Per la Liberazione dallo sfruttamento

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Oggi la borghesia italiana festeggia il suo 25 aprile. Quello della Resistenza patriottica, che combatteva il fascismo per salvare il sistema sociale che lo ha prodotto.

In questo antifascismo non si sono riciclati solo molti uomini del passato regime (Grandi, Bottai, casa Savoia… per finire con molte nuove leve del PCI togliattiano). Si è riciclata un’intera classe sociale col proprio stato.
I capitalisti italiani e gli uomini delle istituzioni che hanno fatto cadere Mussolini il 25 luglio del ’43 sono gli stessi che dagli anni 20 in poi gli avevano garantito finanziamenti, impunità e appoggio politico. Pur con molta fatica, diverse fuguracce (l’improvviso cambio di alleanze, la fuga del Re da Roma, lo sbandamento dell’8 settembre…) e soprattutto grazie all’appoggio degli alleati, si sono liberati di quel regime che aveva permesso di aumentare lo sfruttamento sui lavoratori e dell’occupazione straniera che lo aveva sostenuto dopo il ’43.
Le istituzioni democratiche che sono subentrate allo stato fascista hanno ereditato intatte non solo molte leggi del passato regime, ma anche i suoi prefetti, i suoi ambasciatori, le sue forze armate… e soprattutto le sue forze di polizia, successivamente rafforzate con la creazione dei reparti mobili specializzati nella repressione di piazza (la famigerata Celere, massicciamente impiegata in tutta la storia repubblicana contro i picchetti dei lavoratori).

E’ quindi logico che la classe dirigente italiana festeggi. Per lei questo è l’anniversario della continuità del suo dominio sociale, un dominio che anche con lo stato democratico è fatto di sfruttamento, guerre e incertezza.
Si glorifica la costituzione, ma solo per disattenderla ogni giorno. Si esalta la libertà, ma solo finché non mette in pericolo il sistema capitalista.

Il nostro 25 aprile è l’opposto del loro. E’ quello di tutti coloro che hanno lottato per abbattere non solo il fascismo, ma anche il sistema che lo ha partorito. Di tutti quei lavoratori che hanno dato la vita per la rivoluzione sociale nonostante gli accordi fra la borghesia italiana e la dirigenza del PCI. Di quei militanti che dopo la Resistenza hanno rigettato il clima di “concordia sociale” per continuare la lotta di classe.

Per noi non c’è liberazione senza liberazione dallo sfruttamento, sia esso garantito da uno stato fascista o da uno democratico.
Il nostro è un 25 aprile di lotta per una società senza classi, senza nazioni e senza stati.

COMUNISTI PER L’ORGANIZZAZIONE DI CLASSE

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