M.Basso – La guerra di Maramaldo

La sproporzione tra le forze di Israele e quelle di Gaza è enorme. “I Palestinesi …non hanno un’Aviazione, non hanno una Marina Militare, non hanno un Esercito. Non è in corso una guerra, nella Striscia di Gaza. Nella Striscia di Gaza, è in corso un genocidio.” “Israele sta tagliando l’elettricità, per cui anche i ricoverati negli ospedali rischiano la vita.”(1)

“L’esercito più morale del mondo”, così la propaganda più becera dipinge la forza armata dell’imperialismo israeliano. E moralissime sono pure le stragi.

Molti hanno messo in rilievo una strana ”coincidenza”: 4 anni fa alle elezioni americane (4 novembre 2008) seguì l’operazione “piombo fuso” (27 dicembre 2008). Si attese per non disturbare i ludi cartacei d’America. Dopo, il via libera. Stessa procedura adesso. E’ uno dei tanti segni della correità degli USA e dell’intero occidente nei massacri senza fine del vicino Oriente.

Chomsky ha scritto:“Anche una sola notte in carcere basta a dare l’idea di che cosa significa vivere sotto il controllo totale di qualche forza esterna. E non ci vuole certo più di un giorno a Gaza per iniziare a rendersi conto di come deve essere cercare di sopravvivere nella prigione a cielo aperto più grande del mondo, dove un milione e mezzo di persone, nell’area più densamente popolata del mondo, è costantemente soggetto a terrore casuale, spesso selvaggio e a punizioni arbitrarie, senza altro scopo che quello di umiliare e degradare, e con l’ulteriore scopo di assicurarsi che le speranze palestinesi di un futuro decente siano distrutte e che lo schiacciante appoggio per un accordo diplomatico che garantirà questi diritti venga annullato.”(2)

La guerra di Gaza non si spiega solo con la malvagità di Netanyahu (che pure c’è ed è tanta) o con esigenze elettorali che, al massimo, possono aver determinato la data dell’attacco. La radice del problema è da cercare nell’imperialismo. In realtà, Gaza e Cisgiordania sono colonie, i cui contatti con l’esterno possono essere interrotti in qualsiasi momento, con la possibilità di tagliare luce, gas, persino l’acqua. Controlli occhiuti e pesantissimi nei periodi di tregua, ma, se i palestinesi non si attengono agli ordini, ecco i bombardamenti. Questo territorio ce l’ha dato Javeh, e lo bombardiamo quando ci pare! C’è un’autorità palestinese? Anche le colonie dell’impero britannico avevano un’amministrazione locale.

L’Egitto di Mubarak appoggiava persino platealmente la repressione, quello odierno dei Fratelli Musulmani, pur non essendo contro Israele, vorrebbe un condominio almeno su Gaza, e reagisce quando Netanyahu prende iniziative unilaterali. Ma Tel Aviv se ne infischia e bombarda persino quando il premier egiziano è in visita a Gaza, dopo un brevissima “tregua”.

Abbiamo parlato di colonie. Ma il colonialismo non era scomparso? I militanti della mia generazione seguirono con estremo interesse le guerre di liberazione anticoloniali, a cominciare da quella d’Algeria, nonostante la censura dei media e delle fonti ufficiali, e tutte le lotte posteriori. Quando, infine, anche le colonie portoghesi raggiunsero l’indipendenza, credettero che il ciclo fosse terminato. Un paese moderno – pensavamo – può essere vittima di un golpe ordito dall’imperialismo, come l’Indonesia, la Grecia, il Cile, l’Argentina…, può tornare ad essere una semicolonia, non certo una colonia. Questa idea non ci derivava dal marxismo, ma da un residuo di fiducia illuministica nel progresso. Oggi sappiamo che al progresso tecnico si può accompagnare al regresso politico e sociale, e che una guerra può annullare ogni conquista, ogni evoluzione.

Bush padre promise di riportare l’Iraq nel medioevo, e in un certo senso ci riuscì. Bombardò persino le fognature di Bagdad, creando le condizioni per le peggiori epidemie. L’embargo, le continue incursioni aeree vigliacche decise da Clinton e Blair, infine l’invasione barbarica di Bush junior trasformarono un paese moderno in una landa devastata, dove si affrontano fanatismi religiosi.

