AMBROGI, Ersilio “Massimo”

(Castagneto Carducci 1883 – Campiglia Marittima, 1964), avvocato

 

Iscritto alla FIGS dal 1901, arrestato durante la Prima Guerra mondiale per attività antimilitarista, nel 1920 venne eletto sindaco di Cecina; nel gennaio ’21 passò al PCdI. Eletto deputato nella XXVI Legislatura (11 giugno 1921-25 gennaio 1924). Accusato di aver causato la morte di un fascista che aveva partecipato all’assalto del Palazzo comunale, venne condannato a 21 anni di carcere; liberato per l’elezione a deputato ripara a Berlino e Mosca. Rappresentò la sinistra del partito nel Komintern.

Ma diventò anche agente segreto della GPU: è il primo dei suoi doppi giochi.

Ambrogi e altri compagni italiani (tra cui De Leone, Pizzirani, Silva, Trovatelli, Verdaro) costituirono il gruppo dissidente bordighista nel Club degli emigrati; per le loro posizioni Verdaro, Silva e Ambrogi vennero espulsi dal partito bolscevico nel 1929. Ambrogi dal 1930 al 1932 svolse a Berlino attività per il Komintern e contemporaneamente collaborò anche con la Frazione di sinistra. La Frazione ne denunciò il “ravvedimento” e ruppe i rapporti con lui nel 1934 al suo rientro in URSS. Nel 1936 Ambrogi contattò l’Ambasciata italiana e, ottenuto il passaporto, si trasferì in Belgio, dove fece l’informatore per conto sia dei sovietici sia del governo fascista; elogiò il fascismo mussoliniano su un giornale belga nel 1940. In seguito all’occupazione tedesca del Belgio venne trasferito in Italia e, nel 1942, sottoposto a un nuovo processo a Padova, nel corso del quale fece riemergere coraggiosamente i propri sentimenti antifascisti. Condannato al confino, deportato in Germania, al suo rientro in Italia (maggio 1945) riprese la sua professione di avvocato. Dal 1957 venne riammesso nel PCI.

Dante Corneli ne tracciò un ritratto spietato.

 

FONTI: D. Corneli, Italiani vittime di Togliatti e dello stalinismo, Massari, 2019

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