DEL MAGRO, Eugenio “Coli Alfredo” “Adolfo Simon Eugenio”

(Viareggio, 1887 – Gulag di Severo-Vostočnyj, 1941), sottocapostazione

 

Figlio di un militare, si arruolò in Marina ventenne. Nel 1919 abbandonò la Marina e venne assunto dalle Ferrovie dello Stato come sottocapostazione a La Spezia. Si iscrisse al PSI diventando responsabile della locale sezione SFI. Qui diresse e organizzò il grande sciopero del gennaio 1920; nove mesi dopo fu alla testa dei ferrovieri spezzini che con un’azione fulminea bloccarono la stazione impedendo il transito dei treni, rivendicando miglioramenti salariali e la retrocessione di grado per i krumiri del gennaio che avevano ottenuto promozioni. Nel gennaio 1921 passò al PCdI. Delegato dai ferrovieri di La Spezia a partecipare al X Congresso dello SFI a Bologna (3-8 luglio 1921), venne nominato nell’Ufficio di Presidenza. La seduta degenerò presto in uno scontro durissimo tra i comunisti da una parte e le restanti componenti (socialisti, anarchici, repubblicani, indipendenti, sindacalisti) dall’altra. I comunisti, guidati da Isidoro Azzario, ligio alle direttive del partito, spingevano per un ingresso dello SFI “a bandiere spiegate” nella CGdL riformista, al fine di fare opera rivoluzionaria dall’interno, e per l’adesione dello SFI all’Internazionale dei Sindacati Rossi; gli anarchici, pur guardando con simpatia all’altra confederazione (USI), replicavano rivendicando l’autonomia dello SFI e dichiarandosi favorevoli alla Federazione dei Trasporti. Sulla linea autonomista conversero tutte le altre correnti, compresi i socialisti, che si pensava invece appoggiassero invece l’ingresso in CGdL. Alla fine dei lavori furono tre gli ordini del giorno, quello socialista per l’autonomia assoluta (74 voti), quello anarchico sindacalista per la “Federazione dei Trasporti” e per l’invio a Mosca di una delegazione (58 voti) e quello comunista (22 voti). L’anarchico Enzo Fantozzi propose i cinque nomi per il Consiglio Generale; per i comunisti propose Del Magro, che però si dichiarò dissidente, ovvero favorevole all’autonomia, violando la disciplina di partito. La mediazione portò Azzario ad affiancare Del Magro. Azzario propose al PCdI di espellere Del Magro e gli altri “autonomisti”, tra cui il frenatore Roberto Barsotti e dichiarò che i comunisti sarebbero usciti dallo SFI per entrare nella CGdL. L’espulsione dei dissidenti durò poco. Organizzatore dello “Sciopero legalitario” nell’agosto 1922, ultimo tentativo di fermare la dilagante violenza fascista, Del Magro venne colpito dalla rappresaglia e licenziato con gli altri dirigenti dello SFI per “scarso rendimento”. Nel settembre 1923, già licenziato e con altra occupazione, ribadì in un articolo su «La Tribuna dei ferrovieri» la necessità dell’autonomia dalla CGdL, visti anche i primi cedimenti possibilisti all’interno della Confederazione verso un dialogo con Mussolini. Ma passò un mese e lo SFI confluì nella CGdL nonostante la strenua opposizione della componente anarchica. Nel 1925 Del Magro venne arrestato per aver partecipato a uno sciopero e incarcerato per due mesi. Nel giugno dello stesso anno emigrò in Francia, dove trovò lavoro prima come operaio edile, poi, a Parigi, in una fabbrica di strumenti musicali e infine, dall’agosto 1926, come ragioniere presso il giornale in lingua italiana «L’Umanità». S’occupò della propaganda tra gli italiani, nel 1927 diventò membro del Comitato Centrale dei comitati proletari antifascisti e, amministratore del giornale comunista italiano pubblicato in Francia «Il lavoratore italiano». Fece parte della commissione esecutiva dei gruppi comunisti in Francia, assieme al segretario Enio Gnudi, Di Vittorio, Francesco Leone, Mario Montagnana, Ottavio Pastore. Espulso dalla Francia nel settembre del 1927 per attività comunista, Del Magro riparò in Belgio, anche qui colpito da decreto d’espulsione. Trascorse un breve periodo in Lussemburgo e ritornò in Francia. Arrestato nel 1931 a Marsiglia, dopo un mese fu liberato per mancanza di prove. Nel 1932 il Partito Comunista Francese decise di inviarlo a Mosca. Stabilitosi a Mosca, lavorò come redattore alla “Inoradio” e per un breve periodo al Profintern. Visse e lavorò anche a Baku come istruttore al Club internazionale dei marinai. Non prese la cittadinanza sovietica. Il 20 marzo 1938 venne colpito da mandato di cattura; arrestato quattro giorni dopo con l’accusa di attività spionistica controrivoluzionaria venne imprigionato nel carcere della Taganka. Nello stesso periodo veniva curiosamente segnalato in Spagna come combattente antifranchista (risulta tra i caduti). Processato e condannato ad 8 anni di lavori forzati, il 15 luglio dello stesso anno fu trasferito nel Gulag di Severo-Vostočnyj (Magadan, Baia di Nagaevo, regione della Kolyma). Il suo nome si aggiunse a quelli degli altri comunisti e anarchici italiani rinchiusi nel Gulag: i Luigi Calligaris, gli Umberto Specchi, i Giuseppe Sensi, gli Arduino Lazzaretti, gli Augusto Bartolozzi, i Riccardo Papa, i Guido Serio, i Sante Silimbani… già morti o destinati presto a soccombere. Del Magro finì in isolamento, a fianco del 32enne napoletano Mario Giletti, fuggito in URSS dopo aver aggredito due fascisti a New York.

Eugenio Del Magro morì a Severo-Vostočnyj il 27 maggio 1941. Alla sua vicenda è dedicato il romanzo di Francesco Belluomini Sul crinale dell’utopia, in cui i due protagonisti erano il nostalgico Fiodor Levskilyj e l’eretico Eugenio del Sarto, accomunati nella morte nel Gulag di Severo-Vostočnyj. “Entrambi, debitori della sorte, derubati in gioventù da demoni non troppo diversi tra loro”. Basato sui forti contrasti tra il paesaggio toscano e quello sovietico, dove si svolgono la vicenda (fantasiosa) di Fiodor e quella (vera) di Eugenio.

 

FONTI: memorialitalia.it; «La Tribuna dei ferrovieri»

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