Sulle condanne per Genova 2001

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Questo Stato è impunito e cattivone.
La sua legge non è uguale per tutti.
Devasta, saccheggia, picchia e spara, ma non processa se stesso, non ficca in galera i suoi uomini armati.
Quel che è peggio, non garantisce il nostro diritto all’antagonismo.
Sospende la sua democrazia e, appena può, ci impedisce di contestare il suo sistema, ci ferma, ci arresta, ci processa, ci incarcera, ci uccide.

Il problema sembra la “sproporzione” tra il trattamento riservato dallo stato ai suoi scherani in divisa e i decenni di galera inferti ai compagni capri espiatori.
Vuoi vedere che lo stato si è vendicato, in maniera “ingiusta”, 11 anni dopo?
Vuoi vedere che gli inquisitori di stato hanno avuto piu’ memoria di noi?
Magari, se si fosse dato un colpo al cerchio ed uno alla botte, le “scuse” erano pronte!
L’intera impalcatura legalistico-giuridica di difesa dei militanti di Genova 2001 non ha impedito la fine di quel movimento, attaccato dallo stato ma spaccato e desolidarizzato, usato e svenduto anche dal suo interno dagli alfieri della “contestazione concertata”.
Tutta l’architettura opportunista sulla “sospensione della democrazia” a Genova 2001 trova, alla prova dei fatti, la sua disconferma nelle condanne di oggi.
La verità è che accreditando le teorie sul presunto “fascismo di Luglio”, si è finito col difendere oggettivamente ( ma spesso anche soggettivamente! ) la società che a chiacchiere si voleva cambiare, con questi risultati.
La verità è che quell’altro mondo possibile per il quale ha combattuto ( ed è morta! ) un’intera generazione di militanti, non ha vinto, seppellito sul nascere da tutti i suoi nemici esterni ed interni al movimento.
E’ una verità che dobbiamo ai compagni morti, feriti ed incarcerati, senza la quale si rimane sul terreno dell’ipocrita riproposizione di un movimento che non c’è, evitando con cura di gettare le basi per la sua rinascita.

COMBAT – Comunisti per l’Organizzazione di Classe

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