. E a questa rabbia, a queste decine e centinaia di migliaia di lavoratori la vostra lotta può e deve rivolgersi, può e deve essere un esempio, un incitamento, un invito a uscire dalla rassegnazione e dare battaglia. Come lo è stata la lotta coraggiosa e ben organizzata degli operai immigrati della logistica, che stanno sfidando colossi come Ikea, Granarolo, la Coop, Esselunga, etc. resistendo efficacemente anche alle misure di rappresaglia di padroni e governo.
Dare battaglia insieme qui a Marghera, che sta diventando un cimitero di fabbriche, dare battaglia aperta in tutto il paese. Contro un padronato che anche nella crisi continua a macinare profitti sulla vostra pelle. Contro i banchieri e una classe padronale che pretendono di imporre ai lavoratori, con il governo Letta-Berlusconi, un’altra catena di sacrifici per ripagare un debito di stato cresciuto a esclusivo vantaggio di sfruttatori e parassiti.
Non saranno gli appelli, gli inviti, le preghiere dei bonzi sindacali a far tornare indietro Fincantieri o Fiat o il governo. Sarà esclusivamente la ritrovata forza dei lavoratori, della classe lavoratrice! L’organizzazione e l’auto-organizzazione dei lavoratori in nuovi organismi di lotta totalmente svincolati dalle compatibilità del capitale, e vincolati a una sola legge: la difesa dura, intransigente dei bisogni e delle aspettative di chi vive del proprio lavoro. Organismi che uniscano occupati e disoccupati, sfruttati e sfruttate, autoctoni e immigrati, lavoratori e studenti senza alcun futuro. Organismi determinati a sbarrare la strada ai nuovi, violenti attacchi in corso e capaci di trarre forza ed ispirazione dalle magnifiche lotte dei proletari egiziani, greci, bangladeshi, cinesi, vostri e nostri fratelli di classe.

Marghera, 3 luglio 2013

 

Centro di iniziativa comunista internazionalista
Comitato permanente contro le guerre e il razzismo

com.internazionalista@gmail.com
comitato.permanente@gmail.com

 

Ci riuniamo il martedì alle 20, presso il Centro di documentazione sul movimento operaio W. Wolff, a Piazzale Radaelli, 3 – Marghera

 

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