Mentre tutta la Palestina, dal fiume al mare, si è fermata in uno dei più compatti scioperi generali della lotta ormai secolare delle masse oppresse di Palestina per protestare contro l’ultima strage di palestinesi compiuta da Israele a Nablus; mentre a Jaffa, Tel Aviv e Haifa anche gruppi di ebrei israeliani attivi con il BDS si uniscono finalmente alle proteste; mentre anche i campi profughi del Libano e le piazze dello Yemen ribollono di odio contro lo stato sionista e i suoi protettori internazionali, Stati Uniti e Italia per primi; ci rivolgiamo agli organizzatori delle piazze di oggi a Milano, …
Martedì 18 maggio, sciopero a Ramallah, di palestinesi e di arabi israeliani, in una dimostrazione di unità, per protestare contro le politiche discriminatorie e oppressive di Israele.
Ieri 18 maggio in Israele e in Cisgiordania si è tenuto il primo grande sciopero generale unitario della popolazione palestinese degli ultimi 60 anni. È stato un vero sciopero generale che ha chiuso non solo i negozi arabi, ma anche tutti i cantieri israeliani, dove la manodopera è palestinese.
Anche se ignorato da gran parte dei media, questo è l’avvenimento nuovo e più importante degli ultimi decenni, conseguenza delle azioni del guerrafondaio Netanyahu che …
Riportiamo dal Pungolo Rosso l’intervento di Laila alla manifestazione di sabato 15 maggio a Venezia sotto il palazzo della RAI (che ha ignorato l’iniziativa) in solidarietà con il popolo palestinese; una vibrante denuncia dell’oppressione subita dai palestinesi.
Laila
“Noi, palestinesi di tutta la Palestina storica siamo uniti come UN SOLO POPOLO, una sola storia, una sola terra e per un’unica causa. Siamo scesi per le strade di ogni città e di ogni villaggio palestinese, manifestando e protestando contro l’ingiustizia inflitta al nostro popolo: dalla minaccia di pulizia etnica del quartiere arabo di Gerusalemme, Sheikh Jarrah, alle violenze impunite dei coloni sionisti, fino …
Ci risiamo.
Nel 2003 Gran Bretagna Francia e Usa scatenarono la guerra in Irak sulla base di supposte “armi di distruzione di massa di Saddam Hussein”, oggi gli stessi servizi segreti e gli stessi paesi bombardano in Siria in nome di un “attacco chimico” di paternità per lo meno dubbia.
Mentre Russia, Iran e Turchia si stanno accordando sull’assetto-spartizione della Siria, mentre tutti, a partire da russi e americani, chiudono uno o due occhi di fronte all’invasione turca di Afrin e prossimamente della Rojava, dopo che sono stati massacrati mezzo milione di donne uomini bambini e oltre 10 milioni sono dovuti fuggire …
Tempi duri per i palestinesi, a Gerusalemme Est come a Gaza o in Cisgiordania.
A Gerusalemme Est 420 mila palestinesi “residenti permanenti” vivono dal 1967 in una sorta di limbo legale, non sono né cittadini israeliani né cittadini giordani, non godono dei servizi, scolastici o sanitari, devono chiedere il permesso di lavoro come un immigrato anche se sono nati lì da famiglie che risiedono lì da generazioni; se vanno all’estero per un periodo superiore a tre mesi perdono il diritto di tornare. Dal 1967 ne sono stati espulsi quasi 15 mila, a molti è stata distrutta la casa con futili pretesti. …
L’attentato in Sinai avviene in un contesto di forte tensione fra gli Stati dell’area: Iran, Arabia, Turchia, Egitto), con un ruolo attivo più o meno evidente di Israele e Turchia. continua nel silenzio assordante della stampa occidentale il sanguinoso conflitto in Yemen e il blocco del Qatar, le velleità indipendentiste del Kurdistan iracheno sono state per ora represse, mentre l’acuirsi dei contrasti fra Iran e Arabia Saudita stanno coinvolgendo il Libano; Russia, Turchia e Iran tentano un accordo sul futuro assetto della Siria.
Se sarà confermato che si tratta di un’azione ispirata se non diretta dell’ISIS, si tratta da un lato …
Sul terreno di Siria ed Iraq sono mandati al macello decine di migliaia di proletari spinti dalle appartenenze etniche e religiose, assoldati dai petrodollari del Golfo e dai dollari ed euro delle potenze occidentali. Quando un fronte rischia di cedere ecco le potenze imperialiste bombardare dal cielo i nemici dei propri amici: prima americani, inglesi, francesi, canadesi, australiani, i paesi del Golfo, i turchi (che tendono a confondere i kurdi con l’ISIS), poi di nuovo Hollande con l’intento di essere tenuto in maggior conto dai soci-predoni nel Consiglio di Sicurezza, ora i russi nello sforzo di spianare la strada alla …
La Turchia ha bombardato il 23 luglio, postazioni dell’Isis in Siria e campi curdi in Iraq; il ministro degli esteri Davutoglu ha dichiarato che le zone tolte all’Isis in Siria potrebbero diventare campi di raccolta per i profughi siriani. In quest’area, analoga a quella che il 1 luglio hanno creato le truppe giordane a sud della Siria, Erdogan sta inviando preventivamente 18 mila soldati.
Con queste azioni il governo turco rompe apertamente con la politica di coperta complicità con l’Isis, dopo un accordo esplicito con gli Usa. La mutata posizione turca dipende ufficialmente dall’attentato a Suruc, rivendicato dall’Isis (32 morti, 100 …
L’accordo sul nucleare iraniano firmato a Vienna, dopo mesi di trattative, prima segrete e poi dal febbraio 2013 pubbliche, viene da lontano. Sembra modificare radicalmente la politica estera Usa, quasi quanto la strategia del ping pong nei confronti della Cina all’epoca di Nixon.
Da subito si è aperta la partita delle valutazioni
Scontata la diretta condanna di Israele, la velata ostilità saudita, la soddisfazione europea.
Non manca chi considera l’accordo niente più che una montatura pubblicitaria inventata a sostegno delle fortune politiche dei firmatari: il bisogno di lasciare una traccia “storica” del proprio passaggio per Obama, il bisogno di incassare qualche successo per …
Come da copione, il nuovo governo israeliano nasce con una maggioranza risicata (61 seggi su 120), all’insegna dell’alleanza del Likud di Netanyau (30 seggi) con la destra: Kulanu (“Tutti noi”- 10 seggi), Shas (7 seggi) e Giudaismo unito dalla Torah (6 seggi), ma soprattutto Habayit Hayehudi (Focolare ebraico – 8 seggi) di Naftali Bennett, che ha ottenuto i ministeri della Giustizia, dell’Agricoltura e dell’Istruzione, tramite i quali potrà realizzare i suoi obiettivi: promuovere programmi nazionalisti e religiosi nelle scuole, gestire i contributi ai kibbutz della Cisgiordania, varare le leggi discriminatorie nei confronti dei palestinesi. Il rilancio della colonizzazione israeliana nei …