In epoche meno reazionarie, era abbastanza diffusa la consapevolezza che le guerre di religione mascherassero motivazioni economiche e sociali. L’imperialismo fa sempre più leva sui settori reazionari della società. Finché la borghesia doveva combattere aristocrazia e clero, lottava contro l’oscurantismo religioso e la superstizione. Una volta al potere, si alleò con la chiesa, non appena questa si adattò al capitalismo. Nell’epoca imperialistica, tutte le peggiori superstizioni, tutti le aberrazioni condannate dall’illuminismo, dalla tortura alla guerra di religione, ritornano in forma peggiorata. Libertà, uguaglianza, fraternità servirono alla borghesia rivoluzionaria per trascinare la popolazione contro il vecchio regime, repressione, discriminazione sociale, ostilità tra i popoli, guerra servono oggi alla borghesia senescente e reazionaria per salvare la dittatura del capitale. Al settecento, ottocento e parte del novecento rivoluzionari è seguito un inizio di millennio sanfedista.

Leggete cosa insegnano in Israele i rappresentanti del clero: “Il rabbino Dav Lior [1][2], la maggiore autorità in materia di legge ebraica nel movimento del Sionismo Religioso, ha affermato di recente che una donna ebrea non dovrebbe mai rimanere incinta utilizzando sperma donato da un uomo non ebreo – anche se tale opzione è disponibile.
Secondo Lior, un bambino nato da una tale inseminazione “avrà i tratti genetici negativi che caratterizzano i non ebrei”.(3) Se non è razzismo questo!

Se altissime autorità religiose insegnano tali aberrazioni, non c’è da stupirsi del fanatismo delle giovani generazioni, che vedono nell’arabo e nell’ iraniano i nemici assoluti. Anche noi siamo “Gentili”, cioè non ebrei, anche gli americani. Questa discriminazione inevitabilmente deve estendersi ad altre scuole religiose interne all’ebraismo e all’ebreo colto e laico.

In un’inchiesta si è cercato di sapere se, nel caso di annessione della Cisgiordania, i cittadini ebrei sosterrebbero o meno i diritti dei 2,5 milioni di palestinesi che ci abitano. Il 48% è contrario all’annessione, il 38% l’appoggerebbe. Se l’annessione si verificasse, il 69% degli intervistati ha dichiarato che non si dovrebbe concedere il voto ai palestinesi. Il 47% degli israeliani appoggia l’espulsione degli arabi da Israele verso ai i territori controllati dai palestinesi. (4) E questa sarebbe “L’unica democrazia del Medio Oriente”.

Una popolazione mantenuta continuamente sotto pressione, condizionata da una propaganda reazionaria, tenuta artificialmente in uno stato di paura, non può reagire diversamente. Una sconfitta potrebbe screditare i governanti e gli ambienti sciovinisti, e cambiare profondamente la posizione degli israeliani, ma per adesso è assai improbabile, data la sproporzione delle forze e l’appoggio americano. L’accrescersi della crisi di bilancio, e forse quel giorno non è lontano, costringerà gli USA a tagliare i fondi e gli aiuti militari. Senza aiuti finanziari esterni difficilmente Israele potrebbe, non solo vincere, ma addirittura sopravvivere. Nel frattempo le sue forze armate continuano a devastare e a uccidere, incuranti delle possibilità di estensione del conflitto.

Michele Basso

17 novembre 2012
Note

1) GAZA: NOMI ED ETA’ DEI MARTIRI PALESTINESI DEL 15 NOVEMBRE. In Orwell 2012

2) Noam ChomskyImpressioni di Gaza, Z-Net. , 17 Novembre 2012

3) Kobi Nahshoni, 12.01.2011, “Il rabbino Dov Lior: “lo sperma di un gentile porta una discendenza barbara”, Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4006385,00.html

[1][2] http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-3939519,00.html

4) “Un sondaggio conferma quello che già sappiamo: in Israele vige un sistema di apartheid” Apartheid e pulizia etnicaNews – 7/11/2012, Agenzia stampa informazione Palestina, Territori palestinesi occupati, Striscia di Gaza, Traduzione per InfoPal a cura di Daniela Sala.

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