Solidarietà ai manifestanti fermati a expo

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L’Expo non è solo il luogo dello sfruttamento del lavoro precario sottopagato e del lavoro gratuito spacciato come volontario. Non è solo la fiera del malaffare e della tangente. Expo è anche la storica occasione che si è presentata allo stato capitalistico italiano di sperimentare sul campo, per ora in via eccezionale, un domani in modo permanente la sospensione di quelle garanzie costituzionali che lo stato borghese era stato costretto a concedere e che ora la borghesia può permettersi di revocare dati i rapporti di forza fra le classi.

Sin dalle settimane precedenti l’inaugurazione Renzi aveva minacciato l’intervento d’autorità per garantire ad ogni costo la Prima alla Scala che avrebbe dovuto solennemente dare il via al “grande evento”, concerto messo in dubbio dalla netta opposizione di una parte consistente dei lavoratori del teatro che si rifiutavano di lavorare il primo maggio, festa internazionale dei lavoratori. Nelle settimane successive sono stati i tranvieri milanesi a vedersi scippato il diritto di sciopero, sempre per non danneggiare l’Expo. Così la necessità di salvaguardare ad ogni costo il grande baraccone che funge da vetrina internazionale del governo più spudoratamente antiproletario degli ultimi decenni ha dato l’avvio alla campagna governativa, ovviamente sostenuta dalla” libera stampa democratica”, contro “l’irresponsabile esercizio del diritto di sciopero” che ha trovato un punto d’approdo, temiamo del tutto provvisorio, nel “decreto – lampo” approvato dopo l’ormai famosa assemblea dei lavoratori del Colosseo. Le intenzioni, non troppo nascoste, del Governo e dei suoi burattinai sono di arrivare a una nuova sistemazione legislativa per mezzo della quale lo sciopero resterà un diritto puramente formale senza alcuna efficacia sostanziale.

All’Expo di Milano è anche sperimentato il divieto di volantinaggio e, quindi di fatto, la sospensione della libertà di manifestazione del pensiero, garantita a livello costituzionale e inoltre il licenziamento o la mancata conferma dell’assunzione di lavoratori operato in base alla tessera sindacale di appartenenza o per frequentazioni (centri sociali e simili) poco gradite alla Polizia. Tutte cose, queste, largamente in uso nel lavoro privato, con tanti saluti ai diritti sanciti costituzionalmente, ma finora mai spudoratamente sperimentate nei posti di lavoro pubblici o in cui la Pubblica Amministrazione è parte datoriale costitutiva come nel caso di Expo.

A completare questa ormai lunga lista di arbitrio poliziesco e padronale vanno aggiunti i fatti che si sono verificati il 5 ottobre culminati nel fermo di alcuni dirigenti della corrente di opposizione della CGIL, Il Sindacato è un’altra Cosa. Questi compagni avevano già da diversi giorni comunicato il loro aperto dissenso riguardo alla convocazione del direttivo nazionale della CGIL da tenersi all’interno dei locali di Expo. Dissenso che non ha per nulla scomposto i caporioni della CGIL stessa, Camusso in testa, che non si lasciano disturbare da chi da molti mesi denuncia il lavoro nero e super sfruttato e addirittura gratuito che viene erogato all’Expo, anche grazie ad un infame accordo sindacale del quale è firmataria la stessa CGIL e che va contro le esigenze del mondo del lavoro. Pertanto la riunione è stata puntualmente mantenuta, ma i compagni dell’opposizione della CGIL non si sono dati per vinti e hanno organizzato una clamorosa contestazione all’interno degli spazi dell’Expo con tanto di striscione, corteo e volantinaggio. Apriti cielo! Guardie private e polizia statale hanno impedito che questo sacrilegio venisse consumato e si sono accaniti contro il gruppo dei manifestanti, impedendo con le maniere forti la prosecuzioni della protesta e arrivando a trattenere in stato di fermo per diverse ore alcuni sindacalisti.

Al momento del rilascio ad attenderli, con somma ipocrisia, c’era anche una rappresentanza della CGIL, con solita Camusso in testa. Ovviamente i compagni fermati non si sono fatti commuovere dalla solidarietà pelosa della Camusso e hanno ribadito apertamente l’opposizione all’operato della CGIL.

Questi compagni nei mesi scorsi si sono battuti con coerenza, insieme ad altri sindacati di base, centri sociali ed associazioni contro il marciume dell’Expo mentre Camusso e gli altri boss della CGIL si sono collocati esattamente dall’altra parte della barricata. Per questo noi esprimiamo ai militanti de Il Sindacato è un’altra Cosa la nostra piena solidarietà dando a una di essi, la compagna Eliana Como, la parola, pubblicando questo filmato nel quale spiega il senso della azione del 5 ottobre all’Expo.