Terremoto in Turchia e Siria: quando le forze della natura incontrano il capitalismo criminale

Il terremoto che ha investito Turchia e Siria è uno dei più violenti della storia. Il numero dei morti ufficiali supera i 47 mila, ma nessuno sa quanti altre decine di migliaia di cadaveri sono rimaste sotto le macerie mentre è stata posta fine alle ricerche.

Mentre ci uniamo al lutto di quelle popolazioni, già martoriate dalla repressione dello Stato turco contro le popolazioni curde, e dello Stato siriano contro le popolazioni insorte in anni di guerra civile, le cronache turche mettono a nudo una volta di più – dopo Belice, Friuli, Irpinia, l’Aquila, Amatrice in Italia – che se i terremoti sono inevitabili e in gran parte imprevedibili manifestazioni delle forze naturali, i morti e le distruzioni non sono affatto una fatalità inevitabile e imprevedibile. Le foto di palazzi integri a fianco di altri sbriciolati sono la prova che ci sono le tecniche per costruire edifici che non diventino tombe quando la terra si scuote, ma esse non vengono applicate, o i materiali usati non sono adeguati, per gli interessi di società immobiliari e palazzinari speculatori, per la corruzione degli organi di controllo compiacenti.

Non è il terremoto che uccide decine di migliaia di persone, è la spasmodica ricerca del profitto che lesina su ferro e cemento, così come porta a fare degli uomini carne da macello nelle guerre. Per questo occorre porre fine al dominio del capitale, in una società solidale, senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo, finalizzata al soddisfacimento dei bisogni umani in armonia con la natura.

Ad ora, secondo l’OMS; il numero dei morti per il terremoto del 6 febbraio nell’area fra Turchia e Siria sfiora i 41 mila (su 13,5 milioni di abitanti), ma la conta è tutt’altro che terminata. A una scossa di magnitudo 7,5 è seguita una scossa molto forte, di magnitudo 7,8. La terra si è spostata in orizzontale di circa 3 metri. Fra i centri turchi più colpiti Gaziantep e Kahramanmaras. In Siria Aleppo, Latakia e Hama.

In Turchia i soccorsi si sono avviati lentamente, mostrando la totale impreparazione dei soccorritori, non è stato garantito in modo sistematico il recupero dei sopravvissuti, non è stata previsto un intervento coordinato post terremoto, dalla fornitura di acqua, cibo, medicinali all’allestimento di ripari adeguati a un freddo intenso. (nota 1). Quanto alla Siria, a una settimana dal terremoto solo il 5% dell’area colpita era stata raggiunta da soccorsi. Nel frattempo i terremotati stessi hanno scavato a mani nude.

Condoni e abusivismo tollerato

Soprattutto in Turchia gli edifici avrebbero potuto essere costruiti facendo tesoro delle esperienze dei terremoti passati. Solo nel 2018, invece, è stata adottata una legislazione antisismica coerente con gli standard internazionali moderni.   Ma poiché il livello di corruzione è altissimo, anche edifici costruiti dopo il 2018 si sono sbriciolati. Geologi urbanisti e ingegneri hanno più volte avvertito che proprio molte costruzioni moderne anche pubbliche, compresi ospedaIi, cavalcavia ecc. erano “macerie in attesa” (nota 2). In Turchia gli scandali che riguardavano le imprese immobiliari sono stati numerosi, ma alle denunce quasi mai è seguita una condanna. E i giornalisti esibiscono l’eccezione, la città di Erzin, riemersa incolume dal sisma, nessun edificio crollato, “perché qui i costruttori corrotti sono stati cacciati”.

Già nel 1999 morirono 18 mila persone in un terremoto che coinvolse il territorio a est di Istambul. E già allora i giornali vicini all’opposizione denunciarono “gli assassini”, cioè i costruttori edili ladri e i politici corrotti che li avevano protetti. Allora all’opposizione c’era Erdogan e il suo partito AKP; fu cavalcando l’indignazione popolare che il leader si affermò alle elezioni successive (2003), diventando primo ministro. 

