Siria: contro la nuova guerra imperialista “umanitaria”

Contro ogni imperialismo e borghesia nazionale
Contro l’imperialismo italiano
A fianco del proletariato siriano e mediorientale

Il dito dell’imperialismo Usa è pronto a premere il grilletto di una nuova avventura militare contro la Siria, prendendo come pretesto l’uso del gas nervino contro i civili da parte del regime di Assad.

A fianco degli Usa si sono collocati prontamente altri imperialismi (Francia) e voraci borghesie di area (come Turchia, Arabia Saudita e la stessa Lega Araba), spingendo per una guerra ancora più “decisa” di quella ventilata da Obama.

Dall’altra parte del tavolo di questi predoni -che si confrontano proprio in queste ore al vertice G20 di San Pietroburgo- si collocano imperialismi come la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping, desiderose di non perdere il boccone di quel ganglio vitale di affari e di potenza rappresentato dal Medio Oriente, insieme alla borghesia iraniana.

Più “defilati”, ma non meno compromessi e con le mani lorde di sangue, sono gli altri imperialismi d’Europa, il Giappone, ed “emergenti” come l’India.

La Gran Bretagna, tra divisioni interne, si è “tirata fuori” all’ultimo momento: è stata a lungo partner nelle guerre degli USA ma ora è stanca di seguirlie gli Usa in guerre di “contenimento” che alla fine interessano solo la potenza declinante d’ Oltreoceano che recentemente non hanno dato i risultati sperati.
La Germania, insieme all’Italia, attendono che sia l’ONU a dare “l’assenso” per una operazione militare, posizione definita “pilatesca” da Obama-Kerry- Hillary Clinton, i quali sanno benissimo che comunque la Russia porrà il veto.

Comunque sia, alcuni dati di fatto inoppugnabili vanno messi in evidenza e denunciati ai lavoratori di tutto il mondo:

1) la guerra in Siria, che dura da due anni e mezzo, E’ STATA IMPERIALISTA SIN DALL’ INIZIO, coinvolgendo comunque tutte le potenze -grandi o piccole che siano- che ora si dividono su se, quando, come, con chi sparare… Ma non certamente sul fatto che ognuno di loro ha aspettato il momento migliore per dividersi il bottino e le zone d’influenza, puntando su una “situazione sul campo” più favorevole. Altrimenti non si spiegano le continue forniture di armi e di mercenari ad Assad od alla Opposizione borghese raccolta ne l’ ESL (Esercito Libero Siriano);

2) la rivolta siriana è un tassello insanguinato (pagato come sempre da milioni di proletari, che hanno pur dato inizio alla ribellione contro Assad e contro il continuo peggioramento delle loro condizioni di vita) di un enorme “puzzle” mediorientale e nordafricano che ha visto le borghesie locali -unite agli imperialismi di ogni tipo- scaricare sugli sfruttati i prezzi d’area della crisi capitalistica e della spartizione tra potenze “vecchie” e “nuove”.

Dunque quello che avviene in Siria, Egitto, Tunisia, Turchia…altro non è che la riproposizione della STESSA logica capitalista di scaricare su milioni di proletari e sfruttati i costi di questo sistema fondato sul profitto e sullo sfruttamento.

Il proletariato di questi paesi infatti ha espresso una forte reazione di classe in termini di determinazione, di mobilitazione, di spirito di sacrificio, ma tutto questo non basta, non è bastato fino ad ora a dare UN’IMPRONTA DECISAMENTE CLASSISTA A QUESTE RIVOLTE.

Sappiamo che tutto ciò non ci deve fare arretrare di un millimetro nel nostro pieno sostegno internazionalista alle lotte ed alle vittime proletarie di borghesie rapaci e sanguinarie, e tutto ciò deve diventare uno dei punti fondanti della nostra azione di comunisti QUI ed ORA.
Ma sappiamo anche che la strada per l’emancipazione politica della nostra classe è ancora lunga.

Non va certo sottovalutato quanto di grande significhi il “risveglio” di milioni di giovani e di proletari alla lotta dura e decisa contro l’oppressione, ma dobbiamo avere la consapevolezza che la rivoluzione comunista non è “dietro l’angolo”, e non può nascere senza che le avanguardie del proletariato abbiano conquistato l’indipendenza politica e si siano minimamente collegate tra di loro.

