Vaccini di classe

L’ineguaglianza sociale, che giunge fino alla negazione del diritto fondamentale alla vita, è un tratto caratteristico – e ineludibile – del sistema sociale ed economico capitalista.

Lo abbiamo denunciato più volte rispetto alle ricadute sanitarie, economiche e sociali della diffusione della pandemia Covid-19. Nei vari paesi i proletari subiscono conseguenze più pesanti, in termini di contagio, di morti, di licenziamenti e perdita di salario, rispetto ai borghesi.

Questo è vero anche a livello globale. I proletari e gli strati poveri di gran parte dei paesi a reddito più basso non hanno ricevuto sostegni di sorta dai rispettivi stati e sono stati lasciati a se stessi, privi di sostentamento (in India e in Tailandia i migranti da altre regioni sono stati cacciati con la forza). E ora sono lasciati a se stessi di fronte alle seconde-terze ondate del virus, in mutazioni più virulente, senza la speranza di ricevere il vaccino.

Infine c’è lo strapotere monopolistico dei giganti farmaceutici…

In gran parte degli Stati essi hanno il monopolio sui farmaci creati, attraverso il sistema dei brevetti. Scoperte scientifiche e tecniche realizzate da singole equipe sulla base del patrimonio di una ricerca scientifica che è sociale su scala globale divengono proprietà privata dei gruppi capitalistici che hanno “comprato” l’uso di quei cervelli che hanno compiuto l’ultimo passo. Scoperte di un’intera comunità scientifica che possono contribuire a difendere la salute di tutta l’umanità vengono monopolizzate per massimizzare i profitti di pochi azionisti, finanzieri e alti dirigenti. La produzione dei vaccini viene limitata a chi detiene il brevetto anche se vi sarebbe la capacità produttiva per produrre i vaccini più efficaci in volumi molto maggiori, tali da permettere di vaccinare tutta l’umanità in pochi mesi. Una quota dei vaccini Pfizer è sparita dal mercato europeo per andare verso mercati più redditizi, come gli USA o Israele. Mentre gli USA si sono assicurati vaccini sufficienti per vaccinare l’intera popolazione più di due volte, i vaccini finora acquistati in Asia bastano solo per una persona su sette, in Africa per solo una persona su 3. Ovviamente per i più benestanti.

Altro che “siamo tutti nella stessa barca”! E questo nonostante sia ormai chiaro che la pandemia non potrà dirsi sconfitta se rimarranno sacche di popolazione esposta al virus come i paesi dell’Africa, che conta ben 1,3 miliardi di abitanti!

Covid -19 fa stragi, ma il capitalismo è un virus ancora più letale!

La scheda che segue delinea le costrizioni subite in particolare dai paesi africani riguardo ai vaccini anti Covid-19.


I paesi del Nord America si sono assicurati dosi di vaccino sufficienti per più del doppio dell’intera loro popolazione; i paesi dell’Africa invece si sono assicurati dosi per un terzo della popolazione complessiva.

Canada e Regno Unito hanno acquistato abbastanza vaccini per coprire rispettivamente il 500% e il 300% delle loro popolazioni. (Duke Global Health Innovation Center).

Meno del 20% dei vaccini che l’Unione Africana si è assicurata giungerà entro giugno. Per contro, l’Unione Europea prevede che gli stati membri vaccinino il 70% degli adulti entro l’estate.

L’Africa, 1,3 miliardi di abitanti, viene usata come luogo di sperimentazione dei vaccini, ma poi, quando si tratta di raccogliere i frutti dei vaccini che si dimostrano sicuri, i paesi africani sono gli ultimi della fila.

Più di 40 paesi africani stanno affrontando una seconda ondata di epidemia COVID-19, legata a una variante trovata per la prima volta in Sudafrica, e che finora è stata rilevata in Botswana, Ghana, Kenya, Comore e Zambia e in oltre 20 paesi non africani. Il tasso di decessi dell’ultimo mese è significativamente superiore a quello della prima ondata.

Se nella prima ondata il tasso di infezioni è stato inferiore a quello di altre regioni del mondo, a gennaio si è registrato un incremento del 40% dei decessi, a 92000 (ufficiali). C’è il rischio che le nuove varianti, ritenute più infettive, possano diffondere ulteriormente il virus prima che inizi la vaccinazione su larga scala. Solo sei dei paesi colpiti dalla seconda ondata hanno già ricevuto vaccini, ma in scarse quantità. Il Sudafrica ha registrato il 40% dei casi di coronavirus e delle morti nell’Africa sub-sahariana, e il suo sistema sanitario è fortemente sotto tensione per il virus in rapida diffusione. Un’infermiera (Lerato Mthunzi) di Johannesburg ha descritto la terribile situazione:

I nostri obitori, mentre vi parlo, sono pieni al massimo della capienza. C’è la fila più lunga mai vista di sacchi per cadaveri sul pavimento.

Inoltre, il prezzo dei vaccini può aumentare data la competizioni in corso; ad esempio 1 milione di dosi di vaccino Astrazeneca ordinati dal Sudafrica, sono state pagate $5,25 l’una, quasi il doppio del prezzo (3$) pagato da altri paesi africani a seguito di un accordo siglato dall’Unione Africana.

Il direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie, John Nkengasong, denuncia il rischio di “una catastrofe morale” senza una distribuzione equa dei vaccini. “O ne usciamo insieme o andiamo a fondo insieme. Non ci sono vie di mezzo”.

