Lampedusa: una normale strage capitalista

Lampedusa tragedia in mare

L’ultimo naufragio di migranti a Lampedusa ha un bilancio pesantissimo: al momento vi sarebbero solo 155 superstiti su un totale di circa 400 migranti che hanno viaggiato stipati su una delle numerose carrette che solcano il mediterraneo.
I “passeggeri” di questa nave sarebbero in prevalenza eritrei e somali, in fuga da una guerra o da un regime oppressivo. Ma che sia per guerra, per repressione o per povertà, il flusso di migranti continua da decenni.
Può stupire come tanti migranti siano disposti a spendere migliaia di euro per affrontare un viaggio così rischioso e per vivere in condizioni di estrema precarietà fra un lavoro nero e il continuo rischio di espulsione. La cosa è presto spiegata: nei paesi di provenienza spesso la guerra, la repressione e l’impossibilità di avere un’esistenza dignitosa rendono l’emigrazione una scelta obbligata. Trovare in Europa un lavoro, anche in nero o comunque sottopagato, permette di inviare le rimesse ai parenti rimasti a casa. Il viaggio di un parente verso i paesi più industrializzati è un investimento, ad alto rischio – economico e di vita – ma potenzialmente molto fruttifero.

Le guerre che hanno agitato il mediterraneo sono la prima causa della fuga di milioni di profughi: per la guerra civile siriana l’ONU calcola 2 milioni di profughi verso i paesi confinanti, quella libica ne ha fatti arrivare in Italia circa 20 mila.
Guerre volute dagli imperialismi o in cui gli imperialismi sono pienamente implicati, alimentate con l’esportazione di armi prodotte dai paesi democratici che poi varano missioni “di pace” per meglio farsi strada nei mercati stranieri.
Guerre e povertà causati da uno sviluppo economico ineguale nella geografia, che crea differenze di tenore di vita medio fra paesi limitrofi; ma soprattutto ineguale nella società, che garantisce ricchezza ai membri della classe dirigente e sfruttamento ai lavoratori. In queste condizioni è inevitabile che gli strati più disagiati della popolazione cerchino altrove la salvezza o un’esistenza migliore.

Lo scambio internazionale di merci e lo sviluppo dei mezzi di trasporto fanno parte del normale andamento del mercato; le barriere alle frontiere possono limitare l’afflusso di merci, ma non impedirlo; sicuramente fanno prosperare il contrabbando e le organizzazioni criminali che lo esercitano.
Su questo la merce forza-lavoro non fa eccezione. I limiti posti alla libertà di migrazione da governi di destra e di sinistra hanno fatto la fortuna di scafisti e “impresari” dell’immigrazione clandestina, che si sono arricchiti sulla pelle – e spesso sui cadaveri – dei migranti. Invece all’interno dei paesi di destinazione hanno fatto crescere il lavoro nero, aumentato la ricattabilità e la precarietà dei lavoratori stranieri e creato uno stuolo di disperati a disposizione di padroni senza scrupoli e malavitosi di ogni genere.
Viceversa, la legalizzazione dell’immigrazione permetterebbe a molti lavoratori già presenti in Italia di rientrare nella legalità, e a molti altri di venire senza rischiare la vita e senza arricchire mafie e criminali di ogni risma. Le leggi anti-immigrazione che vengono emanate nel nome della legalità e della sicurezza producono illegalità e pericolo sociale.
Leggi liberticide che causano le stragi nel mediterraneo, che creano i campi di concentramento per i migranti irregolari, che tengono i regolari appesi al filo di un permesso di soggiorno che forse non sarà rinnovato. Leggi che non solo foraggiano la criminalità, ma sono ben poco funzionali nello scoraggiare l’immigrazione o allontanare i clandestini: dopo aver rischiato la vita nel viaggio persino la prospettiva di una carcerazione in un CIE è un deterrente poco efficace.

Quella di Lampedusa non è solo una tragedia immane: è la normale conseguenza di un sistema fondato sullo sfruttamento e sulla rapina, che produce condizioni di lavoro sempre più difficili e guerre per spartirsi i proventi dello sfruttamento. Guerre e sfruttamento che producono povertà, profughi e migranti in cerca di un futuro migliore.
Ora in Italia come in Europa non si contano quelli che fanno a gara a piangere sull’ennesima strage, ma chi, se non le autorità italiane ed europee, ha varato le leggi e i trattati che hanno spinto l’immigrazione nella clandestinità? Sono le loro leggi che hanno causato la strage, sono le loro politiche di “contenimento” dell’immigrazione che fanno viaggiare i migranti in condizioni disperate, e dietro al pianto ipocrita non si vede la volontà di rivedere il sistema di controlli per cui chi cerca di entrare in Europa spesso paga con la vita.

Solo un sistema economico basato sulla collaborazione fra gli uomini può porre fine a queste tragedie. Un sistema che va conquistato eliminando gli stati borghesi che emanano leggi anti-immigrazione, proteggono gli sfruttatori e promuovono politiche imperialiste, in modo che la migrazione non sia più conseguenza della disperazione ma della libertà.


Comunisti per l’Organizzazione di Classe

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