Per il reintegro di Mimmo. Contro le rappresaglie di Marchionne!

In queste ore il Tribunale di Nola deciderà dopo oltre 5 anni le sorti di Mimmo Mignano, licenziato dalla Fiat a causa della sua opposizione ai piani di ristrutturazione voluti da Marchionne e che hanno portato a migliaia di casse integrazioni, all’attacco ai diritti salariali e sindacali e a un drastico peggioramento delle condizioni di lavoro in tutti gli stabilimenti italiani.

Non a caso, proprio alla vigilia di questo processo, la scorsa settimana a 5 operai Fiat cassintegrati/deportati da oltre 5 anni a Nola (tra cui lo stesso Mignano) la Fiat ha inviato 2 pagine di contestazione disciplinare che preludono al licenziamento, in cui vengono accusati di “avere leso l’immagine della Fiat e la sacralità del capo Marchionne”.

Il tutto fa riferimento alle iniziative di denuncia messe in atto dal Comitato Cassintegrati all’indomani del suicidio (il terzo in un anno) dell’operaia Maria Baratto, cassintegrata proveniente dal reparto-confino di Nola che è stata indotta a togliersi la vita a fronte delle insopportabili condizioni di esistenza patite nel corso dei lunghissimi anni di esclusione dal lavoro.

 

La Fiat, sapendo che il Tribunale di Nola potrebbe in queste ore sancire il reintegro in fabbrica per Mimmo Mignano, mette dunque in atto una sporca rappresaglia, tirando fuori provvedimenti disciplinari preventivi e ad orologeria, con l’obiettivo non solo di rendere nulla una eventuale sentenza di reintegro per Mimmo, ma addirittura di eliminare chiunque continua a lottare e a denunciare come il mancato rilancio occupazionale del settore auto e la farsa del piano Marchionne rappresentano la causa ultima dei suicidi dei cassintegrati.

Si tratta di una persecuzione non nuova, anzi usuale, adottata dalla Fiat nei confronti di chi non riesce a plasmare e normalizzare.

Non bastano i reparti confino e le deportazioni degli incompatibili, le smisurate cassintegrazioni, i suicidi, ora anche i licenziamenti per chi non ci sta a pagare questo duro prezzo a causa delle previsioni sbagliate e degli errori di Marchionne, per la debacle con la quale a ridotto la produzione in Italia, le cui tragiche conseguenze ricadono interamente sugli operai.

Per il capitale e per Marchionne non c’è modo di far rientrare tutti i 2000 circa cassintegrati ancora fuori dallo stabilimento, ma inspiegabilmente 300 operai entrano a fare il turno di notte tutti i giorni allo stabilimento di Fiat Pomigliano.

Per il capitale e per Marchionne è terrorismo e violenza un manichino finto raffigurante l’amministratore delegato che si suicida. Non lo è invece lo sterminio continuo dei morti sul lavoro, dei suicidi veri di operai e cassaintegrati.

Insomma conta più un manichino di un manager che il sangue vero degli operai.

  • Contro licenziamenti e cassa integrazione: reintegro per tutti a salario pieno
  • Contro aumento dei ritmi, sfruttamento e straordinari.
  • Lavorare tutti, lavorare meno!

 

Napoli, 18/6/2014

Uniti si Vince- Comitato di lotta cassintegrati e licenziati Fiat- Laboratorio Politico Iskra- Csoa ex Macello (Acerra)- Lab. Pol. La Scintilla Agroaversano- Csoa Spartaco (S.M. Capua Vetere)- SI Cobas Campania- Cobas Lavoro Privato Napoli- Clash City Workers