Taranto, strana vita quella degli operai

Per un partito di operai incivili, meglio selvaggi che selvaggina!

Strana vita quella degli operai. Costretti a difendere un lavoro nocivo, spesso mortale. Costretti a scegliere tra morire di lavoro e morire di tumore.
Insieme a tutta la cittadinanza.
Schiavi, o morti!
D’altra parte, senza lavoro, non si mangia. Meglio rischiare.
D’altra parte, i cinesi fanno “concorrenza sleale inquinando tutto il mondo”, e bisogna adeguarsi.
Adesso, dopo una vita avvelenata da 386 decessi negli ultimi 13 anni, la ristrutturazione del ciclo dell’acciao chiude l’Ilva, spacciandola per ambientalismo.
E la strana vita degli operai è ancora una volta costretta a scegliere tra la padella e la brace.
Eppure, nelle parole come nei fatti, sembra avanzarsi di nuovo, tra gli operai, uno strano soldato. Che comincia ad interrogarsi sul serio sulla possibilità di farla finita con le false scelte imposte da questo sistema. Che comincia a tirare le prime conseguenze.
“Buffoni” ai sindacalisti venduti che cercano di indorare la pillola, minacce di fare a modo proprio se arriveranno i licenziamenti, avvertendo che è finito il tempo delle manifestazioni “civili”.
Dopo parole aspre, fatti duri: cortei autonomi, blocchi, assedi, presidi, annunci di scioperi ad oltranza.
Sono 8.000 in giro per la città di Taranto, e non hanno alcune intenzione di tornarsene a casa, e di delegare ancora ai papponi sindacali e politici il proprio futuro.
Sono 8.000 operai incazzati.
Possono bastare!

Comunisti per l’Organizzazione di Classe – Combat

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