Solidarietà con gli operai e attivisti iraniani condannati!

Riceviamo e pubblichiamo da

S.I. Cobas Sindacato Intercategoriale Lavoratori Autorganizzati

 

 

Due dirigenti operai e cinque giornalisti condannati in Iran fino a 18 anni di carcere, sotto il nuovo capo della magistratura, protagonista del massacro di migliaia di carcerati nel 1988

La Sezione 24 del “Tribunale Rivoluzionario” (leggi Reazionario) di Tehran, presieduta dal giudice-falco Mohammad Moghiseh, ha condannato:

l’operaio e dirigente del consiglio di fabbrica dello zuccherificio di Haft Tapeh (presso Shush, provincia di Khuzestan), Esmail Bakhshi, a 14 anni di carcere;

il suo compagno di lavoro e di lotta Mohammad Khonifar a 6 anni;

Sepideh Qoliyan, attivista e giornalista freelance per i diritti dei lavoratori, a 18 anni e 6 mesi;

Amirhossein Mohammadifard, Asal Mohammadi, Sanaz Allahyari, Amir Amirgholi, rispettivamente

direttore e giornaliste della pubblicazione indipendente online Gam su Telegram, a 18 anni ciascuno/a.

Oltre al carcere, Esmail e altri sono stati condannati a numerose frustate.

Durante il processo, Bakhshi aveva tenuto coraggiosamente testa al pubblico accusatore, che accusava di “comunismo” la parola d’ordine dei lavoratori “pane, lavoro e libertà”, dopo di che il processo fu improvvisamente interrotto, e la sentenza è arrivata dopo un mese.[1]

Le condanne avrebbero provocato una tale indignazione in Iran che un gruppo di deputati ha deprecato la repressione della libertà di parola e di riunione, e si ipotizza un intervento del capo della magistratura Raisi per ridurre le pene.[2]

I due operai sono “colpevoli” di avere organizzato scioperi e proteste e manifestazioni operaie per il pagamento dei salari arretrati e per i diritti di organizzazione, assemblea e parola dei lavoratori di Haft Tapeh, mentre i giornalisti sono “colpevoli” di avere pubblicizzato e difeso le loro lotte, e quelle degli operai del complesso siderurgico di Ahvaz, e di avere denunciato le torture subite in carcere da Esmail Bakhshi.

La motivazione della sentenza adduce ragioni di “sicurezza nazionale”, per il reato di “assemblea e collusione contro la sicurezza nazionale”, la formazione di gruppi con l’intenzione di turbare la sicurezza nazionale” e “contatti con organizzazioni anti-statali” (più precisamente, con correnti comuniste operaie). Qoliyan e Bakhsi sono anche stati condannati per “aver turbato la pubblica opinione” e “pubblicato falsità”.

Riportiamo dal Center for Human Rights in Iran:

“Arrestati per aver chiesto salari non pagati, e aver accusato di tortura i servizi segreti

Qoliyan e Bakhshi sono stati inizialmente arrestati il 18 novembre 2018, durante una manifestazione dei lavoratori di Haft nella città di Shush, dove i lavoratori hanno protestato per i salari non pagati dal 2017.

Dopo essere stati rilasciati su cauzione un mese dopo, hanno riferito che agenti del ministero dell’intelligence avevano torturato Bakhshi mentre era sotto la loro custodia.

“Durante i primi giorni, senza motivo né alcuna conversazione, mi hanno torturato e mi hanno picchiato con pugni e calci finché non mi hanno ridotto in fin di vita. Mi hanno picchiato così tanto che non non sono riuscitoo muovermi nella mia cella per 72 ore “, ha scritto Bakhshi il 4 gennaio 2019 sulla sua pagina Instagram ora sospesa.

Il suo resoconto è stato confermato da altri detenuti tra cui Qoliyan, che ha twittato il 9 gennaio: “Durante l’arresto di Esmail Bakhshi, ho visto che è stato brutalmente picchiato e quando è stato interrogato ho visto che è stato umiliato … Sono pronto a dare testimonianza di me e di Esmail Bakhshi in qualsiasi processo equo”.

Bakhshi e Qoliyan sono stati successivamente nuovamente arrestati il 20 gennaio. Anche i giornalisti che hanno seguito i loro casi e le proteste di Haft Tapeh pubblicando rapporti sul notiziario indipendente Gam di Telegram sono stati arrestati in gennaio.

Un gruppo di parlamentari ha condannato la rinnovata repressione della libertà di parola e di riunione, chiedendo a Raisi, nominato a marzo capo della magistratura dal leader supremo Ali Khamenei, di annullare le pesanti condanne.

“Quando Hojatoleslam [Ebrahim] Raisi è diventato il capo della magistratura, con le sue dichiarazioni ha ricordato alla gente il significato di giustizia e giusto processo. Ma putroppo, stiamo di nuovo sentendo lo stesso tipo di frasi predilette dal precedente capo della magistratura [Sadegh Larijani] ”, ha dichiarato il membro del Parlamento Parvaneh Salahshouri durante un discorso dell’1 settembre 2019.

[…] Raisi ha partecipato alle “commissioni della morte” che hanno ordinato le esecuzioni extragiudiziali di migliaia di prigionieri nel 1988 sulla base di fatwa emesse dal fondatore della Repubblica islamica e allora leader supremo, l’Ayatollah Ruhollah Khomeini.” Per una documentazione su quei massacri di migliaia di oppositori politici si veda: BLOOD-SOAKED SECRETS di Amnesty International. Durante la controrivoluzione Khomeinista 1979-81 erano stati massacrate altre migliaia di rivoluzionari.

“Lo stesso giorno in cui sono state emesse le sentenze, il 7 settembre 2019, l’ex procuratore di Teheran Saeed Mortazavi – l’unico funzionario ritenuto responsabile della tortura e della morte di tre prigionieri politici nel 2009 – è uscito di prigione dopo aver scontato solo due dei suoi tre anni di condanna”.

Senza con ciò attenuare la nostra opposizione alle sanzioni imposte all’Iran dalle potenze imperialiste e soprattutto dagli USA, che colpiscono le condizioni di vita di tutta la popolazione, già messa a dura prova dal regime di sfruttamento e corruzione (con miliardi di dollari trafugati all’estero dagli alti esponenti del regime degli ayatollah),

denunciamo la dura repressione dello Stato iraniano contro i lavoratori, volta a impedire loro la possibilità di organizzarsi per difendere i loro diritti, e contro gli attivisti che sostengono i diritti democratici dei lavoratori,

ed esprimiamo la nostra solidarietà con le vittime della repressione e con la lotta della classe lavoratrice iraniana.

Costruiamo solidarietà di classe internazionale!

L’Esecutivo Nazionale del SI Cobas

denunciamo la dura repressione dello Stato iraniano contro i lavoratori, volta a impedire loro la possibilità di organizzarsi per difendere i loro diritti, e contro gli attivisti che sostengono i diritti democratici dei lavoratori,

ed esprimiamo la nostra solidarietà con le vittime della repressione e con la lotta della classe lavoratrice iraniana.

Costruiamo solidarietà di classe internazionale!

L’Esecutivo Nazionale del SI Cobas

 

[1] https://www.facebook.com/notes/azar-majedi/iran-the-tide-has-changed-the-harsh-sentences-against-haft-tapeh-activists-and-i/2544728638903808/

[2] https://www.iranhumanrights.org/2019/09/mass-sentencing-of-labor-activists-journalists-prelude-to-reign-of-repression-under-new-judiciary-chief/