Rom: a Milano la sinistra reprime di più

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“Nomadi per forza”, è il titolo del dossier presentato il 10 marzo scorso dal Naga di Milano, associazione che fornisce assistenza sanitaria gratuita a stranieri e senzatetto, sulla politica del Comune di Milano verso Rom, Sinti e Caminati.

Il Naga rimprovera alla giunta Pisapia di essersi concentrata sulle politiche di repressione, tanto che con quasi 400 sgomberi di campi nomadi in due anni ha surclassato la precedente giunta di destra, dove il vicesindaco-sceriffo Riccardo De Corato a maggio 2011 festeggiava i 500 sgomberi in 5 anni.

Dal canto suo, dal Comune rivendicano la stretta repressiva: l’assessore alla Sicurezza Marco Granelli insiste sulla necessità di chiudere gli insediamenti illegali sul nascere. Ma affermano di lavorare per l’integrazione dei nomadi sgomberati attraverso i Centri di Emergenza Sociale, dove i nomadi possono essere ospitati temporaneamente. Ma secondo il Naga i CES “risultano essere strutture dove spesso vengono violati diritti quali la vita familiare, la privacy, la libertà personale e quella di movimento degli ospiti. Inoltre, al di là delle singole gravi violazioni, crediamo che i CES rappresentino il riproporsi di un approccio ghettizzante e di controllo”, e soprattutto sono una delle tante soluzioni emergenziali che non risolvono il problema.

Infatti, secondo il Naga, la giunta ha privilegiato l’azione repressiva invece di mettere in pratica una politica di ampio respiro per la piena integrazione: “soltanto nel periodo gennaio – settembre 2014 sono stati eseguiti 191 sgomberi, cioè 5 alla settimana, per un totale di 2.276 persone sgomberate”. Una politica che non produce economie, perché “Gestire la segregazione e l’esclusione è anche più costoso che promuovere l’inclusione.”

Chi scrive ricorda bene la precedente amministrazione milanese di centro-destra, che al tempo del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” attuava, di concerto col governo nazionale, una politica di terrorismo legislativo e mediatico verso immigrati ed emarginati. Ma ricorda anche che contro tale politica si mobilitò a Milano come nel resto d’Italia una larga parte della società, a volte su posizioni più moderate, a volte su posizioni di classe. Oggi nella Milano dell’Expo e nell’Italia delle riforme padronali la repressione non fa notizia, soprattutto se a farla è il centro-sinistra.

Anche per questo è fondamentale condurre lo scontro sociale rifiutando ogni logica parlamentare. Solo la lotta contro tutte le forze politiche borghesi potrà eliminare sia la società che produce sfruttamento ed emarginazione sia le istituzioni che la proteggono.