BACCALÀ, Vincenzo “Rossetti”

(Lanciano, 1893 – Odessa, 1937), studente

 

Studente d’Ingegneria a Torino, ferito di guerra, aderì al PCdI nel 1921. Si trasferì a Roma dove venne impiegato a «Il Comunista»; sposò Pia Piccioni (Maiolati Spontini, 1897 – Milano, 1995). Arrestato tre volte nel 1925, l’anno successivo con la moglie e la prima figlia riparò in Francia, dove nacquero altre due figlie. Nel 1927 il Tribunale Speciale lo condannò in contumacia a 12 anni in contumacia. Baccalà con la famiglia raggiunse l’URSS nel 1931 (Novorossijsk, Odessa, Mosca); lavorò al Profintern e svolse propaganda tra i marinai. Due anni dopo, in una riunione del Club di Odessa, votò contro la risoluzione proposta: “vogliono fare di Stalin un papa rosso [..] ho votato contro”. Espulso dal partito, tentò senza successo di avere dall’ambasciata il passaporto per emigrare o rientrare in Italia. Arrestato nel 1937, fu accusato di spionaggio a favore dell’ambasciata italiana a Mosca e fucilato.

Pia Piccioni, che venne informata ufficialmente della morte del marito solo nel 1955, ha scritto sulla loro terribile vicenda Compagno silenzio. Ricorda in particolare la bieca figura dello stalinista Livio Amadei (il quale a sua volta, dopo il lavoro sporco fu deportato in Siberia e inghiottito dalle purghe), che aveva cercato di sfrattarla con le tre piccole figlie dalla misera cameretta in cui viveva.

 

 “Difendi tu la mia memoria [..] io sono innocente”

Vincenzo Baccalà a Pia Piccioni, Odessa, 1937

 

FONTI: P. Piccioni, Compagno silenzio. Una vedova italiana del gulag racconta, Leonardo, 1989

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