MILLENOVECENTOVENTI. La “marcia sulla Vistola” e la rivoluzione alle porte dell’Europa

a cura del CIRCOLO INTERNAZIONALISTA “FRANCESCO MISIANO”

Traduzione in Italiano di Fabio Pellicanò (gennaio 2020), condotta sulla traduzione francese di Charles Jèze, pubblicata in appendice al volume di Józef Piłsudski L’année 1920, Impr. Crété, 1929

162 pagine, euro 10

Cogliendo l’occasione offerta dal centesimo anniversario della guerra sovietico-polacca, abbiamo ritenuto opportuno tradurre e pubblicare per la prima volta in italiano uno scritto di Mikhail Tukhachevsky, comandante dell’Esercito Rosso durante la guerra civile russa e responsabile del fronte occidentale nella guerra del 1920. Il testo è un’analisi delle operazioni della “marcia su Varsavia”, il più significativo tentativo della Russia rivoluzionaria di esportare la rivoluzione proletaria “sulla punta delle baionette” al di fuori dei suoi confini. Alla traduzione fa seguito un breve saggio sul rapporto tra guerra e rivoluzione nella teoria marxista e una disamina approfondita delle operazioni militari e delle circostanze della sconfitta bolscevica.

Questa pubblicazione vuole essere un modo per contrastare la vulgata corrente a proposito della guerra sovietico-polacca, che si sforza di dipingerla come un’aggressione imperialistica della Repubblica sovietica russa contro le “piccole nazioni indipendenti” e contro le libertà democratiche dell’Europa – assimilandola all’invasione stalinista del 1939 – o, nel migliore dei casi, di presentarla come un “folle” errore dei dirigenti bolscevichi in contraddizione con i princìpi del marxismo.

È doveroso ricordare, e ce n’è bisogno, che la guerra del 1920 fu scatenata dalle mire espansioniste della borghesia polacca, che rifiutò ripetutamente di sedersi al tavolo della pace offerto dalla Russia sovietica e che scatenò una violenta offensiva militare per annettersi territori etnicamente non-polacchi, in barba a qualsiasi principio di autodeterminazione nazionale e in spregio alle già molto “flessibili” norme della diplomazia borghese.

Così come cento anni fa la vittoria della borghesia polacca sull’Esercito Rosso fu una vittoria anche contro la classe operaia polacca, così oggi le ideologie nazionaliste, nella loro declinazione sovranista o europeista, che dividono i lavoratori fra nativi ed immigrati, fra cristiani e di altre religioni, costituiscono l’arma delle classi dominanti contro la nostra classe, che è internazionale.

Mikhail Nikolayevich Tukhachevsky (Smolensk, 1893 – Mosca, 1937)

Già sottotenente dell’esercito zarista, dopo la Rivoluzione gli venne affidato il comando della I Armata; combatté sui principali fronti della guerra civile; nel 1920 partecipò alla guerra contro la Polonia guidando l’esercito alle porte di Varsavia; successivamente diresse la repressione di Tambov e comandò la VII armata nell’assalto ai rivoltosi di Kronstadt. La sua carriera militare fu notevole: capo di stato maggiore dell’Armata Rossa nel 1924, fino al più alto grado, quello di maresciallo dell’Unione Sovietica. Nonostante vi fossero divergenze d’opinione su questioni militari e politiche ebbe ottimi rapporti – ufficiali e personali – con Trotsky e mai, nonostante la pressione morale del partito, espresse giudizi sfavorevoli o critiche verso il capo dell’Armata Rossa; nel suo contributo al “Libro di Neuberg” (L’insurrezione armata) citò un Ordine del giorno di Trotsky, che superò le maglie della censura.
Arrestato nel maggio 1937 nel corso delle purghe staliniane, Tukhachevsky venne condannato per spionaggio con false prove ed eliminato.

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