Lettera aperta sulla manifestazione di Milano del 16/06 per i fatti di Basiano

Vogliamo fare alcune valutazioni in merito alla manifestazione di sabato a Milano, dopo l’aggressione poliziesca avvenuta a Basiano contro il presidio di lavoratori in sciopero.

I fatti sono a tutti noti e riteniamo inutile dilungarci sulla loro estrema gravità.

Basti dire che sono decenni che, in Italia, la polizia non interveniva con una simile proditoria ferocia contro uno sciopero di lavoratori, provocando un tal numero di feriti ed arresti.

Al punto che un po’ tutti, nel cosiddetto “movimento”, hanno pubblicamente espresso la valutazione che tale episodio possa segnare una “correzione di tiro” verso l’alto nei conflitti di lavoro.

Non ci soffermiamo più di tanto sulla “brillante assenza”, per non dire menefreghismo, da parte di quello che viene ahimè ancora considerato il “primo sindacato italiano”: la CGIL, troppo impegnata nelle sue “passeggiate romane” insieme ai “compari di merenda” CISL e UIL, dopo che il “governo amico” del professor Monti sta massacrando con nuove leggi i diritti di milioni di occupati, precari, disoccupati, pensionati. Troppo impegnati, questi “sindacati”, a far finta di cambiare una deriva di classe che loro stessi hanno contribuito e contribuiscono ad alimentare… In ossequio ai “tecnici” che stanno “salvando” solo i profitti dei padroni.

Vale invece la pena di rivolgersi direttamente alle formazioni, ai gruppi, ai collettivi, ed ai singoli compagni che avevano in prima battuta dato la loro disponibilità formale di denuncia verso l’aggressione poliziesca e di preparazione di una manifestazione che costituisse una adeguata risposta ad essa.

Noi riteniamo che solo una piccola parte di queste realtà abbia fatto sino in fondo ciò che doveva fare.

Partiamo dalla FIOM. La segreteria milanese di questo sindacato, dopo aver espresso la sua solidarietà coi lavoratori migranti selvaggiamente aggrediti, si è ben guardata dal costruire una benchè minima solidarietà fattiva. La posizione parlamentaristica di riciclaggio dei vecchi rottami della “sinistra” assunta dal suo gruppo dirigente, che impedisce alla FIOM di aderire all’ Appello dei promotori della manifestazione, non giustifica l’atteggiamento pilatesco assunto da questo “sindacato dei lavoratori”. Abbiamo visto qualche sparuta bandiera FIOM e, per loro iniziativa, la sola presenza delle rappresentanze di fabbrica della Jabil e della INNSE. Tutto qui? Tutto qui per un sindacato “critico” verso la sua confederazione, che indice giustamente mobilitazioni contro la manomissione dell’articolo 18, ma che non si degna più di tanto quando in ballo vi sono diritti non meno vitali come quello di sciopero?

Problemi di concorrenza con altre sigle sindacali? Non è, comunque sia, vergognoso un comportamento del genere visto che in gioco vi sono il lavoro e l’incolumità fisica dei lavoratori?

E l’USB, che pur era tra gli aderenti alla manifestazione… Tutta qui l’USB? E lo SLAI-COBAS che fine ha fatto?

Se poi si sposta lo sguardo sulle formazioni politiche che pur avevano aderito alla manifestazione, ci viene ancora una volta da dire: la Federazione milanese del PRC è condensata in quattro bandiere messe lì tanto per dire “io c’ero” e per far riportare da “il Manifesto” le dichiarazioni del suo segretario? E gli altri? E’ più importante il “No Debito” delle manganellate e dei lacrimogeni ad altezza d’uomo sparati sugli operai? A parte qualche rara eccezione, dove era “il popolo della sinistra”, così “sensibile” a tanti accadimenti, ma che volge lo sguardo quando la sua “classe di riferimento” viene vigliaccamente aggredita a due passi da casa? Era una bella giornata di sole e si è preferito farsi un giro al mare o in montagna?

Passando sul terreno dei centri sociali, il discorso ahimè non cambia. Concorrenza col Centro Sociale Vittoria? Cura dei propri orticelli? Dispute tra parrocchiette? Fatto è che, ancora una volta, il tema è la difesa della classe operaia in quanto tale ( i migranti delle logistiche ne sono parte integrante vero? ) e dunque la massima mobilitazione, come avviene per altre questioni, dovrebbe essere naturale per chi è contro il capitalismo. O no?

Riteniamo in sostanza che la risposta politica a questo grave attacco fatto dallo Stato contro operai in sciopero non sia stata assolutamente all’altezza.

Come non all’altezza sia stato il “clima” del corteo: fiacco ( a parte la testa dei lavoratori coinvolti nell’aggressione ), sfilacciato, senza parole d’ordine unificanti e coinvolgenti, in preda a musiche e canti di vario tipo… che davano l’aria più della Kermesse che della manifestazione di protesta, in cui affiorasse una indignazione minimamente palpabile.

Insomma, i coraggiosi e combattivi lavoratori di Basiano, e con loro tutti i compagni delle altre logistiche in lotta, i più tartassati, i più sfruttati, quelli che tengono alto il nome della lotta operaia, non meritavano secondo noi un contorno siffatto.

Ci teniamo a sottolineare, per chi ancora non l’avesse capito o faccia finta di non capire, che i settori di classe oggi investiti dalla repressione di Stato prefigurano il futuro prossimo di milioni di lavoratori, di ogni provenienza, età, condizione. Le lotte della logistica, se organizzate e dirette, possono fare da cerniera tra i vari settori della classe sottoposti a tagli, ridimensionamenti, licenziamenti.

E noi tutti, se vogliamo veramente organizzare una benchè minima resistenza all’attacco padronale e statale, se vogliamo costruire una opposizione di classe che si allarghi, si generalizzi, metta piede in ogni luogo di lavoro, dobbiamo cambiare registro.

In caso contrario, i tempi duri sono solo agli inizi.

 

Milano 18/06/’12 COMUNISTI PER L’ORGANIZZAZIONE DI CLASSE- COMBAT

 

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