Nel lungo periodo del suo potere, tuttavia,  sia Erdogan, sia il suo partito di riferimento che i suoi alleati in Parlamento sono passati da un condono edilizio all’altro. In occasione dell’ultimo l’agenzia governativa che si occupa della sicurezza edilizia stimò che circa la metà degli edifici in Turchia non fosse a norma. I costruttori evitavano le “seccature penali” semplicemente pagando una multa. Le multe, stimate in 88 miliardi di lire turche, o 4,6 miliardi di dollari – avrebbero dovuto essere spese per la prevenzione e lo sviluppo dei servizi di emergenza in caso di terremoto. Questi soldi si sono invece persi nei meandri della non proprio trasparente finanza pubblica turca.

L’arresto recente di centinaia di responsabili di grandi aziende edili è il tentativo del governo Erdogan di scaricare su di loro il montante malcontento, indicare dei capri espiatori. Sempre per contenere i danni, sono stati silenziati i social e proclamato lo stato di emergenza per tre mesi nelle 10 province colpite. Il presidente ha infatti poco più di tre mesi per affrontare le nuove elezioni del 14 maggio.

Il forte sviluppo edilizio è stato il motore dello sviluppo economico turco degli ultimi anni, ha garantito molti voti ad Erdogan. Il fenomeno non è solo turco e neanche proprio dei paesi a giovane capitalismo (nota 3).

In Siria la distruzione della natura ha colpito un’area già messa in ginocchio da 12 anni di una guerra che non è ancora terminata. Come si è detto i soccorsi si sono mossi dopo una settimana, a macchia di leopardo. E le ragioni sono prevalentemente politiche.

Il nord ovest siriano vede infatti la presenza di tre entità politiche:
a) l’area di Idlib è controllata da estremisti islamici, fra cui i resti dell’ISIS e di  Al Nusra E’ abitata da 4 milioni di profughi, sfollati da altre parti del paese (nota 4);
b)  resiste la Rojava curda. Dopo il terremoto l’aviazione di Assad ha continuato a bombardare Marea, posta in quest’area;
c) il governo centrale di Assad.

Nelle aree controllate dal governo è intervenuto l’esercito e un po’ di studenti volontari, ma in misura del tutto inadeguata. Qualche aiuto al governo di Assad è arrivato da Russia, Iran e Iraq. Di qui una richiesta formale di aiuti all’Unione Europea. Ma da Usa e UE gli aiuti potevano arrivare solo dopo l’allentamento delle sanzioni. L’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (e in Italia S. Egidio), ha chiesto alla comunità internazionale di non politicizzare la questione degli aiuti umanitari. Ma un ostacolo è stata la pretesa di Damasco  di gestire gli aiuti anche per le altre due zone, nonostante sia noto che dall’agosto 22 Assad ha sigillato i confini con le altre due aree impedendo il passaggio dei rifornimenti e degli aiuti umanitari. Dalla Turchia è aperto un solo varco, a Bab el-Hawa che permette l’accesso alla sola regione di Idlib. Le zone a maggioranza curda non sono raggiungibili quindi né da parte turca né da parte siriana (nota 5).

L’accordo di Erdogan e Assad sulla pelle dei curdi

Il terremoto potrebbe essere l’occasione per Erdogan e Assad per liquidare la superstite comunità curda e i democratici siriani della Rojava (o Aneas), usata dagli Usa contro l’Isis e poi abbandonata alla repressione dei turchi e dei siriani. Lo fa temere un accordo stilato il 28 dicembre 2022 fra Turchia e Assad, complice Mosca. Un accordo che i media occidentali hanno volutamente ignorato, confermato dalla stampa russa e siriana, denunciato in Europa solo dalle ong umanitarie indipendenti. La Rojava dà fastidio perché fra mille difficoltà persiste nel suo esperimento di convivenza multietnica e laica (nota 6). Scopo dell’accordo è “ripulire la zona dagli estremismi”, cioè il Pkk e la Rojava, definiti “milizie per procura di Usa e Israele” ad esso alleata. Nell’accordo non si parla degli estremismi islamici un tempo appoggiati e utilizzati da Erdogan per occupare un’area nel nord della Siria e neanche dei profughi creati dal conflitto siriano e di cui oggi Erdogan vuole sbarazzarsi. Quindi i turchi ritireranno i soldati dalle aree siriane che ora occupano, riconoscono l’integrità del territorio siriano, il PKK e i curdi della Rojava sono individuati come una minaccia per Siria e Turchia,

Se fosse successo in Italia?

