CORAZZA, Emilio

(Milano, 1900-1922), ferroviere

 

Il 26 marzo 1922, per celebrare il terzo anniversario della fondazione dei fasci, 30mila camicie nere giunte da Lomellina, Genova, Firenze, Alessandria guidate da Mussolini sfilarono indisturbate per le vie del centro di Milano con l’intento di dare un poderoso segnale di forza ed efficienza. Una sorta di prova generale per l’occupazione di Milano”, senza che l’Alleanza del lavoro, composta da USI, CdL, UIL, SFI, avesse ritenuto opportuno promuovere una seria azione di lotta.

Finita la giornata, alle 18, al passaggio a livello di via Canonica (tratto di linea ferroviaria urbano tra il Bivio Simonetta e lo scalo di Porta Sempione, che oggi non esiste più), alle grida dei fascisti della Lomellina, molti dei quali ubriachi, affacciati ai finestrini del treno speciale diretto a Mortara, alcuni ragazzi risposero con gestacci. Fermato il treno, i fascisti assaltarono il vicino Circolo ricreativo dei ferrovieri. Tra pugni e randellate i ferrovieri presenti ebbero la meglio e misero in fuga i fascisti. Arrivarono i rinforzi dal treno e i fascisti sfasciarono tutto.

Uno dei ferrovieri coinvolti nella rissa al Circolo era il 22enne Emilio Corazza, che abitava nei paraggi, in via Cenisio al 54, figlio di Luigi, macchinista, e fratello di un macchinista e di un operaio, tutti organizzati nel sindacato ferrovieri italiani, lo SFI. La sera, uscito da casa, Emilio Corazza, probabilmente pedinato, entrò in un bar in via Poliziano, ma poco dopo vi fecero irruzione una ventina di fascisti. Nacque una rissa furibonda in cui Emilio venne ucciso da un colpo di pistola.

L’Alleanza del lavoro si mobilitò per le le esequie. I lavoratori milanesi, sfidando le facili e spavalde minaccefasciste, confluirono a decine e decine di migliaia al corteo funebre. I comunisti, riunitisi nel piazzale Volta parteciparono ai funerali di Corazza incolonnati a gruppi di circa 15 plotoni di uomini, cercando di contrapporre al fascismo la propria forza militarmente organizzata. Almeno 150 i vessilli, una folla immensa, un corteo lunghissimo accompagnarono la bara.

***

Milano, 30 aprile 1945

In via Poliziano, deserta per il coprifuoco, i fari di un camion militare scortato dai partigiani della “Pasubio” illuminano il portone al civico 15. Un uomo e una donna vengono fatti scendere, messi al muro e fucilati, proprio nel punto dove 33 anni prima era caduto il ferroviere Corazza. I due sono Osvaldo Valenti, nato a Costantinopoli, figlio di un barone siciliano commerciante di tappeti, e Luisa Ferida (che in realtà si chiama Manfrini), attori famosissimi. Valenti, che è anche cocainomane e contrabbandiere di valuta, si è arruolato nella X Mas e frequentava la famigerata Villa Triste, dove la Banda Koch torturava gli oppositori al regime. Lei, amante del Valenti, probabilmente era estranea alle torture.

 

FONTI: «Avanti!»; B. Fortichiari, Memorie

Leave a Reply