La sinergia RCEP-Cina è promettente per l’Asia-Pacifico

La politica unilateralista e protezionista adottata da Trump per “torcere il braccio” ai concorrenti e tarpare l’ascesa del rivale cinese rischia di divenire un boomerang in un mercato mondiale che vede ancora due continenti, Asia e Africa con potenziale di espansione.

La Cina ha approfittato del fatto di essere uscita per prima dalla crisi da Covid-19 per ottenere la firma del trattato di libero scambio RCEP dei paesi dell’Asia orientale e del Sudest asiatico, dal Giappone alla Corea del SUd alle Filippine, Indonesia, Vietnam, Tailandia ecc., desiderosi di poter accedere al mercato cinese e, nel Sudest,, entrare in posizione privilegiata nella rete delle forniture alle multinazionali cinesi in cerca di aree a più basso costo del lavoro.

Il RCEP lascia fuori gli Stati Uniti, dopo che Trump aveva posto fine alle trattative per il Trattato Transpacifico. La Cina sta cercando inoltre di incrinare l’asse USA-Giappone, mentre media tra Giappone e Corea del Sud.

Il nuovo presidente Biden si propone di rammendare i legami con gli alleati della NATO, con Giappone e Corea per rafforzare un fronte comune contro la Cina. Un multilateralismo che isoli la Cina. E’ una vera e propria guerra, diplomatica, industriale, commerciale, finanziaria e monetaria, militare dagli esiti imprevedibili.

Riportiamo un articolo pubblicato il 24 novembre 2020 dal South China Morning Post che esalta il ruolo della Cina come nuovo paese leader del libero scambio e del multilateralismo. L’autore, Wang Huiyao, è il fondatore del Centro per la Cina e la globalizzazione, un think tank non governativo con sede a Pechino.

Il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), siglato il 15 novembre da Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda + altri 10 paesi dell’Asean (nota 1) è il maggiore accordo di libero scambio della storia. Esso ridurrà le barriere commerciali per un terzo della popolazione e dell’economia mondiali.

Secondo una stima degli economisti della Johns Hopkins University, il patto potrebbe aggiungere 186 miliardi di dollari all’economia globale, una spinta sostanziale nella attuale recessione, la peggiore degli ultimi cento anni. Sul lungo periodo RCEP fungerà da catalizzatore dell’integrazione dell’Asia.

RCEP, che eliminerà circa il 90% dei dazi, si integra nella strategia della doppia circolazione della Cina, mirata ad accrescere l’autosufficienza e diversificando al contempo la sua integrazione nei mercati globali. Esso faciliterà e renderà meno costoso il commercio transfrontaliero, consentirà alle imprese cinesi di ripartire al meglio le risorse tra il mercato interno e il resto della regione.

RCEP rappresenta per la Cina una base per altri accordi commerciali, dato che l’Asia-Pacifico sta divenendo un’area commerciale coesa come l’Europa o il Nord America, ma di dimensioni più ampie.

Ad esempio rafforza le prospettive della Cina di concludere l’accordo trilaterale di libero scambio con Giappone e Corea del Sud, impantanato per attriti tra Seul e Tokyo.

Offre anche la prospettiva di aderire ad accordi più avanzati, come l’Accordo Globale e Progressivo per il Partenariato Trans-Pacifico (CPTPP), che in precedenza vedeva opposizioni interne. RCEP e CPTPP non si escludono tra loro, dato che sette paesi appartengono ad entrambi. CPTPP è più rigoroso e perciò rivolto a paesi più avanzati, mentre RCEP più consono a paesi asiatici in sviluppo, in quanto meno impegnativo.

(Previsioni del giornale: La Cina potrebbe fare da ponte tra i due accordi tramite, ad es., l’Area di Libero Scambio dell’Asia-Pacifico (FTAAP).

Il nuovo presidente americano, Biden, sembra aperto a rinegoziare il patto, abbandonato invece da Trump, che potrebbe costituire un comune quadro di regole commerciali per le due maggiori economie mondiali lo stesso, contro il populismo, protezionismo e ora la pandemia che hanno negli ultimi anni contrassegnato le relazioni commerciali internazionali.)

RCEP è funzionale ai piani di internazionalizzazione dello yuan, di trasformazione di Hainan nel maggior porto di libero scambio del mondo, e di dare una spinta al consumo interno.

Nel suo 14° piano quinquennale il governo cinese si propone di accrescere la spesa per il consumo aumentando produttività e salari, rafforzando il welfare e sviluppando economicamente i piccoli centri e delle campagne.

Il presidente Xi Jinping prevede che nel prossimo decennio la Cina importerà merci per un valore di 22000 miliardi di $. Questo farebbe della Cina il principale centro di attrazione delle importazioni di RCEP, compensando la sua posizione di grande esportatrice, e allentando così le tensioni che potrebbero derivare se RCEP dovesse fortemente accrescere i deficit commerciali dei suoi membri. Questo rischio è stato il motivo per il quale l’anno scorso l’India si è ritirata dall’accordo.

L’adesione a RCEP permetterà alla Cina di tenersi legati centri di crescita a maggior valore aggiunto, dato che le multinazionali stanno trasferendo alcuni processi produttivi in altre parti dell’Asia a causa dell’aumento dei costi sul continente, oltre che per proteggere le catene di fornitura dagli attriti commerciali.

Si stanno già intensificando le relazioni commerciali tra Cina e suoi fornitori, come il Vietnam e la Malesia. Nei primi sei mesi di quest’anno, l’import cinese di circuiti integrati dal S-E Asia è aumentato del 23,8%, mentre l’export di questi stessi prodotti verso i paesi Asean è cresciuto del 29,1%.

(Sull’argomento, vedi anche precedente scheda: RCEP: I PAESI DELL’ASIA-PACIFICO SIGLANO IL MAGGIOR ACCORDO COMMERCIALE DEL MONDO)


Nota 1: I membri dell’ASEAN: Cambogia, Indonesia, Laos, Myanmar, Filippine, Thailandia, Brunei, Singapore, Malesia e Vietnam.