Se fosse successo in Italia sarebbe stato un disastro simile. Il terremoto attuale è stato 1.000 volte più forte rispetto a quello che nel 2016 ha colpito Amatrice (330 morti) e 30 volte più forte rispetto a quello dell’Irpinia del 1980 (2914 vittime), ma simile per magnitudo a quello che rase al suolo Messina e Reggio Calabria nel 1908: le vittime allora furono almeno 125mila.

Un italiano su tre vive in zone a forte rischio sismico

L’Italia ha sviluppato una struttura di Protezione civile certamente più efficace. Ma sul terreno della speculazione edilizia e dei condoni non siamo certo ben messi.

Tutti gli studi in proposito concordano sul fatto che solo il 25% delle case italiane è realizzato seguendo le tecniche di costruzione antisismica. Se poi andiamo a guardare le infrastrutture, il 60% non è a norma sotto questo profilo.

Sappiamo che i terremoti non possono essere impediti. E nemmeno previsti con precisione. Ma sappiamo che già oggi esistono gli strumenti per limitarne i danni, per costruire case sicure e organizzazioni di soccorso efficienti. Ma un sistema economico basato su sfruttamento e profitto continuerà ad anteporre gli interessi economici alla sicurezza umana, e finché durerà questo sistema, queste tragedie non potranno che ripetersi.


Nota 1: Allucinanti le dichiarazioni di 6 vigili del fuoco spagnoli, intervenuti ad Adiyaman, che il 14 febbraio, hanno riferito di numerosi edifici spianati prima che gli eventuali superstiti potessero essere estratti (anche a 8 giorni dal sisma si sono estratte persone vive):
https://www.fanpage.it/esteri/case-demolite-con-dentro-le-persone-laccusa-dei-pompieri-spagnoli-in-turchia-dopo-il-terremoto/

Nota 2: https://www.theguardian.com/world/live/2023/feb/07/turkey-earthquake-syria-in-turkiye-2023-live-updates-latest-news-map-magnitude-7-8-scale-quake-tremor-death-toll-gaziantep-kahramanmaras
https://www.ilpost.it/2023/02/10/turchia-edilizia-terremoto/
https://ilmanifesto.it/lallarme-dei-geologi-non-e-stato-ascoltato

Nota 3: https://www.agenzianova.com/news/turchia-perche-il-terremoto-potrebbe-costare-caro-al-presidente-erdogan
Dagli Usa alla Cina il settore edile garantisce una crescita relativamente garantita del Pil, ma garantisce anche il successo dei politici perché l’acquisto della casa quando si mette su famiglia  è universale.  Le bolle immobiliari, d’altronde, cioè la crescita superiore alla domanda, senza poi la possibilità di realizzare il capitale, con conseguenti pesanti sulle banche e sulle assicurazioni, caratterizzano molte crisi capitalistiche, ad es. quella cosiddetta dei subprime negli Usa del 2007-8.
Ecco perché la speculazione edilizia caratterizza il settore in presso che tutti i paesi. Lo dimostra il terremoto del Sezuan, in Cina del 2008, che provocò 70 mila morti.

Nota 4: Già prima del terremoto il 90 % di questi rifugiati dipendeva dagli aiuti umanitari per sopravvivere. 1,5 milioni vivevano in tende non isolate dal caldo e dal freddo, in campi profughi spazzati via dal terremoto. Il 58% erano bambini. Mancavano carburante e luce elettrica (che veniva erogata 2 ore al giorno). Mancavano ovviamente presidi medici e medicinali. Tre settimane prima del terremoto imperversava un’epidemia di colera di cui solo Medici senza Frontiere ha dato notizia (Manifesto 6 febbraio 23).

Nota 5: https://www.washingtonpost.com/science/2023/02/09/turkey-earthquake-gaps/

Nota 6: https://greenreport.it/news/geopolitica/la-turchia-si-ritira-dalla-siria/
https://www.agensir.it/mondo/2023/02/13/terremoto-in-turchia-e-siria-dopo-il-sisma-la-guerra-degli-aiuti-bloccati-da-regime-e-ribelli-allarme-orfani/

Nota 7: https://www.webuildvalue.com/it/curiosita-infrastrutture/costruzioni-antisismiche.html

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