Ordinaria repressione

Ieri sera intorno alle 21:30 a casa di un nostro compagno ha nuovamente fatto visita la polizia per notificare altre denunce relative alla giornata dell’11 Luglio.

Chi ci conosce sa bene che non ci interessa fare del vittimismo e crediamo sia inutile entrare nel merito della singola accusa. Diciamo questo perché neanche alla controparte questurina ed ai suoi veri mandanti in realtà interessa il singolo episodio.

Il loro vero obiettivo è quello di condannare una giornata di lotta, quella dell’11/7/14 che vide la mobilitazione di quegli studenti, operai e disoccupati che sarebbero saliti a a Torino contro il vertice europeo sulla disoccupazione. Il vertice fu rimandato e noi decidemmo di non rimanere a casa: infatti come rete di collegamento delle lotte “Uniti si Vince” occupammo gli uffici del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione territoriale del lavoro di Napoli nella stessa mattinata in cui parallelamente la campagna “Magnammece O’Pesone” per il diritto all’abitare decise di occupare gli uffici del Comune di Napoli.

In particolare durante l’occupazione del Ministero del lavoro denunciavamo:

  • a) il licenziamento politico operato dalla Fiat ai danni di 5 cassaintegrati dello stabilimento G. Vico – deportati nel reparto confino di Nola – come ignobile salto di qualità da parte di Marchionne e dei padroni volto a cancellare a colpi di repressione qualsiasi forma di opposizione alle politiche di attacco al salario e denuncia dei tanti suicidi per disperazione di operai e cassaintegrati del gruppo FIAT.
  • b) le sorti dei cosiddetti precari Bros da anni senza salario e colpiti da una dura repressione che vede ancora ai domiciliari, misure restrittive ed obblighi di dimora di disoccupati Bros.
  • c) la latitanza del Governo centrale che da anni è complice silenzioso di questa emergenza sociale e pretendiamo che il Ministero del Lavoro si assuma tutte le responsabilità dinanzi ai milioni di disoccupati che al Sud possono ottenere risposte solo attraverso un vero piano occupazionale nel settore delle bonifiche che siano reali e sotto controllo popolare (l’esempio di Bagnoli ne è una dimostrazione lampante) insieme ad un piano alternativo dei rifiuti basato sulla raccolta differenziata porta a porta.
  • d) il trattamento riservato ai lavoratori e cassaintegrati ASTIR in liquidazione proprio mentre i nostri territori versano nell’inquinamento e nella devastazione ambientale più totale ed i consigli di amministrazione di queste società invece continuano a percepire stipendi faraonici.

Ribadimmo e ribadiamo ancora oggi che dinanzi alla distruzione di tutti i diritti e le tutele salariali, la chiusura ciascuno nelle proprie singole vertenze è una trappola che i padroni utilizzano per dividere i proletari.

Quest’ennesima azione repressiva ed intimidazione si inserisce in un contesto nazionale ed in una più ampia e larga operazione di repressione di quelle lotte sociali che continuano a resistere agli attacchi dei governi

Il manganello e la criminalizzazione restano sono le armi che lo Stato utilizza per far fronte a chi alza la testa contro la crisi del capitale: dalla repressione dei movimenti per il diritto all’abitare all’accusa di terrorismo oggi caduta posta a carico di quattro compagni del movimento No-Tav, passando per la criminalizzazione e le odiose misure cautelari contro i disoccupati organizzati di Napoli ed Acerra, fino ad arrivare alla nuova esclation di violenza scatenata contro i facchini Ikea di Piacenza in lotta contro il sistema delle cooperative (capitanato dal neoministro Poletti).

E non ci meravigliamo più di tanto se queste denunce arrivano pochi giorni dopo che il 14 Agosto, mentre Renzi ed il PD speravano di trovare una Bagnoli deserta, abbiamo ancora una volta messo i nostri corpi contro le loro passerelle.

Noi non faremo un solo passo indietro. Dinanzi a questo massacro e macelleria sociale – di cui sono a pieno titolo responsabili i padroni e i governi nazionali e locali – è necessario costruire un unico fronte dal basso capace di riconquistare quello che i padroni ci hanno tolto e liberarci dalla condizione di sfruttamento, precarietà e disoccupazione che stiamo vivendo. Non è una scelta ma una necessità storica.

Laboratorio Politico Iskra
Coc Napoli