Nel 1996, pur essendoci i farmaci per trattare l’HIV, ci sono voluti 10 anni prima che questi farmaci divenissero accessibili per l’Africa. Di conseguenza, tra il 1996 e il 2006, sono morti 12 milioni di africani, che potevano essere salvati. Quella tragedia potrebbe ripetersi se non si fa qualcosa, con urgenza.

L’“Alleanza per i Vaccini”, GAVI (nota 1) prevede che complessivamente i paesi africani riusciranno a vaccinare solo il 27% della popolazione. L’Unione Africana si è prefissa l’obiettivo di un’immunizzazione del 60%, come immunità di gregge. La sfida è la capacità di coordinamento dei piani di vaccinazione tra i vari paesi, e la logistica, distribuzione; per rallentare la diffusione della pandemia in Africa occorre vaccinare il 30 della popolazione prima di dicembre, altrimenti le conseguenze saranno devastanti.

A tutto ciò si aggiungono timori (certezze?) che il programma di vaccinazione sia occasione di corruzione come in precedenza segnalato in molti paesi africani, dove aziende e funzionari governativi hanno beneficiato indebitamente di gare d’appalto gonfiate per l’equipaggiamento protettivo o la fornitura di cibo. Un esempio è quello del GAVI, che è stato malversato da funzionari ugandesi nei primi anni 2000. (Anadolu Agency)

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Covax prevede la distribuzione di 690 milioni di dosi ai paesi africani a più basso reddito. e l’African Vaccines Alliance è riuscita ad acquisirne circa 700 milioni dosi, che però giungeranno nell’arco di sei mesi, e poi nel 2022.

L’Unione Africana (UA) si è assicurata 270 milioni di dosi di vaccini Oxford/AstraZeneca, Pfizer/BioNTech e Johnson & Johnson; ne ha acquistati altri 400 milioni (Oxford-Astrazeneca) dal Serum Institute in India, (il maggior produttore mondiale secondo Anadolu Agency, 8.2.2021).

I paesi dell’Africa Subsahariana cercano di stringere accordi anche individualmente per la fornitura dei vaccini:

Le Seychelles sono state il primo paese dell’Africa sub-sahariana a iniziare le vaccinazioni con il vaccino cinese Sinopham, mira a essere il primo paese africano con una copertura del 70% tra gli adulti.

Anche l’isola di Mauritius ha iniziato a vaccinare i lavoratori in prima linea il 26 gennaio, dopo che l’India ha donato 100.000 dosi dei vaccini Oxford/AstraZeneca.

A dicembre, la Guinea, in Africa occidentale, ha ordinato 55 dosi del vaccino russo Sputnik V coronavirus e ha dato le prime dosi a 25 funzionari (Associated Press).

Il Sudafrica, il 1° febbraio, ha ricevuto 1 milione di dosi Astrazeneca dal Serum Institute; altre 500mila giungeranno a fine mese; ha ordinato altri 20 milioni di vaccini da Pfizer/BioNTech e prevede di acquistarne altri 9 milioni da Johnson & Johnson.

Il Ghana, 30 milioni di abitanti, sta combattendo una seconda ondata, (67.000 casi riportati e un totale giornaliero salito di 1.583 casi il 31 gennaio; ha in programma di procurare 17,6 milioni di dosi di diversi vaccini entro giugno.

In Africa orientale, il Kenya (oltre 53 milioni di abitanti) inizia a vaccinare in febbraio, spera di vaccinare 1,25 milioni di persone vaccinate prima di giugno.

L’Uganda (popolazione circa 44 milioni), prevede di accedere ai vaccini attraverso COVAX (OMS), e anche direttamente da AstraZeneca, e dalla Cina, se l’OMS approva il suo vaccino.

In Nigeria, con 209 milioni la nazione più popolosa dell’Africa, inizierà a ricevere il vaccino in febbraio attraverso COVAX, 16 milioni iniziali, e tramite l’Unione Africana.

In Nord Africa, il Marocco e l’Algeria hanno recentemente iniziato programmi di immunizzazione.

Il Malawi è un altro paese duramente colpito dalla pandemia di COVID-19; a fine febbraio riceverà vaccini di AstraZeneca, in quantità non definite….

Il Guardian riferisce che la Tanzania, 60 milioni di abitanti, ha rifiutato le vaccinazioni, il che fa temere che questo paese dell’Africa orientale possa fungere da serbatoio del virus. Il presidente John Magufuli ha detto la settimana scorsa che la Tanzania “ha vissuto per più di un anno senza il virus perché il nostro Dio è potente e Satana fallirà sempre”, ribadendo che la pandemia può essere combattuta con rimedi erboristici.


Nota 1: GAVI, Vaccine Alliance (Alleanza per i Vaccini) è un partenariato pubblico-privato per la salute globale con l’obiettivo di aumentare l’accesso all’immunizzazione nei paesi poveri.

GAVI riunisce i governi dei paesi in via di sviluppo e di paesi “donatori”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’UNICEF, la Banca Mondiale, l’industria dei vaccini sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo, agenzie tecniche e di ricerca, la società civile, la Fondazione Bill & Melinda Gates e altri filantropi privati. GAVI ha lo status di osservatore all’Assemblea Mondiale della Sanità.

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