Certo, l’imperialismo USA è combattuto al suo interno tra chi ritiene di “affondare” ancora di più i colpi, chi preferirebbe ancora attendere e chi invece (Obama) ha comunque lanciato una nuova sfida “globale”.
Così come non devono ingannare atteggiamenti, come appunto quello dell’imperialismo di casa nostra, che fa il “neutralista” ed il “trattativista”, che “attende” l’ONU, con la benedizione di papa Francesco, ma intanto -dietro adeguate “garanzie”- potrebbe svolgere comunque la sua parte in questa possibile imminente guerra.

Non per niente è già salpato dalle coste italiane il cacciatorpediniere lanciamissili “Andrea Doria” diretto verso il Libano, con lo scopo di difendere la forza UNIFIL presente in questo paese dal 2006 (11.000 soldati in rappresentanza di 37 nazioni, di cui 1.000 italiani).

Un presumibile attacco USA e C. alla Siria potrebbe scatenare una rappresaglia degli Hezbollah (alleati di Assad) nel sud del Libano, con conseguenze imprevedibili anche per chi, per ora, preferisce “attendere gli eventi”, per non compromettere i suoi affari con Damasco (e l’Italia è per la Siria uno dei primi esportatori).

Già si è messa in moto la solita vergognosa pantomima tra governo e vertici delle FFAA, dove Letta “scarica” sui vertici militari la “responsabilità” di aver mosso l’ “Andrea Doria”…
E’ solo l’inizio di una turbolenza politica internazionale dagli esiti davvero imprevedibili, che farebbe passare al governo imperialista italiano dei brutti quarti d’ora; al punto da far apparire giochetti da “mariuoli” le vicende giudiziarie del Cavaliere di Arcore, con tutti gli annessi e connessi…

La nostra opposizione alla guerra non è il pacifismo di Bonino e Mauri che, dopo l’avventura irachena vedono più opportunità di influenza e di affari per l’imperialismo italiano standosene defilati; e neppure il pacifismo pure interessato della Chiesa, che tante guerre ha benedetto, e ora chiede il digiuno per impedire che il prevalere dei movimenti islamici schiacci le comunità cattoliche siriane.
La nostra opposizione alla guerra non è dovuta al fatto che, ancora una volta, è l’imperialismo yankee a promuoverla, per rafforzare la propria influenza nell’area a scapito delle potenze mondiali e regionali concorrenti – tra cui non ultimo l’imperialismo di casa nostra.
Non ci opponiamo a questa guerra per difendere il potere di Assad, rappresentante di una rapace borghesia locale (prima nella forma del capitalismo di Stato, ora anche privato), che ha represso ogni espressione indipendente del movimento operaio e comunista.
Ci opponiamo anche a questa guerra per il suo carattere imperialista, perché è mossa dagli interessi di grandi gruppi capitalisti che tramite i loro Stati mirano ad estendere la loro area di sfruttamento nel mondo, perché volta a schiacciare ogni possibile lotta indipendente del proletariato, ma combattiamo anche e in prima fila la politica dell’imperialismo di casa nostra, quello italiano, che persegue gli stessi obiettivi oggi con mezzi “pacifici” ma pronto a usare quelli militari, che nelle due guerre mondiali è saltato sul carro del presunto vincitore gettando al massacro milioni di proletari.
La guerra imperialista è la proiezione esterna della politica di sfruttamento del proletariato; nostra lotta per la difesa del salario e delle condizioni di vita della classe nella crisi capitalistica è la stessa lotta per l’indipendenza e l’autorganizzazione di classe che conduciamo con la nostra opposizione alla guerra.

La posizione degli internazionalisti di fronte a questa nuova guerra imperialista secondo noi dev’essere molto chiara:

CONTRO OGNI IMPERIALISMO, E IN PARTICOLARE
LOTTA CONTRO IL PROPRIO IMPERIALISMO.

LOTTA DEL PROLETARIATO CONTRO LA PROPRIA BORGHESIA NAZIONALE.

CONTRO LA GUERRA, RIVOLUZIONE!

6/09/2013

COMUNISTI PER L’ ORGANIZZAZIONE DI CLASSE

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