Il voto emiliano e calabrese allarga il baratro tra democrazia borghese e masse proletarie

Emilia Romagna 2014

I dati delle recenti elezioni amministrative sono più chiari che mai: in Emilia e in Calabria oltre il 60% dell’elettorato attivo si è rifiutato di aderire allo stanco rito ed alla farsa della democrazia borghese: quella in cui ti chiamano periodicamente a decidere chi dovrà opprimerci e sfruttarci in nome e per conto dei padroni.

Gran parte di quel 60% che ha disertato le urne sono come sempre proletari, operai, disoccupati e precari senza futuro. Sappiamo che tutto ciò non significa che essi -col “non voto”- abbiano acquisito automaticamente una coscienza di classe. Ma riteniamo che quest’ ultima debba comunque passare anche attraverso il rifiuto delle urne intese come “tempio” della “democrazia partecipativa”.

Il potere delle classi dominanti, fondato sui capitali e sui manganelli, è oramai privo della benché minima legittimazione, e nessuna opzione riformista, populista o fascio-leghista che sia, potrà mascherare l’antagonismo insanabile che sta dietro i rapporti sociali capitalistici.

Ora sta ai comunisti rivoluzionari allargare ulteriormente questo solco e costruire una trincea invalicabile tra le due classi in lotta.

I partitini “dalla giusta linea” che si ostinano a scimmiottare la tattica leninista del 1917 della presentazione comunista alle elezioni borghesi -in un contesto radicalmente diverso quale quello odierno- dimostrano una totale incomprensione dei processi in atto; vale a dire una totale incomprensione del metodo leninista, fondato sulla dialettica e dunque nemico di ogni dogmatismo.

Nel contesto odierno segnato da una profonda crisi dei rapporti sociali su cui si fonda il dominio borghese e da una lotta furiosa a livello mondiale per la conquista dei mercati e per la ridefinizione delle sfere d’influenza, lottare per il comunismo significa prendere atto della totale inconciliabilità tra gli interessi delle masse sfruttate e quelli dei padroni, delle banche, delle lobbies finanziarie e del loro Stato.

Si tratta quindi in primo luogo di inserirsi in tutte le forme di lotta reale radicalmente alternative ed antagoniste allo Stato dei padroni, e dar vita ovunque sia possibile a organismi decisionali (Consigli o Comitati) che diano voce al protagonismo diretto del vecchio e del nuovo proletariato.

Le lotte operaie , quelle in difesa del territorio in corso in queste settimane, le mobilitazioni contro il governo Renzi che hanno visto scendere in piazza centinaia di migliaia di giovani studenti, precari e disoccupati, ci indicano la strada da percorrere.

Proseguiamo nella nostra attività per l’organizzazione diretta degli sfruttati, allo scopo di coniugare la lotta immediata con la prospettiva politica più generale, che deve approdare alla costruzione del partito rivoluzionario internazionalista ed internazionale.

Contro la farsa della democrazia borghese
Per il comunismo!

Comunisti per l’Organizzazione di Classe